Torniamo a disquisire di quella strana idiosincrasia, presente in gran parte dei giochi di ruolo fantascientifici, specie se post-apocalittici, che vede mettere a disposizione dei giocatori, nelle liste di equipaggiamento, tutto e il suo contrario, in particolare per quanto concerne armi ed armamenti.
Come dicevamo, nel mondo reale una tale cornucopia di artiglieria non
è propriamente il massimo della credibilità.
Già
faccio abbastanza fatica a ritenere che – in un gioco di
ambientazione sci-fi
serio
– razze e specie differenti possano avere le stesse, identiche,
tipologie di armi.
Un
approccio del genere dovrebbe basarsi sull'assunto che la curva dello
sviluppo tecnologico di tutte
le
specie intelligenti della galassia sia stata pari, se non identica, a
quella degli umani della Terra... e già così fa abbastanza a
cazzotti con la sospensione dell'incredulità.
Anche
qui, un approccio diciamo più... post-qualcosa
(post-impero,
post-precursori, post-apocalisse e via discorrendo) avrebbe forse più
senso: di fatto le tecnologie adottate da tutte (o quasi) le specie
intelligenti sono basate su qualcosa di preesistente che è stato
riscoperto
mano a mano che la razza riacquistava le sue capacità tecnologiche.
Per
un altro verso, specie se il nostro universo è prepotentemente
umanocentrico, si può assumere che l'umanità, disseminata da una
qualche potentissima entità ignota per tutta la galassia, abbia
avuto un'evoluzione
parallela (più
o meno) nelle scienze e nelle tecnologie sui vari mondi abitati,
magari avanzando di più in un dato settore (fisica, chimica,
medicina...) e meno in un altro (volo spaziale, metallurgia,
armamenti...) rispetto agli altri.
In
questo caso la presenza, nello stesso universo di gioco, di
tecnologie (specie belliche) simili su mondi diversi ha già più
senso; dopotutto, anche sulla cara, vecchia Terra si è assistito in
passato ad eventi simili, per esempio nello scontro culturale (e
tecnologico) tra Occidente cristiano e Oriente mussulmano, dove i
primi erano letteralmente una manica di buzzurri, mentre i barbari
orientali
possedevano già allora una cultura scientifica sofisticata, specie
nella matematica, l'astronomia e la medicina, con tanto di armi
da fuoco (relativamente)
avanzate, oppure nell'incontro (chiamiamolo così per carità di
patria) tra gli imperi mesoamericani, popoli dotati di conoscenze
tecniche, astronomiche e architettoniche senza pari, con i
conquistatori
europei,
che erano (ancora) un branco di buzzurri ma dotati di più avanzate
conoscenze in fatto di metallurgia e soprattutto con un arsenale
avanzatissimo rispetto ai popoli del Nuovo Mondo.
Tornando
alle ambientazioni sci-fi
(o
science fantasy)
post-apocalittiche,
qui la storia si fa, come abbiamo visto, decisamente più complessa,
in quanto l'azione si svolge, di solito, su un solo mondo (in genere
il nostro) dopo un cataclisma di tali proporzioni da provocare la
caduta della civiltà come noi la conosciamo.
A
mio modestissimo parere, occorre in primo luogo stabilire a priori
qual'è il
livello massimo di tecnologia disponibile
prima della
caduta; se – ad esempio – l'umanità aveva già raggiunto le
stelle, tanto per dire, sarà giocoforza immaginare che vi fossero in
essere tutti quei gadget
tecnologici
che fanno tanto fantascienza, come armi ad energia, robot, androidi,
veicoli antigravità e tutto quello che volete.
Per
contro, sarà assai difficile, in questo caso, che si possa trovare
con una qualche abbondanza tutta quella tecnologia obsoleta
come quella che noi conosciamo (e amiamo) oggi nel XXI secolo.
Certo, possiamo postulare che molte delle tecnologie oggi in uso
continueranno ad esistere in forme nuove e più raffinate ma, proprio
per questo, probabilmente saranno le prime a cedere, in caso di
catastrofe, con il crollo delle reti di supporto ed infrastrutturali
che le rendono possibili.
Tanto
per fare un esempio concreto, pensate alle reti GSM e ai cellulari e
smartphone tanto amati oggi: basterebbe una singola pulsazione
elettromagnetica, evento
solitamente
associato all'esplosione in alta atmosfera di una testata
nucleare,
per mettere fuori uso in un istante tutta la rete di
telecomunicazioni e di distribuzione dell'energia e (probabilmente)
friggere il
90% di questi giocattoli; in pratica diventerebbero inutili dalla
sera alla mattina senza una possibilità prevedibile di ripristino in
tempi brevi e/o certi.
Metteteci
poi che – se il trend attuale dovesse trasferirsi anche nel
prossimo (o lontano) futuro – tutti questi... oggetti del desiderio
non sono
costruiti per durare;
il fenomeno della obsolescenza
programmata
è una realtà che – al giorno d'oggi – pervade quasi
tutti i
campi di applicazione, specie per quanto riguarda la società civile
(e commerciale!).
In
una situazione del genere, paradossalmente, a sopravvivere sarebbero
quegli oggetti – magari in mano a maniaci e collezionisti –
costruiti molto
tempo prima,
quando anche gli oggetti di uso comune erano costruiti per durare
nel tempo.
Il
problema, anche in questo caso, sarebbe la loro reperibilità,
visto che comunque non sarebbero più in largo uso se non (ipotesi
abbastanza peregrina) nelle regioni meno
sviluppate o
più arretrate
della Terra, dove vengono magari tutt'ora prodotti da piccole
officine poco più che artigianali per le esigenze dei locali.
Un
esempio pratico? Al confine tra Pakistan ed Afghanistan esistono dei
villaggi dove tutti
gli
artigiani sono armaioli
specializzati
che producono praticamente
a mano
quantità inverosimili del fucile
d'assalto (ex)
sovietico AK47...
sono produzioni come questa che fanno si che ci siano quasi 80
milioni di
AK-47 e derivati in giro per il mondo, dal momento che i dati
ufficiali sulla
produzione di questi (oggi antiquati) fucili sono fermi a soli
(si
fa per dire) quaranta
milioni di
pezzi nel mondo.
È ovvio che un... oggetto come l'AK47 probabilmente andrà in giro
ancora per parecchio tempo, anche perché è uno strumento concepito
e costruito notoriamente per durare, anche in mano di buzzurri e
ottentotti con un minimo di addestramento anche se privi di qualunque
cognizione tecnica.
Tornando
a bomba, dicevo nel mio primo post che in genere occorre
identificare, con una certa sicurezza, il milieu
ovvero il periodo in cui ambientare le nostre avventure nel mondo del
dopo-catastrofe.
Per
convenzione, in genere si identificano quattro
ere
fondamentali in un'ambientazione post-apocalittica che voglia essere
anche solo minimamente credibile.
Da questa suddivisione, discendono tutta una serie di principi, a
cascata, che regolano molti altri aspetti del mondo di gioco.
Di più su questo nel prossimo articolo.
Nessun commento:
Posta un commento