martedì 26 marzo 2024

La Villa dell'Orrore: un'avventura per The Morrow Project & G.O.R.E. - Settima Parte



2) Area Tecnica

Oltre la porta segreta si accede a quello che Stephen Work considerava il suo Sancta Sanctorum quando era in vita e che ora è ancora più santo dal momento che è il tempio in cui risiede. Qui si trovano il laboratorio segreto dove ha portato avanti – e teoricamente, porta ancora – le sue ricerche in campo di informatica e cibernetica, qui si trova la fabbrica robotica con tanto di forgia 3D con la quale ha fabbricato i suoi vari ordigni – sia gli impianti cibernetici che gli androidi – e qui sta ancora brigando per cercare di trovare una soluzione che gli permetta di riguadagnare la sua libertà e mobilità senza le limitazioni imposte da un corpo androide.

Nota per il GM: la porta segreta può essere rilevata con una normale prova di INT/Consapevolezza ovvero indicata con precisione da ‘Pamela’ ma non è possibile aprirla scavalcandone i protocolli di sicurezza perché non c’è alcuna serratura, visibile o no. L’unico modo per aprirla è con la forza bruta – adoperando l’esplosivo – ovvero abbattendo il muro che è di fatto meno robusto della porta. Il muro è di cemento armato e spesso 30 centimetri (di fatto è poco più di un divisorio nell’economia del bunker), mentre la porta è spessa 10 centimetri di solido acciaio. In soldoni, basterebbe 1 kg di C-4 per aprire un buco di 1 metro circa nel muro, mentre per aprire un buco di 60 cm nella porta ne occorrono 13 kg!

Corridoio

Dietro la porta segreta si apre un lungo corridoio intervallato lungo la parete settentrionale da grandi finestre di vetro blindato antisfondamento e porte a scorrimento realizzate con lo stesso materiale, ad eccezione della porta centrale, che è una porta corazzata dotata di feritoia. La prima conduce alla Fabbrica, la seconda alla Sala di Controllo e l’ultima al Centro Medico. Tra la prima e la seconda porta c’è un corridoio che porta alla sala di controllo del reattore.

A differenza di tutti gli altri ambienti del bunker, qui la denominazione dei vari ambienti e la loro funzione, sono chiaramente affisse alle pareti in prossimità degli ingressi o sulle porte stesse. A parte la sala di controllo di reattore ed il posto di comando centrale, le cui porte sono sbarrate e controllate direttamente dalla AI, tutti gli altri ambienti sono liberamente accessibili.

In fondo al corridoio, sul lato ovest, c’è la porta della cabina di un ascensore: si tratta dell’ascensore segreto che parte dallo studio privato di Stephen Works al primo piano. Stranamente, la porta non è sigillata né apparentemente sorvegliata.

Nota per il GM: la porta dell’ascensore non è sigillata perché Stephen Works non lo riteneva necessario, visto che le aree sensibili del bunker sono comunque protette. In seconda battuta, nel caso in cui un nemico fosse riuscito a trovare l’ascensore e ad utilizzarlo, c’è comunque un sistema di difesa ben più letale in agguato: subito a destra dell’ascensore c’è infatti un vano segreto nel quale riposa il sistema difensivo Bastion il guardiano definitivo di Stephen Works.

Officina/Laboratorio

Questo grande ambiente, dall’aspetto asettico, è letteralmente ingombro di macchinari, cavi e dispositivi dall’aspetto poco rassicurante. Ci sono due aree distinte: quella del laboratorio di ricerca vero e proprio e quella di produzione, dove robot industriali operano per realizzare i progetti disegnati da Stephen Works. È qui che sono stati creati e costruiti i due corpi androidi che ospitano le personalità di Pamela Powell e Concita Gutierrez ed è sempre qui che hanno avuto origine molti dei costrutti affrontati finora dai nostri.

Al centro della sala troneggia un imponente macchinario – si tratta di una enorme stampante 3D – che a quanto pare è in grado di fabbricare qualunque componente ergo oggetti completi, utilizzando i materiali più diversi, introdotti nella tramoggia di alimentazione, secondo il bisogno, da bracci meccanici.

Tutte le macchine erano controllate dal computer centrale, ora sono controllate direttamente dalla personalità di Stephen Works, che non esiterà un istante, se affatto possibile, ad usare i robot a detrimento degli intrusi, con effetti letali.

Nota per il GM: i bracci meccanici – una mezza dozzina in totale, suddivisi tra leggeri e pesanti – hanno una Forza pari a 24 per quelli pesanti e 12 per quelli leggeri; questi ultimi sono però dotati di una suite completa di attrezzi che possono all’occorrenza essere adoperati come armi improprie (Danno +2/1d6 per G.O.R.E.). I bracci hanno una Destrezza pari a 10 ed una abilità di attacco pari al 50% ed un raggio d’azione di 3 metri alla massima estensione.
Stephen cercherà di utilizzarli solo se assolutamente convinto di poter prevalere ovvero se disperato: eventuali danni alle attrezzature costerebbero tempo e fatica per il ripristino e solo per quelle eventualmente raggiungibili dai bracci superstiti.

Centro medico

Questa grande sala è piena zeppa di attrezzature mediche avveniristiche, vetrinette piene di medicinali e consumabili di genere sanitario, banchi di strumenti medico-chirurgici ed apparecchi diagnostici. Il pezzo più notevole è però un imponente artefatto, simile ad un sarcofago con un lettino/tavolo operatorio collegato.

Si tratta di un apparecchio affine agli Autodoc del Progetto, solo molto più grande ma apparentemente con un’efficienza pari se non superiore a quelli noti al Team. Attualmente il macchinario è sotto il controllo diretto della AI e se qualcuno provasse ad usarlo, Stephen Works lo rivolgerebbe immediatamente contro costui assicurandogli una mesta e sanguinosa dipartita.

Ovviamente la macchina può essere scollegata dal controllo centrale così da operare come unità autonoma ma non è un’informazione che Works intende fornire spontaneamente.

Nota per il GM: È qui che sono avvenuti i misfatti più atroci di Stephen Works. È qui che Pamela e Concita sono state trasformate in androidi contro la loro volontà ed è qui che i membri del Team Morrow sono stati ‘processati’ – di fatto imbalsamati vivi e impiantati con gli innesti cibernetici – per diventare i nuovi custodi della Villa.
Oltre alle sue normali routine diagnostiche e chirurgiche, la macchina è in grado di effettuare una scansione cerebrale di un soggetto ed immagazzinarla nel server centrale. Il processo pialla letteralmente la corteccia cerebrale del soggetto, uccidendolo di fatto e non è reversibile.
Di fatto, le personalità di Pamela Lewitt e Concita Gutierrez non si trovano nei loro corpi androidi, sono stoccate nel mainframe del bunker ma ovviamente separate dal computer quantistico che ospita Stephen Works. Non è solo una questione di autonomia: se gli androidi escono dalla portata del computer, di fatto diventano inerti.

Il centro di comando

Questa camera blindata è il cuore pulsante di tutta la tenuta. È da qui che sono controllati tutti i sistemi difensivi, la sorveglianza e tutte le funzioni della villa (e non solo). Dalle console di questa stanza è possibile vedere e sentire qualunque cosa accada all’interno della tenuta e dell’edificio, si possono controllare tutti i dispositivi e all’occorrenza disattivarli.

Accedere al centro di comando è complicato per la presenza della porta corazzata e della trappola che la protegge: chiunque si avvicini alla porta e non sia autorizzato, viene investito da una vampata emessa dalla griglia sul pavimento antistante la porta. La fiamma è prodotta da una turbina – come quella di un turbogetto – e brucia ad una temperatura di 1600°C per una durata di 5 secondi (80 PD), sufficienti solitamente per incenerire qualsiasi intruso (4d6 di P.F. in G.O.R.E.).

Nota per il GM: ricordate l’accenno sull’impianto d’areazione nell’area del magazzino? Ecco, quella potrebbe essere una soluzione ad un problema altrimenti apparentemente insolubile, visto che l’unico modo per disattivare la trappola è dall’interno della sala comando (ovvero dalla AI) anche se i giocatori sanno essere molto creativi quando hanno a che fare con problemi apparentemente insolubili.
Questo perché, durante la progettazione del bunker, nessuno si è premurato di pensare ai condotti di aerazione come una minaccia, mentre è invece assolutamente possibile per un umano di statura e stazza medie, muoversi, ancorché carponi e strisciando in alcuni punti particolarmente stretti, fino a raggiungere le griglie di ventilazione di qualunque vano o ambiente della struttura.

Il centro di comando si presenta come un vero e proprio centro operativo, con console e monitor sparsi per ogni dove, un paio di poltrone a rotelle per muoversi da una console all’altra, cabinet e armadietti di circuiti e relais e vari gruppi di continuità per le eventuali emergenze.

Nella sala non c’è anima viva ma da qui si può controllare ogni aspetto della villa e dei suoi sistemi di sorveglianza e difesa, così come tutte le comunicazioni. Tutti i terminali sono cablati – niente wi-fi qui dentro – e collegati direttamente alla sala server. Questo fatto diviene apparente nel momento in cui qualcuno pensa di assumere il controllo di qualche dispositivo da remoto. L’odioso faccione sorridente di Stephen Works a quel punto appare su ogni monitor della sala di controllo, divertendosi un mondo per i frenetici tentativi degli intrusi di scavalcarne il controllo.

La sala computer

Indicata come Mainframe sulla mappa, questa stanza custodisce i computer che tengono in piedi tutta questa giostra ma soprattutto il sofisticato Computer Quantistico che ospita la personalità (o il fantasma) del defunto Stephen Works. Altri due mainframe, fisicamente divisi e separati dalla intranet della tenuta, ospitano i fantasmi di Concita Gutierrez e Pamela Powell. Le due macchine comunicano con i corpi androidi per mezzo di una connessione senza fili su una frequenza particolare, il segnale ha una portata di 100 metri e tecnicamente non potrebbe uscire dal bunker, 18 metri sotto terra ma per ovviare a questo problema, tra i vari dispositivi della villa c’è anche una rete di ripetitori che comunque non permettono agli androidi di allontanarsi a più di 100 metri.

Se gli androidi perdono il segnale, semplicemente si afflosciano a terra come marionette disarticolate.

La sala è totalmente sigillata dall’esterno ed è accessibile solo da due punti: dalle condotte di ventilazione (i computer hanno bisogno di basse temperature per funzionare in modo ottimale) ovvero dalla botola delle condutture per il cablaggio.

Stephen Works non ha mai pensato di aver bisogno di un accesso fisico ai computer: i sistemi sono a tripla ridondanza ed il computer quantico, secondo i suoi sviluppatori, è perfettamente in grado di riparare sé stesso dirottando e riconfigurando i suoi circuiti.

Se ‘Stephen’ si rende conto di essere fisicamente minacciato attiva la sua ultima carta: Bastion, il mega-robot che giace nella sua cripta segreta.

Il reattore a fusione

Il tunnel che si dirama dal corridoio e si inoltra nelle viscere della terra arriva alla camera del reattore a fusione nucleare che alimenta l’intero complesso. Questo imponente costrutto, con tutti gli elementi di supporto, gli impianti di cogenerazione e quant’altro, riempie un pozzo, scavato nella nuda roccia, rivestito di cemento armato e dotato degli stessi sistemi di smorzamento sismico del bunker.

Il corridoio di accesso termina davanti ad una porta anti-esplosione e anti-radiazioni – tecnicamente il reattore a fusione ne emette assai poche ma non si sa mai – chiusa ma non bloccata, dalla quale si accede ad una piattaforma di servizio con tutti i pannelli di controllo che di fatto duplicano quelli presenti nel centro di comando del bunker.

Il reattore è in grado di erogare 200 MW di potenza a pieno regime, è alimentato a deuterio e trizio e nei serbatoi ce n’era abbastanza da garantire il funzionamento dell’impianto per 50 anni. Dal momento però che ha operato a bassissimo regime negli ultimi decenni, c’è ancora combustibile sufficiente per altri 100 anni all’attuale regime ovvero di 15 anni nel caso in cui si decidesse di sfruttarlo al massimo.

Il reattore non è una bomba, è costruito con sufficienti sistemi di salvaguardia da evitare questo evento anche in caso di danno catastrofico. L’eventuale esplosione produrrebbe una catasta di danni e probabilmente l’irradiamento del sito ma nulla di paragonabile ad un’esplosione nucleare.

In caso di danno serio, l’impianto è comunque programmato per eseguire uno shutdown controllato, ancora senza produrre ulteriori danni. Va da sé che, una volta spento, è quasi impossibile riavviare il reattore senza l’ausilio di una potente unità di alimentazione esterna (come, ad esempio, uno dei generatori portatili del Progetto) che fornisca lo spunto per la reazione e l’energia per il mantenimento della bottiglia di contenimento magnetica prima che la reazione sia in grado di autosostenersi.

L’incubo è finito (?)

Una volta affrontato Stephen Works – e messo in condizioni di non nuocere – ovvero dopo aver disattivato il sistema difensivo della tenuta, tecnicamente la missione del Team è finita ma resta un inquietante interrogativo: da nessuna parte si sono trovate tracce della pistola fumante denunciata da William Doors, nessun laboratorio di ricerca biochimica, documento, deposito o altro. In tutta la proprietà, per quanto è dato sapere, non c’è nemmeno una fialetta di qualcosa che possa anche solo essere assimilato ad un pericolo biologico.

Lo stesso Stephen Works, se interrogato a proposito, nega recisamente di aver mai avuto a che fare con la biochimica o la virologia; il suo campo di interesse è sempre stato l’informatica e le sue applicazioni, dalle telecomunicazioni ai sistemi ‘esperti’ e solo negli ultimi anni si è interessato alla bionica ed alla cibernetica, su impulso del DARPA per le forze armate del governo.

È il viscido quattrocchi che – dopo la terribile pandemia del ‘20 – si è fatto partire un embolo ed ha cominciato ad investire pesantemente sulla ricerca biomedica in generale e sulla virologia in particolare.

Questi fatti dovrebbero cominciare a far sorgere qualche fondato sospetto sulle reali motivazioni del Barone.

Se i personaggi si sono impadroniti dei sistemi di sorveglianza, rileveranno la presenza di un nutrito gruppo di intrusi ai cancelli della villa: si tratta di alcuni veicoli a motore – per lo più SUV e pick-up – scortati da un blindato V-150 Commando (come quelli in uso nel Progetto).

Il Barone è venuto a reclamare le spoglie del suo nemico ed ha portato qualche amico alla festa, così, tanto per ribadire chi comanda.

A questo punto, se il Team lo affronta, alla luce delle sue nuove conoscenze, William Doors ammetterà candidamente che è stata tutta una montatura, necessaria per poter avere finalmente ragione del nemico storico numero uno della sua famiglia e poter finalmente mettere le mani su un vero e proprio tesoro tecnologico, che potrà così essere liberato a vantaggio e beneficio del Nuovo Ordine, con la famiglia Doors a capo, ovviamente!

Da questo punto in poi i personaggi sono liberi di comportarsi come vogliono: possono ingoiare il rospo e far buon viso a cattivo gioco oppure potrebbero anche decidere che questo infido tiranno di latta ha già fatto abbastanza il bello e il cattivo tempo e che sia ora di un deciso… cambiamento al vertice.

Ma questo, come si dice, è un’altra storia…

Nota per il GM: il comitato di accoglienza del Barone consta di 3 veicoli – 2 suv ed un pick-up, tutti modificati come delle Tecniche – e l’autoblindo; Doors si muove su quest’ultimo veicolo con i suoi 3 pretoriani, armati di tutto punto con equipaggiamento stato dell’arte. Sui SUV trovano posto 4 miliziani e sul pick-up ce ne sono 6, tutti armati con armi da fuoco leggere – una mescolanza di carabine, fucili a canna liscia e pistole, per lo più civili – e armi da mischia.

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