L'occidente languiva ancora in preda ai
postumi della più devastante crisi economica (derivata dalla crisi
finanziaria artatamente provocata da bancari deficienti e speculatori
senza scrupoli) di tutti i tempi, le tigri asiatiche e
gli (ex) paesi emergenti del continente sudamericano imperversavano –
rovinando intere economie nazionali con i loro prodotti a basso costo
prodotti da legioni di operai sottopagati – in una guerra
commerciale senza precedenti per occupare il vuoto di potere dopo il
crollo dei regimi capitalisti dei paesi del primo mondo ed
accaparrarsi i mercati globali.
Intanto,
tutto il mondo islamico – passata la buriana della
cosiddetta primavera araba –
era in fermento, sobillato da ideologie pan-islamiste e fomentato da
agitatori tratti dai peggiori integralisti islamici.
Quando
alla fine il più vocale degli stati canaglia, l'Iran, si dotò per
davvero dell'arma atomica,
il mondo occidentale si decise finalmente ad agire con una decisa
azione di polizia sotto l'egida dell'ONU, azione che si tradusse
nell'ennesimo stillicidio durato quasi 10
anni, durante
il quale i vari paesi coinvolti nel conflitto finirono per
dissanguarsi dal punto di vista economico e militare, in particolar
modo gli Stati Uniti.
Troppo
tardi gli americani si accorsero di esser stati presi bellamente per
il culo dai loro fedeli
alleati arabi
in medio oriente; mentre gli... eroi a stelle e strisce si facevano
scannare da terroristi, guerriglieri e fondamentalisti di tutto il
mondo lontano casa, Pakistan, Arabia Saudita ed Emirati Arabi vari si
facevano i beati cazzi loro, foraggiando guerriglieri e terroristi
islamici e fomentando l'odio contro l'occidente e dando rifugio ai
peggiori elementi del fondamentalismo islamico più estremista e
guerrafondaio, finché, in una mossa a sorpresa, gli arabi non
dichiararono la nascita del Grande Califfato
Islamico
invitando i musulmani di tutto il mondo ad unirsi nella Jihad
contro
gli infedeli.
I
primi ad insorgere come un sol uomo al grido di quei grandi classici
del repertorio maomettano come Allah
è Grande! e
La spada è la
chiave del paradiso furono
proprio tutti quei paesi del nord Africa e del vicino oriente che
erano stati un tempo i protagonisti del cosiddetto rinascimento
islamico.
Per
prima cosa, si lanciarono con rinnovato vigore contro Israele che
questa volta, messo veramente alle strette e senza più l'appoggio
degli Stati Uniti – ormai col culo a terra e alle prese con una
nuova guerra di
secessione
da parte delle milizie
fondamentaliste cristiane contro
il governo federale e con la resuscitata rivoluzione
messicana,
intenzionata, nel nome di Santa
Ana assurto
ora a simbolo della riscossa nazionale, a riannettersi il Texas, la
California, l'Arizona e il New Mexico nonché con una recrudescenza
del terrorismo domestico, islamico e non – ricorsero all'opzione
nucleare (tanto
perché avevano sempre giurato e spergiurato di non
possedere
armi atomiche) – nuclearizzando Il Cairo, Amman, Beirut, Damasco,
Baghdad e – giusto per andare sul sicuro e togliersi lo sfizio –
Gaza, Ramallah, Gerico, Nablus e Hebron (e risolvendo così una volta
per tutte la questione
palestinese),
venendo a sua volta spianata dai missili
nucleari sauditi
(acquistati a suo tempo - e sottobanco - dalla (ex) Unione
Sovietica), e pachistani – che nel frattempo erano corsi di gran
carriera ad annettersi tutto l'Afghanistan e buona parte delle
repubbliche islamiche (ex sovietiche) contigue e dichiarando la
nascita della Grande
Repubblica Islamica,
con grave scorno dei russi che seguendo la dottrina
Putin
non avevano ancora rinunciato a rimettere in piedi il Grande
Impero Sovietico.
In
Europa intanto, la situazione non era delle più rosee: la prima
mossa intrapresa dagli stati appartenenti al Grande Califfato fu di
chiudere il rubinetto del gas verso i paesi degli infedeli, mentre
all'interno delle varie nazioni europee le minoranze islamiche,
divenute nel corso dei decenni sempre più numerose e prepotenti,
grazie anche alle politiche lassiste e tolleranti nei loro confronti,
cominciavano a fare casino reclamando (ulteriori) diritti e
l'adozione della shari'a
al
posto delle leggi in uso nei vari stati, con la scusa di voler
combattere l'immoralità diffusa e la corruzione degli imbelli
governi cristiani.
Questo
nell'ignoranza più assoluta riguardo il fatto che gli stati
occidentali sono (quasi) tutti delle repubbliche
democratiche costituzionali e
assolutamente laici
e
non stati teocratici,
con un'unica, doverosa eccezione – l'Italia – dove la politica,
anche quando più dichiaratamente liberista e/o socialista era ancora
invece smaccatamente pedissequa dei dictat del Vaticano.
In
conseguenza di questo giro di vite (che se non si fosse ancora
capito, era stato orchestrato ad arte dagli elementi filo-islamici
foraggiati dal Grande Califfato), tutte le popolazioni del Magreb
(con le notevoli eccezioni dei mediorientali e dei palestinesi,
ancora alla ricerca di una soluzione al problema di essere diventati
tutti di punto in bianco fosforescenti)
insorsero come un sol uomo, invadendo (come se non l'avessero già
fatto nei
50 anni precedenti) l'Europa meridionale, con l'appoggio delle quinte
colonne già
presenti sul territorio di Spagna e Francia.
I
turchi, nel frattempo, presi decisamente alla sprovvista dal rapido
avvicendarsi degli eventi, finirono per spaccarsi al loro interno tra
le fazioni islamiche estremiste e le fazioni laiche ed europeiste,
fino a che l'esercito non decise di dire la sua e prendere a
bastonate gli uni e gli altri, sancendo la legge
marziale
e l'instaurazione di fatto di una junta
militare.
In
tutto questo marasma, c'è sempre chi decide di non farsi i cazzi
suoi e questi furono i greci;
prendendo la palla al balzo, decisero di regolare finalmente i conti
con gli odiati turchi ed intrapresero, sotto la spinta del nuovo
governo a guida neonazista
(eh,
si, il rincoglionimento generale della popolazione aveva fatto si che
i dementi di Alba Dorata invece di scomparire prendessero sempre più
piede), una campagna di conquista militare di Cipro e delle altre
isole dell'Egeo, allargandosi ad occidente verso i Balcani e le (ex)
repubbliche jugoslave e mettendo in atto una vera e propria pulizia
etnica dei
territori occupati con la deportazione coatta di tutti i musulmani (e
dei non ortodossi) dal paese.
Questo
a sua volta scosse all'azione il neo-insediato governo militare di
Ankara che – spostata nuovamente la capitale ad Istambul – decise
di seguire le orme del grande conquistatore ottomano Mehmeth II e
dichiarata la fondazione del Nuovo
Impero Ottomano passò
ad aggredire militarmente i paesi dell'Europa centrale e meridionale
(Grecia in primis
e
poi Bulgaria, Romania, Ungheria) spingendosi fino alle repubbliche
Ceca e Slovacca e alla Polonia, Ucraina e Bielorussia a est e fino ai
Balcani e alla Dalmazia a ovest.
Nel
frattempo, in Italia, il governissimo di destra-centro-sinistra
– già alle prese con le recrudescenze secessioniste del nord,
cominciate già all'indomani della dichiarazione di indipendenza dei
vari stati americani – si destreggiava all'insegna del
cerchiobottismo più becero di andreottiana memoria, dando così la
stura ad ogni istanza minoritaria, specie di quelle più scassapalle,
faziose, intransigenti e antidemocratiche (quelle che, per
intenderci, non hanno ancora capito che democrazia non vuol dire
“faccio il cazzo che mi pare” ma “comanda la maggioranza”).
Questa tattica temporeggiatrice avrebbe dovuto garantire la sicurezza
dei patri confini e invece divenne un invito a nozze per le orde
islamiche provenienti da est e da sud, come sempre foraggiate e
fomentate dal Grande Califfato.
Sorprendentemente,
però, la reazione del popolo italico contraddisse platealmente
quella del governo: ovunque sul territorio nazionale si levarono le
milizie popolari, nei cui quadri, paradossalmente, militavano in gran
numero proprio quegli immigrati di religione islamica di seconda e
terza generazione, che non
avevano
alcuna intenzione
di ritrovarsi in un paese musulmano sotto l'egida della shari'a.
A questo punto, gli alti comandi arabi presero una fatale decisione,
che avrebbe influito sull'esito del conflitto nel Belpaese prima e in
tutta Europa poi.
Credendo
veramente che
in Italia comandassero i preti (nella loro ottusa mentalità
teocratica, la leadership del Califfato non aveva capito che solo
i politicanti
leccavano il culo ai maggiorenti della Chiesa cattolica per ottenerne
i favori...) e che l'Europa fosse davvero cristiana, anziché dirigere l'attacco contro i centri nevralgici
dell'apparato militare, lanciarono un attacco
nucleare contro
la Città del
Vaticano,
nella profonda convinzione che un'azione del genere avrebbe demolito
il morale e la capacità di resistenza degli infedeli imbelli.
Il
Vaticano venne spianato da un ordigno da 100
kt,
esploso proprio su San Pietro, decapitando di fatto le alte gerarchie
della Chiesa Cattolica Romana, manco a farlo apposta impegnate in un
sinodo in Vaticano per discutere la preoccupante situazione
internazionale.
Al
proditorio bombardamento atomico su Roma tutto il mondo occidentale in effetti reagì: in Gran Bretagna il re fece i bagagli in fretta e furia, nel timore che gli islamici volessero fare il bis anche con la chiesa anglicana; i luterani con una scrollata di spalle pensarono che era un segno mandato dal padreterno ai papisti per la loro ottusità riguardo il sacerdozio femminile e l'omofobia, mentre all'est - alla faccia dell'ecumenismo - patriarchi e pope fecero la hola.
Intanto, in terra italica, il progetto d'invasione - teso a dare il colpo di grazia alla resistenza degli infedeli - proseguì con il lancio sulla Capitale delle divisioni aviotrasportate d'élite Saladino e Maometto
che al grido di Allah
Akbar si
paracadutarono su Roma, immaginando di trovare la città in preda al
panico ed ogni resistenza organizzata tacitata.
Contrariamente alle aspettative, l'attacco sulle istituzioni vaticane
aveva colpito la sola classe politica italiota, rimasta letteralmente
basita ed incapace della benché minima capacità di reazione ma non
il resto del popolo italiano che anzi, com'è (purtroppo) assai
tipico delle nostre latitudini, aveva accolto la notizia del
bombardamento di Roma e la distruzione del Vaticano nei modi più
diversi e partigiani possibili.
I paracadutisti islamici, esterrefatti, vennero aggrediti con ogni
mezzo possibile ed immaginabile dalla popolazione residente.
Tutti
gli apparati di difesa militari della città (con la sola eccezione
del presidio e del distretto militare di Roma, che erano adiacenti
all'area nuclearizzata) erano infatti rimasti praticamente intatti
mentre
i cittadini romani, incazzati come picchi, avevano preso le armi –
comprese asce, faci e forconi – sottraendole in buona parte alle
imbelli forze dell'ordine e alle forze armate (oramai più una
parodia di mercenari che un vero e proprio esercito nazionale
stanziale) per vendicare l'ingiuria contro la urbs
æterna.
In
un replay in salsa romana della battaglia della Marna,
furono
utilizzati tutti i mezzi disponibili, compresi gli autobus dell'ATAC
(ma non i taxi, dal momento che i famigerati tassinari romani colsero
al volo l'occasione per l'ennesima rivendicazione contro il
Campidoglio) per convogliare le milizie cittadine contro gli
invasori.
Non
solo, ma in una riedizione in salsa radical-chic
italiota
della famosa guerra
delle Toyota nel
Chad del XX secolo, vennero lanciati nella mischia in gran numero i
famigerati SUV che ormai da un paio di decenni scorrazzavano
impunemente per le vie della capitale, mandando ovviamente in bestia
tutti gli automobilisti ed i pedoni non avvezzi alla SUVerbia dei
loro proprietari.
Nell'intento di vendicare il loro orgoglio ferito dal prezzo sempre
più esorbitante dei carburanti, dovuto in buona parte alle
speculazioni delle compagnie petrolifere con la scusa dell'embargo
petrolifero islamico, i proprietari di questi costosissimi ed
ingombrati bidoni semoventi, si scagliarono come iene contro gli
invasori, ungendo letteralmente le ruote con i loro cadaveri ed
attirando su di sé, a causa della brutalità degli attacchi, il
grosso del fuoco nemico, che fu così divertito dalle unità
combattenti del popolo.
Il risultato fu che – per una volta tanto – i SUVvisti si resero
utili e grazie al loro generoso (anche se interessato) sacrificio il
traffico di Roma finalmente poté tirare il fiato dopo decenni di
tirannia da parte degli odiosi mammut su ruote.
La
resistenza romana ebbe un effetto prodigioso su tutti i paesi
occidentali impegnati nel conflitto per stallare l'invasione
islamica; in Germania qualcuno ritirò fuori dal cassetto una certa
direttiva di un tal cancelliere al potere negli anni '30 del XX
secolo per fare finalmente piazza pulita di tutti i subum... ahem!...
gli immigrati dal
sud e dall'est del mondo (specie quelli di religione musulmana)
accomodandoli in appositi ghet... ahem!... acquartieramenti,
sotto il controllo delle forze armate e ivi messi al lavoro per
incrementare la produzione bellica a servizio e beneficio della razza
padr... ahem!... del
popolo e dello stato
germanico.
Dal
canto loro, gli Stati (dis)Uniti d'America, ormai vieppiù irritati
da tutte le rogne che gli erano piovute addosso, in un momento di
rara presa di coscienza politica, decisero di fare la cosa giusta
(sempre secondo il loro criterio ignorante) lanciando un devastante
attacco nucleare
contro tutti i nemici, interni ed esterni, nessuno escluso.
Fu
così che una pioggia di testate nucleari si abbatté su tutti i
paesi arabi, sui messicani e – perché no? - sui vari stati
separatisti (utilizzando però testate
a neutroni per
eliminare dissidenti e rompicoglioni ma non i beni immobili e
materiali) e – tanto per non farsi mancare niente – sui
nordcoreani, anche se, ad onor del vero, era ormai un po' che non si
facevano più sentire, da quando cioè la Cina aveva preso per la
collottola i suoi riottosi alleati rimettendoli al loro posto dopo la
crisi (pseudo)atomica del 2013.
Per
non essere da meno, i russi bombardarono con armi nucleari la Grande
Repubblica Islamica, che intanto approfittando della confusione si
era annessa Iran, Iraq, Kazakistan, Beluchistan e tutte quelle
accidenti di repubbliche (ex sovietiche) che finiscono in -stan,
facendo nel contempo un grosso favore agli indiani che così
pensarono bene di passare alle vie di fatto per stabilire a chi
dovesse andarsi il controllo dei futuri mercati globali dell'era
post-bellica, andandosi così a scrociare con la Cina e con il
Brasile, i quali, per nulla impressionati dall'incredibile (nel senso
di non credibile)
potenziale nucleare indiano sfoggiato contro i rispettivi territori,
risposero per le rime spianando il Kashmir e l'Hindukush a suono di
bombe atomiche di grosso megatonnellaggio, con buona pace di tutti
gli amanti dei maglioni di lana del globo terracqueo.
Dulcis
in fundo,
una gragnuola di testate nucleari tattiche (tutta roba di
fabbricazione americana dimenticate nelle varie basi NATO sparse per
il continente nonché una buona parte di recente produzione
anglo-franco-tedesca) piovve di punto in bianco sul rinato Impero
Ottomano
ponendo fine alle sue mire di espansione nell'Europa
centro-meridionale.
A
questo punto la frittata era fatta e nemmeno il continente più
isolato del mondo sfuggì alle conseguenze del disastro globale,
quando tutti gli
stati impoveriti e sovrappopolati dell'estremo oriente e del
subcontinente indiano, per sfuggire al delirio nucleare
indo-sino-brasileiro, migrarono in massa verso Australia, Nuova
Zelanda e Papua/Nuova Guinea, solo per venire respinti con le armi
dalle popolazioni anglofone e xenofobe di quelle terre.
Le
cose andarono avanti così ancora per parecchi anni, principalmente
perché il tanto temuto e risolutivo armageddon
nucleare non
ebbe mai luogo, a causa dei numerosi, reiterati trattati sul disarmo
nucleare i quali – lungi dal risolvere il problema – avevano
comunque portato ad una cospicua riduzione del numero (e del
megatonnellaggio) degli arsenali delle due (ex) superpotenze, sicché
ci si dovette accontentare per regolare i conti – specie tra i
paesi più poveri e meno avanzati tecnologicamente che però non
vollero mancare all'occasione di regolare un po' di conti con nemici
e rivali, vecchi e nuovi – di armi chimiche
e
biologiche
prodotte in laboratori clandestini alla faccia dei tanto declamati
trattati internazionali dell'ONU sulla messa al bando delle armi
di distruzione di massa,
firmati da tutti (o
quasi) i belligeranti in tempi non sospetti.
Quando
finalmente la polvere (o meglio, il fallout)
delle esplosioni atomiche si posò, le nubi di gas velenosi si
dissiparono e le epidemie e le pestilenze (naturali e
artificiali)
ebbero fatto il loro corso, la Terra si ritrovò ad essere un posto
forse un po' meno popolato e con qualche problemino ambientale per il
prossimo paio di secoli (diciamo pure millenni, specie in medio
oriente e nella penisola arabica) ma decisamente più tranquillo.
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