domenica 28 gennaio 2024

Dalle Nebbie del Passato: il Cannone/Obice da 25 libbre, un Nuovo (?) Implemento di Distruzione Post-Apocalittico

 Era da molto che non presentavo su queste pagine qualcosa di più pesante di un'arma da fuoco ed ho pensato fosse il caso di... rimpinguare l'arsenale con un pezzo di artiglieria (letteralmente) per rallegrare le scorribande dei nostri/vostri personaggi nella Desolazione post-apocalittica.

Questo post è mirato ad ambientazioni tipicamente da Dopobomba, come The Morrow Project™ e Mutant Future™in quanto sarebbe assai difficile giustificare la presenza di codesto implemento di distruzione in altre ambientazioni che non siano prettamente a carattere storico/militare.

Bando alle ciance e cominciamo con un po' di storia: il Cannone Campale da 25 libbre è uno di quei classici intramontabili dell'artiglieria, in quanto, pur evolutosi prima della Seconda Guerra Mondiale, è rimasto in uso in maniera pressoché continuativa - anche se non presso l'esercito britannico/del Commonwealth che l'aveva realizzato - fino quasi alla fine del XX secolo.

Esemplari di questo pezzo, infatti, erano ancora in uso in varie regioni meno sviluppate del mondo - come ad esempio nei conflitti nella regione sudafricana - ancora negli anni '90 del secolo scorso, segno della validità e della solidità del progetto, nato negli anni '20, all'indomani della Grande Guerra, per sopperire alle carenze del parco di artiglieria di Sua Maestà ed ammodernarlo.

Il programma di sviluppo subì negli anni molte battute d'arresto, essenzialmente per problemi di bilancio, oltreché tecnici, ed erano ormai arrivati gli anni '30 prima che venissero finalmente gettate delle solide basi (o sarebbe meglio dire: che si mettessero tutti d'accordo) per la realizzazione di questo sistema ibrido di artiglieria.

Ibrido, sì, perché di fatto il nuovo pezzo di artiglieria avrebbe dovuto sostituire sia il cannone da 18 libbre che l'obice da 4,5 pollici allora in uso e che risalivano, per l'appunto, alla Prima Guerra Mondiale e per questo motivo avrebbe dovuto avere le caratteristiche e dell'obice e del cannone campale: traiettoria tesa ed alta velocità per i tiri diretti - come i cannoni - e possibilità di sparare nel registro alto (leggi: a parabola) - come gli obici - il tutto adoperando un'unica famiglia di munizioni.

Nonostante il calibro tutto sommato modesto (87,6 mm) il nuovo 25 Libbre (così definito dal peso della granata che era chiamato a sparare) anziché una munizione completa - caricata come una singola unità - tipica dei cannoni, adoperava munizioni a carica separata - cioè granata + carica - come quelle degli obici.

Le cariche, per facilitarne l'uso, erano contenute in bossoli realizzati in lamierino di ottone o altra lega similare, ed erano regolabili e suddivise in 3 'zone' più una Super da utilizzarsi per i tiri controcarro o per raggiungere la massima gittata.

Per questo cannone venne sviluppata tutta una famiglia di munizioni ma alla fine della fiera la maggior parte di queste non venne mai sviluppata e/o distribuita in grandi numeri e di fatto le principali tipologie erano essenzialmente tre: una esplosiva/dirompente aerodinamica, una vettore/fumogena ed una perforante; quest'ultima veniva impiegata pressoché esclusivamente utilizzando la carica Super per ottenere una velocità iniziale sufficientemente alta ma le prestazioni, già a metà del conflitto, erano talmente marginali, rispetto ai pezzi anticarro dedicati, che venne accantonata già prima della fine della guerra in Europa.

Tornando a bomba, quando i primi esemplari di pre-produzione divennero disponibili, nel 1937, ci si rese conto che il nuovo cannone/obice era troppo pesante per l'uso nelle batterie di campagna e questo nonostante il nuovo equipaggiamento fosse stato concepito sin dalle origini per il traino meccanizzato.

La soluzione fu di accoppiare la bocca da fuoco ed il sistema di recupero idro-pneumatico all'affusto di un abortito obice da 105mm. Questo era di tipo a cassone, con una coda arcuata e che presentava una caratteristica 'gobba' e per ovviare alle evidenti limitazioni di brandeggio che una tale soluzione comportava, era dotato di una piattaforma rotatoria che veniva abbassata sotto le ruote e sul bordo della quale le ruote dell'affusto si spostavano, fornendo un arco di tiro di 360° semplicemente sollevando e spostando la coda d'affusto.

Il sistema di rinculo/recupero era del tipo a corsa variabile per permettere al pezzo di rinculare anche agli angoli massimi di elevazione, l'otturatore - ad azionamento rapido - era del tipo a scorrimento verticale, la canna era lunga 28.3 calibri (2,35 metri) ed il peso dell'intero equipaggiamento, così rivisto e corretto, era di 1800 kg mentre i limiti di elevazione/brandeggio erano di -5°/+40° e di 8° in azimuth in totale sul pezzo, ovvero di 360° su piattaforma. La coda d'affusto non presentava vomeri in quanto la piattaforma era fornita di denti che la ancoravano al terreno.

Impiegando le granate esplosive/dirompenti in traiettoria curva alla massima elevazione, la gittata arrivava a 12.250 metri, mentre la munizione AP (perforante/solida) poteva penetrare 70mm d'acciaio con angolo di incidenza 0° a 365 metri.

In realtà, il modello di cui parliamo è il cosiddetto Mark II, quello 'definitivo', assemblato ex-novo. Il primo modello - o Mark I - venne infatti ottenuto rialesando le canne dei vecchi 18 libbre al nuovo calibro e installando le bocche da fuoco sull'affusto del MK II, tant'è che la denominazione ufficiale dei 'nuovi' pezzi era Cannone da Campagna 18/25 libbre.

Questo espediente fu dovuto a due fatti: lo scoppio, prima del preventivato, del secondo conflitto mondiale e le perdite - ingentissime - di materiale bellico sul suolo francese a seguito della disfatta di Dunkirk; i nuovi cannoni non erano ancora in produzione quantitativa ed ogni tappabuchi era benvenuto. 

I primi esemplari del 25 libbre definitivo ebbero il battesimo del fuoco in quello che i britannici chiamavano Deserto Occidentale, praticamente nella Campagna d'Africa (o di Libia), dove diedero ottima prova di sé sia come armi d'appoggio che come anticarro nelle sconfinate distese del deserto contro l'Afrika Korp di Erwin Rommel.

Di lì in poi, il 25 libbre vide l'impiego in ogni teatro operativo e l'unica modifica introdotta nel corso della guerra (e anche dopo) riguardò l'adozione di un freno di volata nel 1943, con l'adozione delle cariche Super per i tiri controcarro, che avevano altrimenti effetti deleteri sugli organi elastici dell'affusto e sull'usura delle canne.

il semovente Bishop su scafo Valentine
Il 25 libbre - né più e né meno dell'altro grande classico che abbiamo esaminato eoni fa, il 75 Francese - fu impiegato anche in ruoli diversi da quello di artiglieria a traino meccanico: le forze del Commonwealth adottarono infatti ben due semoventi armati con il 25 libbre, uno su scafo Valentine e noto come Bishop e l'altro - su scafo RAM canadese, noto come Sexton; mentre il primo era poco più che un espediente campale per fornire un supporto di artiglieria integrale alle formazioni motorizzate e corazzate britanniche nel deserto, il secondo ebbe miglior fortuna e grande successo, tanto che rimase in linea presso svariati eserciti - compreso quello inglese - fino agli anni '60!

Come detto all'inizio di questo post, i cannoni/obici da 25 libbre erano ancora in uso alla fine del XX secolo ed in alcuni paesi - specialmente in quelli del Commonwealth - rimasero in uso anche dopo, come cannoni da saluto, cioè per sparare a salve in occasione di celebrazioni, feste nazionali e manifestazioni varie.

Il canadese Sexton su scafo RAM

Molti altri finirono esposti in raccolte museali e/o presso le sedi di unità storiche dell'arma di artiglieria, altri ancora in mano a gruppi ed associazioni di veterani o rievocatori storici.

Ancora oggi ce ne sono in circolazione, nelle mani più disparate, numerosi esemplari perfettamente funzionanti.
È quindi altamente probabile che molti di questi possano essere sopravvissuti anche ad eventi catastrofici come una Terza Guerra Mondiale, per essere poi riesumati - a volte letteralmente - da antichi musei o caserme per essere ricondizionati e riattivati, soprattutto se si riesce a mettere le mani su qualche esemplare di granata (e anche di queste ce ne sono in giro svariate centinaia di esemplari) magari da qualche deposito nascosto visto che - ancora negli anni '90 del XX secolo - queste munizioni erano ancora prodotte e stoccate, ad esempio in Sud Africa, India e Pakistan, tanto per citare tre dei maggiori utenti post-bellici.

È quindi più che possibile che qualche comunità più avviata ovvero qualche signorotto della guerra più intraprendente, magari con l'ausilio di qualche studioso, possa sia mettere le mani su delle reliquie che rimettere in produzione questi antichi - ma pur sempre efficienti - implementi di distruzione ed è proprio in questo contesto che li presentiamo.

Le specifiche tecniche

Le specifiche (reali) di un Cannone Campale da 25 Libbre Mk. II sono le seguenti:

Calibro: 87.6 mm
Peso: 1800 kg (inclusa la piattaforma)
Lunghezza: 7.924 m*
Lunghezza della canna: 2.35 m
Larghezza: 2.12 m*
Altezza: 1.65 m*
Altezza dal suolo: 0.34 m
Elevazione: da -5° a +40°
Brandeggio: 4° a destra e a sinistra (sull'affusto), 360° su piattaforma
Gittata: 12.25 km
Cadenza di tiro: 5 colpi/minuto
Funzionamento: a percussione, con otturatore scorrevole verticale
Sistema di recupero: idropneumatico a corsa variabile da 50 a 90 cm
Complemento: 6 serventi

* indica le misure in fase di trasporto

Il pezzo è provvisto di occhiello di traino e sospensione gommata/pneumatica per il traino a motore, qualunque autocarro a trazione integrale 4x4 è sufficiente.

Originariamente, ogni cannone era fornito completo di avantreno che fungeva anche da cassone per il trasporto delle munizioni pronte all'uso ma non sono stato in grado di trovare le informazioni/dati relativi.

Per quanto concerne le munizioni, queste - come già detto - sono di 3 tipi:

HE (Esplosive/dirompenti) pesanti 11,34 kg, lunghe 351,5 mm e riempite con 825 grammi di TNT;

Fumogene del peso di 9.89 kg per 330 mm di lunghezza, ciascuna con tre (3) latte piene di composto fumogeno, che vengono rilasciate dalla base della granata in volo da una spoletta a tempo che innesca una carica di polvere pirica, con l'effetto di frantumare la base della granata, spingere le latte fumogene fuori dal corpo-bomba ed accendere la miscela fumogena.

Entrambe le munizioni sono lanciate da una carica di lancio di 857 grammi di polvere infume (cordite nelle munizioni originali) suddivisa in tre 'zone'; le granate esplosive possono impiegare anche la cosiddetta carica SUPER, composta da 1253 grammi di polvere infume, con la quale si ottengono le prestazioni massime ed originariamente prodotta per l'uso con le munizioni AP/perforanti.

Le prestazioni, in termini di velocità iniziale/gittata, sono le seguenti:

carica 1: 198 m/s, gittata max. 3566 m
carica 2: 297 m/s, gittata max. 7132 m
carica 3: 442 m/s, gittata max. 10790 m

mentre con la SUPER la velocità è di 518 m/s per una gittata max. di 12250 metri.

Il proiettile AP anticarro/perforante ha invece un peso di 9,2 kg ed una velocità iniziale di 609 m/s, sempre utilizzando la carica SUPER.

...e quelle ludiche

in questo post presenterò solo le conversioni per The Morrow Project e Mutant Future, in quanto sono i sistemi/giochi in cui è più probabile che si possano incontrare questi novelli cannoni.

Tecnicamente ci sarebbe anche Twilight: 2000™ ma sto ancora cercando di raccapezzarmi per trovare un sistema di conversione ad hoc, visto che tutto il materiale disponibile in merito è appannaggio della sola Seconda Edizione. Devo ancora lavorarci un po' su...

1) The Morrow Project

Vista la natura più hard science-fiction di questo gioco, tutti i dati statistici reali sono validi anche per la versione ludica, con le seguenti eccezioni:

Cannone Campale da 25 libbre a Tiro Rapido

Danno: (HE) 1400; (fumogeno) 30*
Raggio di Scoppio: (HE) 20 metri; (fumogeno) 10x40 metri
EF: (AP) 180**
Gittata Eff.: 1000 metri
Gittata Max.: 2500 metri

* durata della nube di fumo in round
** fino alla distanza di 360 metri, -10 EF/100 metri successivi

2) Mutant Future

per quanto riguarda il nostro retroclone preferito, le statistiche di gioco sono le seguenti:

Cannone Campale a Tiro Rapido da 25 Libbre

Tipo: pezzo di artiglieria
Grilletto: Normale
Gittata (Normale/Max): 3300/6600
Danno: 3D10/65" (HE); 30x120" per 12 round (fumogeno); 6D10 (AP)

Tutte le distanze sono espresse in piedi, come per il manuale di base; tradotte in metri sarebbero 1000/2000 metri per la gittata e 20/10x40 metri rispettivamente i raggi di scoppio delle granate dirompenti e di quelle fumogene.

Note dell'autore e considerazioni finali

Come sempre, le specifiche tecniche sono quelle reali così come derivate dai miei sacri testi, nello specifico Artillery of the World di Christopher F. Foss ©Ian Allan Ltd. 1981 per quelle del cannone ed il Jane's Ammunition Handbook 1994 - Ian V. Hogg/Terry J. Gander ©Jane's Information Group 1994 - per le munizioni con alcune annotazioni tecnico-storiche riprese dal volume British & American Artillery of WW2 di Ian V. Hogg ©Arms & Armour Press 1978; le specifiche di gioco sono invece convertite ed adattate dal vero, per quanto possibile, mentre tutte le altre prestazioni sono state estrapolate dal Fire, Fusion & Steel della GDW ed in parte dal GURPS Vehicles Second Edition della Steve Jackson's Games e successivamente convertite.

Ho voluto inserire anche il proiettile AP in quanto è quello tecnicamente più fattibile, specialmente in un contesto artigianale/low-tech, visto che si tratta di un pezzo di acciaio (o altra lega/metallo) solido, mentre le gittate riportate sono quelle esclusivamente per il tiro diretto, con puntamento a vista, la gittata massima reale è infatti quella riportata nella descrizione dell'arma: 10/12 km circa che però sono ottenibili solo ed esclusivamente con il tiro indiretto.

Un'ultima nota di costume. Probabilmente molti di voi conoscono - non fosse altro che per sentito dire - il famoso cannone del Gianicolo, quello che, tutti i giorni, a mezzogiorno, spara un colpo dalle pendici dell'omonimo colle romano, per la gioia di grandi e piccini - soprattutto turisti e curiosi. Ebbene, anche quello è un 25 libbre o meglio: l'affusto è quello di un 25 libbre britannico - eredità della cosiddetta co-belligeranza durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, mentre il pezzo vero e proprio appartiene ad un 105/22 Vz. (modello) 1914 austroungarico di preda bellica.

Spero, come sempre, di avervi fatto cosa gradita, non mi resta che darvi appuntamento al prossimo post.

ENJOY!

 



domenica 21 gennaio 2024

Cosa sta succedendo? Ma soprattutto, lo possono fare?

Queste sono le pregunte che si sono affacciate prepotentemente al mio cervellino, dopo aver constatato l'improvvisa... resurrezione della vecchia, compianta e gloriosa GDW, almeno per quanto riguarda il mercato digitale/online.

Ma andiamo con ordine. 

Circa due settimane fa mi sono fatto partire un embolo ed ho acquistato una copia di riserva, diciamo così, del più classico tra i classici dei giochi post-apocalittici/militari: Twilight: 2000, nella prima - e per me irrinunciabile - edizione, quella del 1984.

In realtà, ero partito con l'idea di ri-acquisire il manuale di base della Seconda Edizione, quella prodotta quando a Miller, Smith & Co. era venuta la fregola di allinearsi alla moda - allora imperante - degli House Systems, cioè un unico set di regole universale da applicare ad ambientazioni e giochi diversi.

Buona come idea ma - purtroppo, alla luce dei fatti e dei sistemi pregressi adottati dalla ditta - decisamente fallimentare, tant'è che, di lì a poco, la GDW chiuse i battenti perché i loro nuovi prodotti evidentemente non tiravano.

Non voglio dilungarmi sul perché o il percome (magari analizzeremo la cosa in un altro post) quel che però è accaduto è che, a dieci, venti anni di distanza da quell'evento, c'è stata una vera e propria riscoperta di questi giochi, così snobbati all'epoca, tant'è che oggi gli originali, quando e se si trovano, comandano dei prezzi che, in confronto, l'antiquariato Louis XIV è economico.

Arriva il 2021 e viene data alle stampe una nuova edizione, da parte di una ditta con base in Svezia, da quel che mi è dato capire, proprio di Twilight: 2000. A differenza dell'immonda ciofeca uscita qualche anno fa e prontamente dimenticata (il famigerato Twilight: 2013), qui si è riscritto il gioco originale adottando l'house system del nuovo produttore ma adattando il background, sulla falsariga di quanto fece la Stellar Games con il suo AfterWars, con un approccio ucronico. 

Gli eventi successivi alla caduta del muro di Berlino non sono mai avvenuti, l'Unione Sovietica non è mai crollata ed alla fine si è arrivati alla fatidica resa dei conti con l'Occidente in quella che passerà alla storia come La Guerra del Crepuscolo - Twilight: 2000 per l'appunto.

Ora, con l'uscita del nuovo, ameno giochino - che conta già un discreto numero di espansioni e supplementi, sia hardcopy che digitali - uno si aspetterebbe un certo... rilassamento dei prezzi da parte dei fin troppi banditi che pascolano sul web e invece...

Invece, da una breve ricognizione sul notorio portale DriveThru, mi sono riapparsi davanti non solo i marchi della GDW ma tutta una serie di nuovi prodotti legati proprio alle franchise storiche del marchio, primo fra tutti, guarda un po', proprio T2K.

Ora è vero che buona parte del materiale è compatibile anche con la prima edizione ma la maggior parte dei supplementi è stata scritta con T2K Second Edition in mente ma tant'è...

Quel che però non si spiega, è come sia possibile che venga pubblicato del materiale ufficiale e per di più con il logo della defunta GDW. Cominciando seriamente a dubitare della mia sanità mentale, ho perciò cercato lumi a riguardo e NO: la GDW tecnicamente è schiattata nel 1996 e NON è stata resuscitata, per quanto è dato sapere.

Ma allora?

Per farla molto breve, alla fine me ne esco col più classico Uovo di Colombo: clicco direttamente sul logo per vedere dove mi porta: alla pagina ufficiale della FFE (Far Future Enterprises) di quella buona pasta (sì, rancida e muffa) di Marc Miller. Ora, sinceramente non so come funzioni il copyright negli States ma a quanto pare il buon - sì, arrosto con le patate - Miller è ancora detentore del marchio che ha cominciato a distribuire, come una specie di patente di idoneità a chiunque voglia proporre nuovo materiale per le classiche franchise oltreché licenziare ai vari Mongoose & compagnia bella, la produzione di nuovi giochi che si richiamano a quegli stessi titoli, come Traveller e Twilight: 2000, per l'appunto.

Dal momento che la GDW era composta, per quanto ne so, da quattro soci in pianta stabile, sinceramente non so quanto questo sia lecito, senza avere il placet degli altri tre ma questo non pare minimamente essere un problema per Miller.

Contenti loro...

A questo punto vi chiederete dov'è che voglio andare a parare ed è presto detto: visto il rinnovato interesse in questo classico e visto che il materiale - sia originale che nuovo, compreso il regolamento di base - è reperibile in formato digitale a prezzi abbastanza abbordabili, stavo pensando di riesumarlo e magari scrivere non solo qualche scenario ma soprattutto un assai necessario adeguamento del sistema di gioco che - pur essendo fluido e piuttosto lineare - presenta dei peccati originali che per me erano incomprensibili all'epoca, figuriamoci oggi.

Come sempre, vi invito a restare sintonizzati su questi canali e vediamo cosa ne verrà fuori nel prossimo futuro.


sabato 20 gennaio 2024

Weapons of Future Past: il SAR-47

 Altro giro, altro regalo nell'ambito delle armi lunghe ex-ordinanze, ricondizionate o prodotte ex-novo, per gli esploratori del futuro o per i guerrieri del dopobomba, poco importa.

In questo caso, esamineremo - a grandissime linee, per carità, che per una disquisizione più approfondita non basterebbero 3 post - l'arma più iconica del XX secolo, la più diffusa, la più prodotta e - a partire dall'Anno Domini 1989 - la più facilmente reperibile in qualunque parte del mondo, legalmente, per uso sportivo o venatorio.

Signore e signori, ecco a voi la versione 'civile' del celeberrimo (o famigerato, fate vobis) Avtomat Kalashnikova obrazet 1947!

Un po' di storia...

Credo che tutti sappiano chi ha progettato il notorio AK-47: Michail Kalashnikov, che per questa - ed altre - imprese si è guadagnato in vita l'appellativo di Eroe della (allora) Unione Sovietica. Quel che forse non tutti sanno è che l'arma che ha rivoluzionato praticamente dalla notte al giorno la tecnologia e la tattica militare di tutto il mondo ha avuto in realtà origine in una modesta officina, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, pardon: della Grande Guerra Patriottica (come la definiscono i russi), dove un giovane ma brillante sergente carrista in convalescenza, con l'aiuto di un macchinista delle ferrovie sovietiche, mise a punto il prototipo di un fucile automatico di forma e concezione nuova e non convenzionale, per sfruttare le potenzialità di una nuova munizione, messa a punto in quel periodo. 

In realtà, il giovane Michail avrebbe voluto realizzare una nuova pistola mitragliatrice ma i suoi superiori, pur apprezzando il disegno, gli dissero chiaramente che non avevano bisogno di un altro moschetto automatico: il PPSh-41 e la PPS-42/43 erano già più che sufficienti alla bisogna. Quello di cui l'URSS aveva bisogno, invece, era di una nuova arma, che avesse una maggiore potenza, una maggiore gittata, una migliore precisione e abbastanza colpi da poter sviluppare un notevole volume di fuoco. Un po', come dire, come le MaschinenKarabiner che l'odiato nemico tedesco aveva cominciato a mettere in linea: un fucile - o meglio, una carabina - dotata di un caricatore di grande capacità, che sparava una cartuccia dello stesso calibro di quella d'ordinanza ma depotenziata, con una gittata praticamente doppia rispetto ai moschetti automatici, capace di essere imbracciata o sparata dal fianco, sia a colpo singolo che a raffica libera e sufficientemente controllabile nel farlo.

Ora, nessuno può affermare che Kalashnikov abbia mai esaminato realmente un esemplare di Mkb-42H/W o della successiva, migliorata e definitiva versione che tutti oggi conoscono come MP-43/44 o StG-44, il primo, vero fucile d'assalto di tipo moderno mai concepito e così battezzato proprio dal Fuhrer tedesco ma dalla sagoma del prototipo non si può certo dire che fosse completamente digiuno riguardo le nuove armi del nemico. 

Fatto sta che, poco dopo la fine della guerra, aveva messo a punto il primo (o secondo?) fucile d'assalto moderno, prodotto in realtà come alternativa o seconda scelta nel caso in cui l'arma prescelta per armare le fanterie sovietiche post-belliche - la paricalibro carabina Simonov SKS - avesse fatto padella. Di lì a poco, fu proprio il sostituto standard a rubare la scena. 

Affidabile, robusta, semplice da usare e da mantenere, praticamente indistruttibile ed in grado di funzionare in climi tanto diversi, dal deserto all'artico, passando per la giungla e la prateria, la creatura di Kalashnikov s'impose presto praticamente ovunque l'URSS avesse il suo vestito interesse. Come il FAL ed il G3 divennero i simboli del (cosiddetto) mondo libero, l'AK-47 divenne il simbolo del blocco orientale e di tutti gli stati satelliti e non solo: divenne anche l'arma di tutti i movimenti di guerriglia e di liberazione in giro per il mondo anche se, ad onor del vero, è stata usata tanto spesso dai nemici dei soviet quanto dalle forze comuniste stesse.

Prodotta su licenza e anche senza praticamente in tutti i paesi dell'area socialista (e non solo), è stata costruita in decine di milioni di esemplari di tutti i modelli, con variazioni minime tra un modello all'altro, per adeguarsi più che altro ai metodi produttivi ed alle preferenze nazionali ma dentro sono sempre e comunque Kalashnikov.

In realtà, quello che tutti conoscono come AK-47 non fu che il primo modello, quello fabbricato originariamente con parti stampate e pressate e realizzato in un numero non grandissimo di esemplari.

Di lì a poco seguì il modello alleggerito, prodotto per lavorazione alla macchina utensile da un blocco d'acciaio forgiato. 

Il modello definitivo, quello più usato/copiato, è invece il successivo AKM (dove la M sta per Modernizirovanniy - Modernizzato) che è simile al precedente ma con molte modifiche di dettaglio, tra cui l'attacco per il calcio più solido e robusto.

In totale, di tutti questi modelli, originali e copie legittime e non, ne sono stati prodotti qualcosa come 80 milioni entro gli anni '90 del XX secolo.

...ed un po' di tecnica


L'AK-47, in tutte le sue forme, è un'arma automatica funzionante a presa di gas con otturatore rotante, l'asta del pistone è solidale col porta-otturatore, la canna è cromata internamente per meglio resistere all'usura ed alla corrosione, il tutto prodotto con meno parti e sofisticazione possibile, cosa che rende l'arma, come già detto, solida, facile da usare, di semplice manutenzione ma soprattutto affidabile in ogni condizione climatica.

Come tutte le armi sovietiche moderne, l'approccio tattico prevede in prima battuta il tiro a raffica, con la modalità a colpo singolo come secondaria. La grande leva presente sul lato destro del castello è la sicura/selettore in tre posizioni: sicura, raffica, colpo singolo.

Questo vuol dire, però, che il fucile, pur sparando bene, non è stato progettato o prodotto per il tiro di precisione. Infatti, nonostante le mire siano tarate fino agli 800/1000 metri (a seconda del modello), la portata utile efficace si aggira sui 300 metri. Entro questa distanza, però, il Kalashnikov da il meglio di sé e dopotutto questa è la distanza d'ingaggio ottimale in combattimento, secondo le moderne dottrine tattiche, sicché...

L'arma è alimentata da caricatori amovibili ad astuccio, della capacità di 30 cartucce, dalla caratteristica forma 'a banana', realizzati in acciaio prima ed in alluminio poi. La cadenza di tiro tipica di un'arma di tipo Kalashnikov è di 600 colpi/minuto, non troppo elevata, mentre la combinazione arma/munizione la rende controllabile durante il tiro a raffica libera.

La munizione impiegata - questa sconosciuta - è l'ormai ubiquitaria M43, realizzata, per l'appunto, in tempo di guerra sulla falsariga della contemporanea 7,92mm Kurz tedesca. Le due cartucce, metodologie costruttive a parte, sono talmente simili da rendere ben poco credibile l'affermazione sovietica che la M43 sia tutta farina del loro sacco.

Nello specifico, si tratta di una cartuccia 'intermedia' così definita perché, pur avendo il calibro nominale delle armi d'ordinanza del tempo, è dimensionalmente a mezza strada tra la cartuccia da fucile a piena carica e quella da pistola. Il proiettile è più leggero (circa 8 grammi) così come la velocità iniziale del proiettile (≥700 metri/secondo) con un'energia alla volata di circa 2000 joules.

Al di fuori dell'ambito prettamente militare - dove nel nostro mondo reale è stata soppiantata dalla 5,45x39mm M74 ad alta velocità di piccolo calibro - la 7,62x39mm M43 è oggi riconosciuta come un'ottima cartuccia da carabina, con applicazioni varie, dalla difesa personale alla pratica venatoria anche se non è mai stata, né probabilmente mai lo sarà, una cartuccia da gara ed è distribuita e prodotta in buona parte del mondo, proprio per essere utilizzata da una delle tante copie 'smilitarizzate' del Kalashnikov ergo in tutta una panoplia di moderne armi da fuoco - civili e non - prodotte anche in Occidente.

Il SAR47

L'arma che oggi ci interessa è appunto la versione smilitarizzata del AK-47, prodotta essenzialmente ex-novo ovvero convertendo in sola modalità semiautomatica i numerosi esemplari dismessi dalle varie forze armate dopo opportuna rettifica e l'introduzione di alcune modifiche per renderne l'aspetto più accattivante e meno utilitaristico (e magari migliorarne anche il rendimento e la precisione, visto che non possono più sparare a raffica).

Com'è accaduto per altre armi della stessa categoria già esaminate, gli AK-47/AKM sono stati visti come un'alternativa viabile, appetibile ed assai più economica rispetto ai modelli occidentali, oltretutto con un'ampia disponibilità sul mercato legale internazionale.

La maggior parte dei modelli convertiti/rettificati proveniva dagli arsenali dei paesi dell'ex Patto di Varsavia, dopo che questi sono entrati a far parte della NATO a partire dalla fine degli anni '90 in poi e che ne avevano a disposizione a centinaia di migliaia (quando non a milioni!) nei loro depositi, sia originali che costruiti su licenza negli anni della Guerra Fredda.

Era perciò ampiamente prevedibile che queste 'carabine' si sarebbero aperte la via anche nel XXI secolo ed oltre, specialmente da parte di quelle organizzazioni commerciali meno affluenti ed in cerca di un solido mercato.

Dai collezionisti ai cacciatori, passando per i survivalisti (e anche parecchi miliziani anti-establishment, diciamocelo) fino ad arrivare ai coloni su nuovi mondi il passo è stato (o sarà) assai breve, proprio per le qualità innate del modello di Michail Kalashnikov: solidità, facilità d'uso e manutenzione, adattabilità ad ogni tipo di ambiente ed affidabilità meccanica.

A tal proposito e come nota di costume, questo fucile può essere tranquillamente prodotto e/o assemblato, ricostruito o modificato anche in officine non particolarmente attrezzate per non dire artigianali. Non per niente, Peshmerga e Pashtun erano famosi per realizzare esemplari di AK-47 rigorosamente a mano e perfettamente funzionanti in officine da fabbro ferraio!

Il SAR-47: le Specifiche


Per quanto concerne le specifiche reali di queste nuove carabine, queste sono:

Calibro: 7,62x39mm
Alimentazione: caricatori prismatici amovibili da 30 cartucce
Funzionamento: semiautomatico, a sottrazione di gas con otturatore girevole
Peso: 3,5 kg (a vuoto)
Lunghezza: 881 mm
Canna: 414 mm con passo di rigatura 1/23.5 cm, 4 solchi ad andamento destrorso
Velocità iniziale: 700 m/s
Energia iniziale: 1938 J
Mire: in ferro, mirino con tacca a U protetto, alzo regolabile a gradini tarato da 200 a 800 metri in incrementi di 100 metri
Portata efficace: 300 metri
Cadenza di tiro: 40 colpi/minuto
Caricatori: in acciaio, del peso di 0.33 kg (vuoti), 0.88 kg (pieni)
Calciatura: fissa, in legno latifoglia lucidato, con impugnatura a pistola e foro per il pollice, paramano nello stesso materiale, carcassa in acciaio stampato e tornito.

...e quelle di gioco

Come sempre, quella che segue è una carrellata di adattamenti per tutti i giochi di ruolo attualmente in uso su questa pagina, partiamo dunque senza indugi da:

The Morrow Project™

Nell'ambientazione post-apocalittica/hard sci-fi di TMP, questa tipologia di armi segue quanto dettato nella parte narrativa più sopra: si tratta di reliquie dell'Ultima Guerra, modelli ricondizionati ed importati dopo la caduta del Muro di Berlino dall'Europa dell'Est e venduti urbi et orbi per uso diportivo, collezionistico o venatorio. Visto quanti ne sono stati prodotti e successivamente distribuiti, dovrebbe essere una vista non dico comune ma certamente non rara presso molte comunità, specialmente quelle più avviate ovvero presso quei gruppi che hanno avuto origine da survivalisti ovvero da miliziani anti-governativi (anche se questi ultimi preferivano in genere di gran lunga il Real McCoy - la versione militare - ovvero gli ubiquitari modelli derivati dal AR15/M16). 

Come abbiamo detto più sopra, potrebbero anche essercene alcuni di nuova fabbricazione, perché se possono farlo i fabbri ferrai delle tribù Pashtun al confine tra Pakistan ed Afghanistan, a maggior ragione potrebbero farlo delle officine anche solo mediamente attrezzate in occidente.

Per quanto riguarda le statistiche di gioco, queste sono:

E-Factor: 14
Gittata efficace: 300 metri
Gittata massima: 2200 metri
Cadenza di Tiro: 40 colpi/minuto

Classic Traveller™/Cepheus Engine™


In CT, il SAR-47 è assimilato ad una carabina, se si usa la versione basica del gioco, altrimenti si usano i modificatori per la carabina per quanto concerne le distanze mentre per le armature adotterà - in virtù della munizione più 'pesante' - si usano i modificatori per il fucile d'assalto.

Come ulteriore modifica/differenziazione, si può applicare opzionalmente un modificatore di +2 per i tiri oltre i 300 metri sulla Distanza Molto Lunga.

In CE si utilizzerà invece la riga 'Arma d'Assalto' sulla tabella delle distanze; anche qui, per i tiri a distanza Molto Lunga/Estrema, si applicherà +1 livello di difficoltà oltre i 300 metri.

In entrambi i sistemi di gioco, il danno inflitto è 3D6.

Per quanto concerne il come e perché un'arma simile possa trovarsi nel lontano (o anche non così lontano) futuro, vale il solito discorso: arma pratica, low-tech, economica = opportunità commerciale per scambi con culture più tecnologicamente arretrate ovvero alternativa ampiamente disponibile e a basso costo per tutte quelle comunità di coloni e/o di esploratori con problemi di budget e la necessità di avere un'arma efficiente ed efficace senza attrarre l'attenzione delle autorità, siano esse governative, corporative o imperiali.

Cyberpunk 2.0.2.0.


SORPRESA! Nell'universo di CP2020 questa tipologia di armi è/sarà ampiamente diffusa, riprendendo quanto si è già detto a proposito di TMP, più sopra.

Nel mondo dominato dalle MegaCorporazioni del (tardo) XXI secolo, infatti, saranno molte le famiglie o gli individui che possiederanno o avranno ereditato questi implementi, specialmente presso quelle comunità di reietti come gli espropriati del Midwest ovvero i survivalisti millenari o altre comunità simili che non hanno altrimenti accesso ai giocattoli hi-tech delle enclave cittadine, così come anche nel futuro vagamente postapocalittico di CP2020 ci saranno sempre aziende che commerciano surplus militare ricondizionato/ricostruito per quanti vogliono un'arma abbordabile, efficace e soprattutto indistruttibile. Il fatto di utilizzare munizioni convenzionali, tra l'altro, può permettere di utilizzare cartucce ricaricate al posto delle più economiche ma usa e getta munizioni senza bossolo o a propellente binario etc. etc.


Mutant Future™/Starships & Spacemen™

Nel lontano futuro post-apocalittico o fantascientifico/Space Opera dei nostri sistemi OSR preferiti, quest'arma segue i dettami esposti più sopra in quanto al perché e al percome potrebbero essere disponibili, con la notevole eccezione che, anche in S&S questi saranno molto probabilmente surplus/residuati dell'epoca turbolenta del XXI secolo, messi a disposizione per un pubblico di appassionati e collezionisti o per quanti vogliano 'diventare nativi' nel senso di rigettare l'alta tecnologia della Confederazione per abbracciare uno stile di vita più... low-tech.

Ovviamente, armi siffatte potrebbero anche essere prodotti di civiltà autoctone che hanno avuto una specie di sviluppo parallelo rispetto alla Terra o più prosaicamente appartenere ai resti di antiche spedizioni perdute della prima fase della Grande Colonizzazione, quando non 'armi commerciali' usate da grandi entità corporative per ingraziarsi quelle popolazioni più primitive in vista di stringere lucrosi accordi commerciali per lo sfruttamento di questa o quella risorsa.

Tutto come al solito, insomma...


 * come sempre, le gittate sono riportate in piedi. Per chi volesse usare le distanze in metri, deve considerare la gittata normale 150 e quella massima 300 metri.

In S&S invece le gittate saranno rispettivamente 300/600/900 piedi, ergo 100/200/300 metri.

Ultime considerazioni e note


Come la stragrande maggioranza degli ordigni considerati in questi post, anche questo ha una solida rispondenza nella realtà. Si tratta infatti del SA-85M prodotto e commercializzato dalla ungherese FEG, ex-arsenale di stato negli anni della dominazione sovietica e poi divenuto ente commerciale dopo la caduta del muro di Berlino. Come ho scritto nelle note storiche e di ambientazione, l'arsenale ungherese ha dismesso letteralmente cataste di AK47 di fabbricazione ungherese, spesso ricondizionandoli ovvero riproducendoli come repliche solo semiautomatiche per il mercato civile. Questi fucili hanno avuto larghissima diffusione in tutto il mondo libero, tanto più che venivano smerciati ad un prezzo di assai allettante, per non dire di assoluto realizzo, rispetto a produzioni commerciali coeve occidentali.

Mi sono imbattuto in questo particolare modello durante la disamina del volume Enciclopedia dei Fucili e delle Carabine di A.E. Hartink, del 1997 e le specifiche riportate sono estratte direttamente da quella fonte, come sempre arrotondate e completate con quelle tratte da altri volumi, in questo caso principalmente dal Future Weapons di Kevin Dockery.

Anche per questa sera abbiamo finito, non mi resta che augurarvi un Felice Massacro ☠☠☠



domenica 14 gennaio 2024

Troppa Pressione fa male...

 Per la serie: C'eravamo tanto amati, dopo lunghissima attesa - ed anche parecchi grattacapi per averlo - ho finalmente messo le mani su Pressure, l'attesissimo (almeno per me) nuova edizione - ampliata, rivista e corretta - di quello che per me è stato il gioco di ruolo rivelazione degli ultimi 5 anni se non di più: Those Dark Places, di cui abbiamo già parlato proprio su questa pagina e per il quale ho scritto qualche tempo fa uno scenario, proprio a dimostrazione della duttilità che un sistema di gioco minimalista ma ben pensato può dimostrare.

Eppure, questo nuovo Pressure sembra il ripensamento brutto e triste di Those Dark Places: trito, ritrito, un'accozzaglia di cliché che in alcuni momenti rasenta l'imbarazzo ma andiamo con ordine.

Quel che c'è di nuovo, in questo nuovo volume della Osprey Games è l'ampliamento e le modifiche del sistema di gioco, con l'introduzione di regole e specifiche per due grandi assenti della versione precedente: i veicoli e soprattutto le astronavi, che finora erano solo dei prop, degli attrezzi di scena e poco più.

Ho apprezzato - anche qui, fino ad un certo punto - le nuove regole ampliate per la creazione del personaggio, che lasciano un po' più di libertà ai giocatori e l'introduzione di Abilità - non certo una novità e forse nemmeno poi così tanto necessarie - che però danno un'idea su come sfruttare al meglio le regole per generare personaggi giocanti e non.

Ho apprezzato l'introduzione delle regole per i veicoli e per le astronavi, molto minimali anche in questo caso, anche se l'impostazione del combattimento tra astronavi (per non parlare dei veicoli) mi ha lasciato perplesso, a dir poco, per non dire che mi hanno fatto storcere la bocca. Insomma, non mi aspettavo Star Fleet Battles o Twilight: 2000 (per gli scontri tra veicoli) ma sinceramente l'immagine di astronavi lunghe centinaia di metri che si scambiano de facto delle sassate, mi lascia un po' - come dire - basito.

Quel che però mi ha davvero disturbato - nel senso che mi ha dato veramente fastidio - è il lungo e convoluto background che nulla aggiunge ma toglie anzi molto, a mio modesto parere. Sì, toglie soprattutto quella che era la caratteristica più accattivante di Those Dark Places: l'atmosfera!

Praticamente ci troviamo di fronte alla versione trita e spuria di Aliens incontra Blade Runner: tutto già fin troppo visto, non c'è uno sprazzo di originalità manco per sbaglio.

Peggio mi sento per quanto concerne i vari trafiletti che vorrebbero, nelle intenzioni dell'autore, far fare la bocca a GM (General Monitor, il master insomma) e giocatori ma che in realtà mi danno sui nervi perché sono solo accenni che non vengono ulteriormente sviluppati.

Hardware, accessori, equipaggiamento? Lasciamo proprio perdere, perché non solo non ci sono aggiunte o modifiche a quanto già proposto ma mancano anche le regole essenziali per aggiungere un po' di ciccia al discorso.

Insomma, se avessi messo le mani direttamente su questo Pressure, probabilmente il mio giudizio sarebbe stato moderatamente positivo ma dal momento che possiedo (ed ho apprezzato moltissimo) il precedente - ed assai più innovativo - Those Dark Places, non posso che dire di essere rimasto deluso in modo cocente, considerato soprattutto quanto tempo l'ho aspettato e quanto mi è costato, sia in termini monetari che di seccature che ho dovuto affrontare per averlo.

domenica 7 gennaio 2024

Weapons of Future Past: i SAR


 Anno nuovo, rubrica vecchia - sì, ma lavata con Perlana - per introdurre una classe di implementi di distruzione, sulla falsariga di quanto già proposto agli esordi di questa categoria di post, per ambientazioni prettamente sci-fi ovvero post-apocalittiche: armi cosiddette ex-ordinanza che, riesumate e riattate, ovvero riprodotte ex-novo come repliche, hanno raggiunto il mercato civile dei collezionisti, dei tiratori e dei survivalisti (parliamo del nostro mondo, quello odierno) ma che, in un futuro prossimo o anche non tanto prossimo, potrebbero tranquillamente essere rimesse in produzione da governi e corporazioni con un forte interesse nell'espansione nello spazio, per dotare coloni e personale di terra di un'arma solida, efficiente, di lunga durata, economica e tecnicamente non troppo sofisticata, da poter utilizzare a scopo di difesa ergo per combattere eventuali forme di vita nocive ovvero per procurarsi carne da mettere in tavola, così com'è storicamente accaduto durante i secoli della scoperta e della colonizzazione sulla Vecchia Terra nelle Americhe ed in Oceania.

Allo stesso modo, questi ordigni possono benissimo fare la loro porca figura anche in ambientazioni post-apocalittiche, come reliquie e/o residuati bellici, in possesso delle comunità o di singoli abitanti della Desolazione, in quanto - come accennato sopra - questa classe di armi ebbe larghissima diffusione, specialmente a partire dall'ultimo quarto del XX secolo, inizialmente come surplus militare ovvero - opportunamente modificate - come armi di nuova produzione per appassionati e survivalisti.

Anche in questo caso, parliamo di due armi risalenti all'epoca della Guerra Fredda, due capisaldi del (cosiddetto) Mondo Libero, diffuse letteralmente urbi et orbi e comunque presso tutti quei paesi ed eserciti che non adottarono armamenti di stampo sovietico: il FAL ed il G3

Facciamo un po' di storia

Come abbiamo già detto, questi due fucili furono - pressoché letteralmente - le armi della Democrazia, in quanto adottate da quasi tutti i paesi della NATO ed esportate in tutti quei paesi che vollero dotarsi di armamenti moderni e che rientravano, per un verso o per l'altro, nell'orbita della summenzionata Alleanza Atlantica ma non desideravano, per vari motivi, acquisire armi di fabbricazione statunitense. 

Questi due fucili nacquero all'indomani dell'adozione della cartuccia d'ordinanza standard nella nato (la 7,62x51mm/.308 Winchester) come partecipanti alla competizione per l'adozione di un'unica arma per tutti i paesi NATO, sulla falsariga di quanto era accaduto nei paesi del Blocco Comunista, che avevano adottato pressoché universalmente l'AK-47 ed i suoi derivati.

Com'è facile intuire, a causa dei vari interessi o delle antipatie nazionali, questo lodevole proposito, in ambito NATO, non si realizzò mai ma le varie armi proposte, con poche eccezioni - tra cui Spagna e Italia - furono adottate pressoché universalmente nei vari paesi dell'Alleanza, parecchi dei quali finirono per acquisire anche delle licenze di fabbricazione, così che, nel giro di un paio di lustri, si diffusero capillarmente in tutti i continenti, ad eccezione dell'Eurasia, aldilà della cosiddetta Cortina di Ferro.

Entrambi i fucili ebbero una storia abbastanza simile: il FAL (Fusil Automatique Leger) della FN (Fabrique Nationale) di Herstal (Belgio) ebbe origine come un prototipo di fucile automatico, disegnato da Dieudonnè Joseph Saive poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e trafugato da questi nel Regno Unito dopo l'invasione del Belgio da parte dei tedeschi. Una volta tornato in patria, Saive riprese in mano il progetto e lo concretizzò nel 1949 nella forma del fucile automatico SAFN, che - realizzato in diversi calibri - ebbe un discreto successo in giro per il mondo. 

In vista dell'adozione di un'arma più moderna e meno convenzionale da parte dei maggiori eserciti del pianeta, Saive - utilizzando il suo Modello 49 - produsse i primi prototipi di quello che sarebbe poi diventato il FAL, dapprima realizzandoli nel calibro intermedio tedesco 7,92mm Kurz e successivamente, per il mercato britannico, in calibro .280 (7mm), in vista della competizione in ambito NATO di cui abbiamo già accennato.

Quando fu chiaro che gli americani si sarebbero comunque imposti anche in questo caso, Saive fu così accorto (o furbo) da avere a portata di mano un prototipo realizzato nel "nuovo" calibro 7,62x51mm che - una volta stabilita come cartuccia d'ordinanza ufficiale dell'Alleanza - mise tutti i paesi della NATO nella necessità di approvvigionarsi quanto prima di un'arma in quel calibro.

Tra i primi ad acquisirla furono proprio i britannici (chissà perché, mi chiedo?😏) che lo adottarono come SLR L1A1 (Self-Loading Rifle), ne acquisirono la licenza di fabbricazione e che finì per divenire l'arma standard di tutti i paesi del Commonwealth, dopodiché molti altri seguirono a ruota.

Il fucile G3 (Gewehr 3) della H&K (Heckler Und Koch) di Oberndorf am Neckar (Repubblica Federale di Germania) deriva invece dal prototipo - trafugato nella Spagna franchista da alcuni ingegneri tedeschi alla fine della guerra - dello SturmGewehr 45, sviluppato poi presso la CETME spagnola e poi riesportato in Germania, dove i diritti di sviluppo e fabbricazione vennero per l'appunto assegnati alla HK per poter fornire alle ricostituite forze armate federali tedesche un'arma di produzione nazionale al posto proprio del FAL, adottato inizialmente.

Il fucile perfezionato venne adottato nel 1959, dopodiché anch'esso fu adottato da molti altri paesi NATO ed extra-europei, molti dei quali acquisirono successivamente la licenza di fabbricazione.

La tecnica


Dal punto di vista tecnico, i due fucili sono esternamente simili ma a parte l'uso di componenti pressate/stampate in acciaio e delle parti accessorie - come calciature, impugnature e paramano - in plastica e/o lega leggera e del calibro comune, i due fucili sono molto differenti nel funzionamento, in quanto il FAL funziona grazie ad un sistema a presa di gas che aziona un otturatore oscillante, soluzione già adottata in passato da armi come il russo Tokarev del tempo di guerra, mentre il G3 adotta il sistema di chiusura a massa ad apertura ritardata a rulli, divenuto fino agli anni '90 il sistema di funzionamento per tutte le armi leggere prodotte dalla casa tedesca.

Entrambe sono armi concepite come fucili a ripetizione automatica, dotate di selettore per poter funzionare come semiautomatici oppure a raffica libera, anche se - nel caso del G3 - i modelli più raffinati successivi potevano adottare anche la modalità di tiro a raffica controllata di 3 colpi sia come opzione aggiuntiva che come modalità sostitutiva alla raffica libera.

A tal proposito, come accaduto anche nel caso del M1/M14 statunitense, molti degli utenti - il Regno Unito ed il Commonwealth in primis - preferivano eliminare tout court la modalità di tiro a raffica, tarando i propri fucili esclusivamente come semiautomatici, questo perché - specialmente nel caso del FAL - l'adozione di una cartuccia a piena carica anziché di una di classe intermedia, com'era per i primi prototipi, rende assai difficoltoso l'uso del fucile in modalità automatica a causa del rinculo e del forte rilevamento, per non parlare del surriscaldamento - molto rapido - della canna quando si spara a raffica. 

Entrambi i fucili, come la maggior parte dei loro coevi e consimili, sempre per lo stesso motivo adottano caricatori prismatici amovibili da 20 colpi, anche se - per le versioni fucile mitragliatore, adottate da alcuni paesi utenti modificando l'arma base con l'adozione di una canna pesante e di un bipiede - erano disponibili caricatori speciali da 30 colpi.

Arrivano i SAR...

Come molto spesso accade nel mondo delle armi militari, arriva un momento in cui anche i modelli più usati diventano obsolescenti per le forze armate che li hanno adottati e dal momento che non si butta via niente - specialmente quando questi fucili sono stati pagati a caro prezzo coi soldi del contribuente - queste armi finiscono come surplus, dapprima venduti all'ingrosso a ditte specializzate per essere ricondizionati e poi messi sul mercato internazionale delle armi per tutti quegli acquirenti istituzionali (e non solo, capeesc'a'mme) che ne fanno richiesta, dopodiché - opportunamente... smilitarizzati - arrivano sul mercato delle Ex-Ordinanze per la gioia di appassionati e collezionisti.

Com'era già accaduto per i prodotti dell'ex-arsenale federale statunitense, anche nel caso dei FAL e dei G3, una volta che le disponibilità degli originali cominciano a scemare, si è passati alla produzione ex-novo su richiesta da parte di grandi aziende di produzione/distribuzione, fabbricati per lo più dai tanti licenziatari che ancora disponevano dei macchinari e degli stampi.

Nel nostro caso, storicamente questi fucili divennero surplus militare negli anni '80 e dopo la caduta del Muro di Berlino ed il crollo del blocco sovietico, divennero liberamente disponibili sul mercato civile. A questo punto, anziché andare a caccia degli originali - spesso già abbastanza vetusti ed usurati - per ricondizionarli, l'ex arsenale di stato - divenuto nel frattempo Springfield Armory™un'entità commerciale - commissionò la fabbricazione di G3 e FAL da parte di alcune aziende europee (principalmente la Grecia) ed extra-europee (Brasile) opportunamente modificati/aggiornati e con nuove calciature sintetiche dal look molto... futuribile.

Questi fucili vennero messi in commercio come SAR (Semi-Automatic Rifle/Fucile SemiAutomatico) seguiti da una sigla numerica. Ovviamente le armi erano prodotte come semiautomatici direttamente dalla fabbrica e non potevano essere modificate per ripristinare la modalità di tiro a raffica, come sarebbe invece possibile con i fucili originali ricondizionati.

I fucili hanno tutte le caratteristiche delle armi originali, solo le calciature e le parti accessorie sono state modificate/modernizzate con l'impiego di materiali polimerici per il resto, a parte l'impossibilità di sparare a raffica, sono esattamente come il Real McCoy.

Inutile dire che, nel nostro mondo reale, non solo questi fucili sono letteralmente spariti in un battibaleno ma quelli che - di tanto in tanto - ricicciano sul mercato privato, raggiungono prezzi di tutto rispetto, nonostante siano usati!

Le specifiche tecniche: il SAR-50

Cominciamo con le caratteristiche e le specifiche del clone rinnovato del FAL: prodotto con calciatura sintetica e cassa in acciaio, tutte le componenti, ad eccezione della canna e dell'otturatore, sono ottenute per stampaggio o fusione; il fucile presenta mirino a lama protetto e alzo scorrevole regolabile, tarato da 200 a 600 metri in incrementi di 100 metri, canna con rigatura a 4 solchi ad andamento destrorso, funzionamento a gas con otturatore oscillante e linguette di chiusura, meccanismo di scatto semiautomatico, selettore a due posizioni - sicura e colpo singolo - caricatore prismatico amovibile della capacità di 20 cartucce.

Specifiche:

Calibro: 7,62x51mm/.308 Winchester
Alimentazione: caricatore prismatico amovibile da 20 colpi
Lunghezza: 1100 mm
Canna: 533 mm
Peso: (vuoto) 4,3 kg
Caricatore: (vuoto) 0,25 kg (pieno) 0,76 kg
Velocità iniziale: 823 m/sec.*
Energia iniziale: 3313 joules*
Cadenza di tiro: 60 colpi/minuto
Gittata Efficace: 600 metri
 
* utilizzando munizioni standard a palla con pallottole da 9,8 grammi. 
 

...e quelle del SAR-3

Per quanto riguarda la versione civile del G3, si tratta di un'arma funzionante a chiusura labile ritardata a rulli, realizzata anch'essa in lamiera d'acciaio pressata e stampata, con calciatura in polimero pressofuso; solo la canna e il meccanismo di otturazione sono lavorati a macchina dal vivo. La canna presenta una rigatura a 4 solchi ad andamento destrorso, mentre le mire sono a tunnel con tacca di mira a U tarata per i 100 metri ed alzo regolabile a tamburo da 200 a 400 metri in incrementi di 100 metri. Il meccanismo di scatto è dotato di selettore a leva a due posizioni: sicura e colpo singolo, funzionamento esclusivamente semiautomatico ed alimentata da caricatori prismatici amovibili della capacità di 20 colpi.

Specifiche:

Calibro: 7,62x51mm/.308 winchester
Alimentazione: caricatore amovibile da 20 colpi
Lunghezza: 1026 mm
Canna: 457 mm
Peso: (vuoto) 4 kg
Caricatore: (vuoto) 0,28 kg (pieno) 0,79 kg
Velocità iniziale: 800 m/sec.*
Energia iniziale: 3130 joules*
Cadenza di tiro: 40 colpi/minuto
Gittata efficace: 400 metri

* utilizzando cartucce standard caricate a palla da 9,8 grammi.
 

Le specifiche di gioco

Veniamo ora alla ciccia di questo post: le conversioni e gli adattamenti in ambito ludico, come sempre annotati e suddivisi in base al sistema di gioco nell'ambito del quale si intende usarli. 

1) The Morrow Project™/G.O.R.E.

Cominciamo con il classico tra i giochi hard/sci-fi post-apocalittici. Va da sé che queste armi - pur non essendo dotazione standard del Progetto, saranno probabilmente ancora ampiamente disponibili, specie presso quei gruppi/comunità più affluenti, a causa della grande diffusione, specialmente sul continente nordamericano, che questi modelli hanno avuto tra i survivalisti ed altri gruppi di tiratori/collezionisti.  

Come sempre, propongo le specifiche sia per TMP classico che per la versione retroclone del Basic RPG così che possano all'occorrenza essere adoperate anche per quanti intendessero usarle per Call of Cthulhu™o altre ambientazioni moderne/contemporanee basate sullo stesso sistema.

TMP

GORE

2) STARSHIPS & SPACEMEN™

Venendo alla fantascienza/space opera classica, questa tipologia di armi, come abbiamo detto altrove, probabilmente potrà essere trovata in possesso di civiltà più tecnologicamente arretrate ovvero nelle mani di quei coloniali che - per ragioni tra le più varie - rigettano l'uso di implementi hi-tech/ad energia, preferendo una tipologia di armi più semplici in termini di manutenzione ed eventualmente riproduzione.

Le specifiche, adattate a quanto riportato nel manuale di base, sono le seguenti:


in conformità col manuale di base, le gittate sono espresse in piedi; per quanti volessero usare il sistema Metrico, vanno lette nel seguente modo: 

SAR-50    200/400/600 metri        SAR-3 100/200/400 metri

3) Classic TRAVELLER™/CEPHEUS ENGINE™

Altro classico semi-hard sci-fi - in quanto le armi da fuoco convenzionali/ad energia cinetica e propellente chimico sono la norma, piuttosto che l'eccezione; sia che si intenda usare l'ambientazione classica Imperiale, piuttosto che una più Near Future, questa tipologia di armi è di casa, specialmente sugli avamposti e sulle colonie ovvero presso quei regimi che permettono la detenzione e l'uso di armi da fuoco, purché prive di specifiche militari.

La tabella da utilizzare, in questo caso, è quella tipica per i fucili, senza alterazioni visto che entrambi i modelli rientrano perfettamente entro i parametri previsti dalle tabelle, con il SAR-50 che addirittura supera la gittata massima prevista per l'intervallo Molto Lunga, mentre il SAR-3 vi rientra quasi perfettamente (400 anziché 500 metri) per cui diverrebbe una complicazione inutile apportare delle modifiche.

Ovviamente il discorso vale per entrambi i sistemi di gioco.

4) Mutant Future™

Per quanto riguarda l'altro nostro gioco post-apocalittico/science-fantasy, valgono tutte quelle idee ed ipotesi fatte per gli altri sistemi: queste armi saranno per lo più reliquie, ancorché low-tech, ovvero potrebbero essere repliche fabbricate ex-novo in officine e laboratori delle comunità più avviate della Desolazione, prendendo a modello quanto a disposizione oppure ciò che è stato riscoperto/dissotterrato dalle rovine della civiltà. Potrebbero anche essere realizzate in fabbriche sopravvissute alla catastrofe, riscoperte e rimesse in funzione, molto probabilmente da una delle potenze che si stanno contendendo il predominio nell'area, come alternative più viabili rispetto alle ben più sofisticate armi ad energia in uso prima e durante la Caduta.



 Come nel caso di S&S le gittate sono espresse ufficialmente in piedi; per quanti desiderino convertirle in valori metrici, esse sono rispettivamente 300/600 metri (SAR-50) e 200/400 metri (SAR-3).

Note e Considerazioni finali

Siamo giunti alla fine di questa nuova carrellata sugli ingredibbuli implementi di distruzione con cui sollazzare i vostri personaggi, sia che siano dalla parte giusta che da quella... della volata, di questi ordigni.

Come sempre l'idea mi è venuta consultando uno dei miei Sacri Testi, nello specifico, un volume, rarità assoluta nel panorama editoriale italico degli ultimi 20-30 anni, edito nel lontanissimo 1997 per i tipi della Edizioni WhiteStar: Enciclopedia dei Fucili e delle Carabine di A.E. Hartink, dove, alla voce Springfield Armory, comparivano questi due fucili: il SAR-4800 (ovvero il FAL della FN) ed il SAR-8 (il G3A3/HK91) proprio come ve li ho proposti in questo articolo: armi di nuova fabbricazione, realizzate da aziende armiere europee e non solo, detentrici all'epoca delle licenze di fabbricazione, modificate negli accessori e nelle calciature, per non incorrere in violazioni palesi del copyright e dall'aspetto assai futuribile per l'epoca.

Come ho scritto più sopra, queste repliche, realizzate per il mercato interno statunitense, sparirono letteralmente dagli scaffali in quanto evidentemente percepite come decisamente migliori rispetto alle ex-ordinanze dello stesso modello rettificate dagli esemplari provenienti dai magazzini delle aziende specializzate in rivendita di surplus militare, che pure erano (e sono tuttora) ampiamente disponibili sul mercato, spesso a prezzi di assoluto realizzo.

Al pari degli M1A, M14 e M1 Garand di cui abbiamo già trattato, erano quindi dei candidati ideali per il discorso sulle vecchie armi smilitarizzate da distribuirsi a quanti ne facciano richiesta in vista di operazioni di colonizzazione/esplorazione o per compagnie militari private che non vogliano incorrere negli strali della giustizia girando con armi mil-spec. 

In ambito post-apocalittico, poi, vista la larga diffusione sia degli esemplari originali ricondizionati che di quelli prodotti come repliche moderne, tendenza che sta prendendo sempre più piede anche ai giorni nostri tra i circoli dei rievocatori storici, dei collezionisti tout court e dei survivalisti, è plausibile ritenere che - al pari di altre armi storiche - possano ritrovarsi in una situazione post-catastrofe.

Un'ultima nota: le denominazioni SAR-50/SAR-3 sono ovviamente farina del sottoscritto; come ho scritto più sopra, i modelli fatti produrre e rivenduti dalla Springfield Armory avevano tutt'altra denominazione. Per le sigle numeriche mi sono ovviamente avvalso della numerazione originale imposta dai fabbricanti: FAL Model 50.00 e ovviamente HK G3 anche se - ad onor del vero - bisognerebbe parlare più di Modell 91 perché in effetti di questo si tratta: della versione solo semiautomatica del G3, fabbricata come HK91 per il mercato civile e per le forze di polizia.

Con queste ultime note vi lascio fino al prossimo post, nel frattempo non mi resta che augurarvi Buona Ecatombe!☠☠☠