La notte del “Burattinaio”
Prima o poi il gruppo, alle calcagna della loro preda, riguadagna l’uscita dalla Biblioteca Perduta – che come abbiamo visto, poi tanto perduta non era – ritrovandosi a giocare a rimpiattino tra le sale ed i corridoi del palazzo del Podestà fino a raggiungere la grande sala del banchetto, stranamente assai silenziosa!
Il perché è presto detto: tutti i commensali, ad eccezione dei personaggi, di Seelena e degli Zangid, sono in piedi, immobili, come in trance, schierati attorno ad una figura… aliena, di nome e di fatto, che sorride beffarda stando comodamente sbracata sullo scranno del podestà di Kazkur’itur.
All’arrivo dei personaggi, una voce risuona direttamente nelle loro menti: è quella dell’alieno – un telepate di grande potenza a quanto pare – che intima ai nostri di consegnare loro Rawaat e il manoscritto, se non vogliono farsi troppo male.
A sottolineare queste ultime parole, la massa dei nativi si muove come un sol uomo circondando il gruppo; gli Zangid per parte loro, sono già circondati e armi in pugno sono ad un passo dall’aprire il fuoco sui presenti.
Nota per lo Star Master: nel caso ci fosse qualche Gung-Ho tra i personaggi, ricordate loro che non solo sono ospiti degli Hellsyani ma tra di essi ci sono anche amici ed alleati e sarebbe assai difficile spiegare l’eventuale carneficina alle autorità locali e della Flotta Stellare. Tra l’altro, è evidente che i nativi si trovano sotto il controllo mentale dell’alieno e non sono responsabili delle loro azioni.
«Il mio nome? Inutile che ve lo dica, le vostre menti primitive non sarebbero nemmeno in grado di afferrarlo, figuriamoci pronunciarlo.
Voi potete chiamarmi Magister perché è questo che sono per creature come voi: un maestro… e un Signore.
E voi OBBEDIRETE al vostro Magister senza discutere!»
se non interviene qualche personaggio con un’idea brillante, lo stallo verrà infranto dalla stessa Rawaat, che afferrato il Manoscritto di Al-Ahmary, lo scaglia con forza verso il Magister. Nonostante i suoi poteri telepatici, l’alieno viene colto di sorpresa e per un istante allenta la presa sulle menti dei suoi ostaggi; è sufficiente perché Drasij reagisca, menando un fendente della sua spada sulla creatura.
Atterrito da questa reazione, il Magister scarica un colpo di forza mentale sul capo dei nomadi, dimenticando completamente di trovarsi circondato da avversari armati. A questo punto, se non reagiscono prontamente i Confederati, lo faranno gli Zangid.
Purtroppo le difese dell’alieno – che è costantemente in contatto con la sua astronave in orbita – impediranno che i colpi delle pistole a raggi possano raggiungerlo ma a quanto pare, nulla possono contro un’aggressione ravvicinata a mano armata.
Avendo perso i suoi scudi umani – nel frattempo crollati a terra come tanti burattini disarticolati – all’alieno non resta che una frettolosa ritirata, teletrasportandosi fuori dal palazzo.
All’inseguimento di Seelena
Com’è facilmente comprensibile, dopo la disavventura notturna c’è parecchio sconcerto tra le genti di Kazkur’itur: c’è chi parla apertamente di allontanare gli stranieri, chi afferma – sottovoce – che Il Nemico è tornato e che l’apocalisse sia imminente, insomma, un bel guazzabuglio.C’è poi il fatto che Seelena Rawaat, gentile ospite della bella gente di Kazkur’itur si è rivelata come un’avventuriera senza scrupoli, venuta a carpire le antiche conoscenze del popolo di Hellsyum, per non parlare dei Nomadi di Gujarvaath, ritenuti responsabili in primis di questa incresciosa situazione, per aver permesso alla Rawaat di impadronirsi del Sigillo di Rokshat e del Manoscritto di Al-Ahmary che per giunta adesso è in mano ad un’altra, potente entità aliena!
Ce n’è abbastanza da far girare la testa anche al più posato, per cui il podestà ordina che tutti gli stranieri vengano trattenuti in attesa che il Consiglio di Kazkur’itur decida quali iniziative prendere nei loro confronti.
L’impasse viene risolta quella sera stessa, quando le guardie della municipalità di Kazkur’itur vengono a prelevare gli stranieri per un’udienza col Gran Consiglio.
A quanto pare, Seelena – sempre piena di risorse – ha fatto becca la sorveglianza – in realtà piuttosto lassa – e se l’è filata all’inglese assieme a Drasij, col quale sembra abbia stretto un patto.
Tutte le indicazioni puntano verso il deserto di vetro della Zona Proibita, segno che la caccia al tesoro continua!
Nel caso in cui qualcuno dovesse chiedersi – e chiedere – come sia possibile che Seelena possa ancora essere sulle tracce del fantomatico tesoro di Al-Ahmary, dal momento che gli unici indizi utili si trovavano nel Manoscritto ora in mano al Magister, la risposta è incredibilmente semplice: Rawaat ha sì “consegnato” il prezioso documento all’alieno ma… spurgato di un codice, custodito al suo interno, con le indicazioni sul luogo in cui è custodito.
Se ne sono resi conto quando hanno ritrovato nella sua stanza il codice stesso. Evidentemente l’archeologa avventuriera l’ha esaminato, riprodotto in qualche maniera ed ora lo sta usando come guida grazie all’aiuto dell’altro fuggitivo, che è in grado – a quanto pare – di comprendere la lingua degli Antichi (alla faccia della canaglia nomade, insomma!).
Di fatto il Magister non ha per le mani che una antica e preziosa raccolta di miti e leggende ma nulla di concreto con cui trovare il “tesoro” di Al-Ahmary.
Il Consigliere del podestà a questo punto sottolinea le sue preoccupazioni perché nessuno sa oggi in cosa consista questo favoleggiato tesoro ma è certo che non è quello che tutti si aspettano ma probabilmente qualcosa di estremamente pericoloso legato al remoto passato mitologico di Hellsyum e che se è stato… dimenticato evidentemente una ragione c’è.
Il Consiglio intero a questo punto chiede ufficialmente agli uomini della Confederazione di eseguire il loro mandato per la cattura di Seelena Rawaat, prima che metta le mani su qualunque cosa sia quel che sta cercando.
A questo punto, il vero problema è come seguire la coppia in fuga perché – abbastanza ovviamente – nessuno dei nostri sa in che direzione si siano diretti né ha idea del dove. Non è inoltre possibile utilizzare i potenti mezzi della CSS Maynard – tuttora in orbita attorno al pianeta – perché (ricordate?) i sensori subiscono fortissime interferenze dalla Zona Proibita, figuriamoci se possono agganciare le coordinate per il teletrasporto!
È qui che si fanno avanti – ancora una volta – Arij e Surij, che sono stati lasciati bellamente indietro dal loro capo; hanno un’idea abbastanza precisa di dove andare ma soprattutto sono in grado di seguire le tracce che il loro capo avrà lasciato loro.
Se qualcuno dovesse obiettare che dei Nomadi di Gujarvaath non ci si può fidare, una appassionata Arij dichiarerà:
«Se c’è una cosa che nessuno può mettere in dubbio, questa è la parola d’onore di un Gujarvaath: anche gli stolti sanno che la parola di un Nomade vale più dell’oro e NOI vi diamo la nostra parola che vi aiuteremo nella vostra impresa.
D’altronde, mi pare che abbiamo già dimostrato la nostra buona fede, stranieri, non per niente, siamo stati noi a condurvi fin qui, come avevamo pattuito!»
il discorso in effetti non fa una piega e anche il Consiglio di Kazkur’itur concorda che dei Nomadi si può dire di tutto e di più, fuorché che sia gente che manca alla parola data.
Con questo viatico, la Squadra è pronta a partire all’inseguimento.
Nota per lo Star Master: per quanti se lo stessero chiedendo, gli Zangid, a loro volta, non essendo stati ufficialmente coinvolti in tutta questa magagna, si sono già ritirati in buon ordine per conferire con il loro ufficiale comandante in orbita e stabilire il loro prossimo corso d’azione.
L’oasi
Dopo tre faticosi giorni di marcia nel bel mezzo del deserto di vetro che copre quasi per intero la Zona Proibita – e qui, cari i miei SM un paio di incontri casuali con qualche bestiola o evento meteorologico, giusto per tenere allegro il gruppo, ci stanno tutti… - la Squadra giunge in vista di una delle rare oasi che spuntano come funghi di quando in quando in mezzo al deserto.In questo caso, l’oasi sembra una di quelle permanenti, in quanto è possibile apprezzare come sorga attorno ad un lago, racchiuso da quello che sembra essere a tutti gli effetti un cratere vulcanico.
Quel che è più interessante, però, è il piccolo accampamento che sorge al riparo di uno dei pochi alberi verdi: si tratta della tensostruttura di Seelena Rawaat. Nei pressi c’è anche il suo veicolo parcheggiato e due Raboota pascolano pigramente nei pressi di una pozza d’acqua che scende dal fianco scosceso del cratere.
Cercare di prendere di sorpresa i due fuggitivi è inutile. Entrambi siedono con l’aria piuttosto sconsolata sul bordo del cratere. A quanto pare, la Quest si è arrestata bruscamente davanti alla triste realtà che mito ed entropia non vanno d’accordo. Se il favoleggiato Tempio di Al-Ahmary è mai esistito, è stato cancellato da chissà quante ere: le indicazioni tratte dal Codice trafugato hanno condotto la coppia fin qui ma – come tutti possono constatare – a parte questo lago dalle acque sulfuree e lievemente iridescenti, non ci sono strutture – naturali o artificiali – nel raggio di decine di chilometri.
Dal momento che la notte incombe, le guide native del gruppo consiglieranno di metter su il campo comunque e ripartire alla volta di Hellsyport sul far del mattino. Nessuno avrà nulla da ridire, nemmeno Seelena e Drasij, tanto più che anche il veicolo di Rawaat alla fine ha ceduto all’influenza nefasta delle strane interferenze del deserto e non vuol saperne di ripartire: la pila a isotopi che lo alimenta è di fatto ridotta ai minimi termini.
La colonna di luce che fende le tenebre
Quella notte, un fenomeno inatteso attira l’attenzione dei presenti: il lago prende ad illuminarsi, come se ci fosse una qualche potente e soffusa fonte di luce sul fondo.Di lì a poco, la luminosità sembra concentrarsi in un unico punto e prima che chiunque possa dire “ah!” una potentissima onda di energia fende le acque e il cielo, salendo a colonna verso lo spazio.
A quanto pare, il tempio esiste ancora, solo che non è in superficie, come Seelena si aspettava, bensì si trova sul fondo del lago, dentro il cratere!
Dopo questa imponente scarica di energia, accadranno una serie di cose: la prima è che improvvisamente i comunicatori della Squadra tornano in vita. È come se l’onda energetica avesse cancellato – per quanto tempo non è dato saperlo – i pesanti disturbi che impediscono le comunicazioni. Poco dopo un altro evento ha luogo: una seconda onda di luce – questa volta proveniente dallo spazio – illumina a giorno la zona materializzando il Magister alieno.
Mentre i nostri già si accingono alla difesa, di lì a poco un altra fonte di disturbo arriva in zona, sotto forma di una navetta Zangid che plana piuttosto goffamente, salvo piantarsi col muso sulla superficie vetrosa del deserto.
Ha così luogo un classico Stallo alla Messicana tra i Confederati, gli Zangid e l’alieno, con al centro l’archeologa-avventuriera e la sua scorta nativa…
Nota per lo Star Master: lasciate che i giocatori conducano le… trattative con i loro avversari; ovviamente lo scopo primo ed ultimo dei nostri è consegnare Rawaat alle autorità, quindi consegnare lei o le informazioni in suo possesso a chicchessia – specialmente agli Zangid – è fuori discussione.
Per gli Zangid, lo scopo è mettere mano al famigerato tessoooro degli Antichi e per questo sono disposti a garantire un salvacondotto a Rawaat in cambio della sua cooperazione per garantirselo.
Il Magister è superiore agli umani concetti di ripicca e vendetta (o almeno così afferma) ma pretende di avere ciò che è suo di diritto – qualunque cosa sia – che è evidentemente occultata nell’antico edificio Hellsyano.
Seelena Rawaat è invece interessata, sì a mettere le mani sul Gioiello di Al-Ahmary principalmente come studiosa; se poi dovesse rivelarsi anche prezioso dal punto di vista materiale, tanto meglio: ha la fila di acquirenti fuori dalla porta. Tra l’altro, se le trattative non portano a niente, sarà proprio lei a suggerire una improbabile alleanza – ancorché temporanea – se non altro per esplorare il sito e determinare cosa sia effettivamente questo tesoro.
A questa proposta aderiranno pressoché immediatamente sia gli Zangid che il Magister, tanto più che la famosa Chiave di Al-Ahmari è in possesso di Seelena e senza di quella, con ogni probabilità, qualunque ricerca diverrebbe assai più faticosa, se non impossibile.
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