venerdì 5 aprile 2013

Due moschetti per un bazooka... ti sembra uno scambio equo?


Torniamo a disquisire di quella strana idiosincrasia, presente in gran parte dei giochi di ruolo fantascientifici, specie se post-apocalittici, che vede mettere a disposizione dei giocatori, nelle liste di equipaggiamento, tutto e il suo contrario, in particolare per quanto concerne armi ed armamenti.

Come dicevamo, nel mondo reale una tale cornucopia di artiglieria non è propriamente il massimo della credibilità.
Già faccio abbastanza fatica a ritenere che – in un gioco di ambientazione sci-fi serio – razze e specie differenti possano avere le stesse, identiche, tipologie di armi.

Un approccio del genere dovrebbe basarsi sull'assunto che la curva dello sviluppo tecnologico di tutte le specie intelligenti della galassia sia stata pari, se non identica, a quella degli umani della Terra... e già così fa abbastanza a cazzotti con la sospensione dell'incredulità.

Anche qui, un approccio diciamo più... post-qualcosa (post-impero, post-precursori, post-apocalisse e via discorrendo) avrebbe forse più senso: di fatto le tecnologie adottate da tutte (o quasi) le specie intelligenti sono basate su qualcosa di preesistente che è stato riscoperto mano a mano che la razza riacquistava le sue capacità tecnologiche.

Per un altro verso, specie se il nostro universo è prepotentemente umanocentrico, si può assumere che l'umanità, disseminata da una qualche potentissima entità ignota per tutta la galassia, abbia avuto un'evoluzione parallela (più o meno) nelle scienze e nelle tecnologie sui vari mondi abitati, magari avanzando di più in un dato settore (fisica, chimica, medicina...) e meno in un altro (volo spaziale, metallurgia, armamenti...) rispetto agli altri.
In questo caso la presenza, nello stesso universo di gioco, di tecnologie (specie belliche) simili su mondi diversi ha già più senso; dopotutto, anche sulla cara, vecchia Terra si è assistito in passato ad eventi simili, per esempio nello scontro culturale (e tecnologico) tra Occidente cristiano e Oriente mussulmano, dove i primi erano letteralmente una manica di buzzurri, mentre i barbari orientali possedevano già allora una cultura scientifica sofisticata, specie nella matematica, l'astronomia e la medicina, con tanto di armi da fuoco (relativamente) avanzate, oppure nell'incontro (chiamiamolo così per carità di patria) tra gli imperi mesoamericani, popoli dotati di conoscenze tecniche, astronomiche e architettoniche senza pari, con i conquistatori europei, che erano (ancora) un branco di buzzurri ma dotati di più avanzate conoscenze in fatto di metallurgia e soprattutto con un arsenale avanzatissimo rispetto ai popoli del Nuovo Mondo.

Tornando alle ambientazioni sci-fi (o science fantasy) post-apocalittiche, qui la storia si fa, come abbiamo visto, decisamente più complessa, in quanto l'azione si svolge, di solito, su un solo mondo (in genere il nostro) dopo un cataclisma di tali proporzioni da provocare la caduta della civiltà come noi la conosciamo.

A mio modestissimo parere, occorre in primo luogo stabilire a priori qual'è il livello massimo di tecnologia disponibile prima della caduta; se – ad esempio – l'umanità aveva già raggiunto le stelle, tanto per dire, sarà giocoforza immaginare che vi fossero in essere tutti quei gadget tecnologici che fanno tanto fantascienza, come armi ad energia, robot, androidi, veicoli antigravità e tutto quello che volete.

Per contro, sarà assai difficile, in questo caso, che si possa trovare con una qualche abbondanza tutta quella tecnologia obsoleta come quella che noi conosciamo (e amiamo) oggi nel XXI secolo.
Certo, possiamo postulare che molte delle tecnologie oggi in uso continueranno ad esistere in forme nuove e più raffinate ma, proprio per questo, probabilmente saranno le prime a cedere, in caso di catastrofe, con il crollo delle reti di supporto ed infrastrutturali che le rendono possibili.

Tanto per fare un esempio concreto, pensate alle reti GSM e ai cellulari e smartphone tanto amati oggi: basterebbe una singola pulsazione elettromagnetica, evento solitamente associato all'esplosione in alta atmosfera di una testata nucleare, per mettere fuori uso in un istante tutta la rete di telecomunicazioni e di distribuzione dell'energia e (probabilmente) friggere il 90% di questi giocattoli; in pratica diventerebbero inutili dalla sera alla mattina senza una possibilità prevedibile di ripristino in tempi brevi e/o certi.

Metteteci poi che – se il trend attuale dovesse trasferirsi anche nel prossimo (o lontano) futuro – tutti questi... oggetti del desiderio non sono costruiti per durare; il fenomeno della obsolescenza programmata è una realtà che – al giorno d'oggi – pervade quasi tutti i campi di applicazione, specie per quanto riguarda la società civile (e commerciale!).

In una situazione del genere, paradossalmente, a sopravvivere sarebbero quegli oggetti – magari in mano a maniaci e collezionisti – costruiti molto tempo prima, quando anche gli oggetti di uso comune erano costruiti per durare nel tempo.
Il problema, anche in questo caso, sarebbe la loro reperibilità, visto che comunque non sarebbero più in largo uso se non (ipotesi abbastanza peregrina) nelle regioni meno sviluppate o più arretrate della Terra, dove vengono magari tutt'ora prodotti da piccole officine poco più che artigianali per le esigenze dei locali.

Un esempio pratico? Al confine tra Pakistan ed Afghanistan esistono dei villaggi dove tutti gli artigiani sono armaioli specializzati che producono praticamente a mano quantità inverosimili del fucile d'assalto (ex) sovietico AK47... sono produzioni come questa che fanno si che ci siano quasi 80 milioni di AK-47 e derivati in giro per il mondo, dal momento che i dati ufficiali sulla produzione di questi (oggi antiquati) fucili sono fermi a soli (si fa per dire) quaranta milioni di pezzi nel mondo.

È ovvio che un... oggetto come l'AK47 probabilmente andrà in giro ancora per parecchio tempo, anche perché è uno strumento concepito e costruito notoriamente per durare, anche in mano di buzzurri e ottentotti con un minimo di addestramento anche se privi di qualunque cognizione tecnica.

Tornando a bomba, dicevo nel mio primo post che in genere occorre identificare, con una certa sicurezza, il milieu ovvero il periodo in cui ambientare le nostre avventure nel mondo del dopo-catastrofe.
Per convenzione, in genere si identificano quattro ere fondamentali in un'ambientazione post-apocalittica che voglia essere anche solo minimamente credibile.
Da questa suddivisione, discendono tutta una serie di principi, a cascata, che regolano molti altri aspetti del mondo di gioco.

Di più su questo nel prossimo articolo.

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