mercoledì 20 marzo 2024

La Villa dell'Orrore: un'avventura per The Morrow Project/G.O.R.E. - Sesta Parte


 Il Bunker

Situato 18 metri sottoterra, questo edificio sotterraneo a prova di bomba doveva essere il rifugio definitivo per Stephen Works ed il suo entourage in caso di catastrofe nucleare o naturale. Realizzato con quanto di meglio, in termini tecnologici e dei materiali, la moderna industria – ed il denaro – potesse offrire, questa vera e propria cripta hi-tech nasconde un tesoro di tecnologia avanzata sconosciuta al resto del mondo.

Nel regno sotterraneo di Stephen Works ci sono laboratori di ricerca cibernetica avanzata, un centro medico più che all’avanguardia ed una sala server che ospita uno dei più grandi e potenti computer quantistici del mondo di Prima della Caduta, il tutto alimentato da uno dei più avanzati – per l’epoca – reattori a fusione mai costruiti ed ovviamente gli alloggi, i magazzini e tutti i macchinari atti a garantire l’esistenza in vita degli eventuali ospiti.

È in questi cavernosi antri artificiali che si è compiuta la massima opera di Stephen Works – ed il suo crimine più abietto, perché l’immortale Stephen Works da qui controlla il suo impero, un regno, ad onor del vero, che è sempre più simile ad una prigione dalla quale non è possibile evadere, almeno non fintanto che il suo despota sarà legato all’incredibile macchina che di fatto lo tiene in vita.

Per accedere a questo regno ipogeo ci sono solo due modalità di accesso: attraverso la porta principale – a prova di bomba – collegata alla superficie da un montacarichi e da una scala di emergenza ovvero utilizzando l’ascensore segreto nello studio personale di Works, al primo piano della villa.

L’intera struttura del bunker è costruita su un sistema di molle antisismiche in grado di sopportare scosse di magnitudo 8.0 sulla scala Richter con pareti in cemento armato spesse 3 metri. Con la stessa tecnica è stato costruito anche il pozzo che ospita il reattore a fusione nucleare e tutto l’impianto di cogenerazione che alimenta il complesso e la villa soprastante, situato a breve distanza dal bunker principale.

Ci sono (relativamente) pochi sistemi difensivi all’interno del bunker, la prima – e principale – linea di difesa avrebbe dovuto essere la segretezza, la seconda gli occupanti umani del bunker; solo il Sancta Sanctorum, cioè la Sala di Controllo e la Sala Server sono difese da sistemi anti intrusione attivi e – in ultima istanza – da Bastion, il custode finale, frutto della più avanzata tecnologia robotica della Apricot.

1) Complesso Principale

Questo primo corpo di fabbrica ospita gli alloggi, i laboratori con annessa mini-fabbrica ed il centro medico del complesso, più i magazzini, l’armeria e naturalmente i macchinari di supporto vitale.

Atrio

La scala d’emergenza e l’elevatore principale conducono a questo ambiente, un cubo di cemento armato sito 18 metri sottoterra. C’è un unico punto d’accesso ed è la massiva (ed intendo proprio massiccia) porta a prova di bomba, costruita su modello di quelle utilizzate per i bunker dei sili missilistici ICBM: un parallelepipedo di acciaio e cemento armato, spesso (almeno) due metri e pesante svariate tonnellate, incassato nelle pareti di cemento del bunker. Questo è il primo e più formidabile ostacolo che si para davanti agli aspiranti invasori. Tecnicamente non c’è modo di smuoverla o forarla se non operando notte e giorno con speciali martelli pneumatici (per rimuovere lo strato protettivo di cemento) e tagliatrici al plasma industriali (per tagliare l’armatura interna in acciaio).

In realtà ci sono altri metodi per aprire questa (grossa) scatoletta, uno sottile, l’altro meno; il primo consiste nel trovare il pannello di comando della porta – dissimulato sulla parete a fianco della stessa – ed azionare la leva di sblocco (una grossa leva, lunga più di un metro e che agisce come la leva fermaporta di un normale portoncino domestico) applicando almeno 20 punti di forza. Il secondo, trovando la posizione dei cardini della porta e facendoli saltare/tagliandoli con l’esplosivo o con le summenzionate tagliatrici al plasma, impresa pericolosa ma non impossibile.

Camera di equilibrio

Superata la porta a prova di bomba, ci si immette in quella che è una vera e propria camera d’equilibrio, completa di ripostiglio per indumenti NBC e doccia per la decontaminazione. Il vano è chiuso da una porta corazzata con annessa serratura elettronica a combinazione. Anche questa è tecnicamente sotto il controllo diretto della AI ma – come per la serratura al livello superiore – può essere circonvenuta elettronicamente accedendo direttamente al circuito posto dietro la serratura stessa.

Soggiorno

Questo spazioso ambiente è arredato come un open space, un soggiorno con cucina a vista. Sul lato ovest della stanza una porta conduce al magazzino, sul lato est, 3 porte conducono ad altrettanti alloggi.

L’arredamento è sobrio ma confortevole, con un ampio tavolo e relative sedie, una postazione per l’intrattenimento, un divano e due poltrone attorno ad un tavolo da caffè ed una libreria stipata di volumi di vario genere ed un’area adibita a palestra.

La cucina è dotata di tutto il necessario e di tutti gli elettrodomestici fondamentali.

L’intero ambiente versa in uno stato di degrado ed abbandono, come se fosse stato abitato per un certo tempo e poi completamente negletto.

C’è solo una cosa che stona: lo schermo panoramico dell’angolo soggiorno è acceso e proietta le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza della villa soprastante. Seduta, immobile, su una poltrona c’è una figura umanoide dalle fattezze vagamente femminili, come se qualcuno si fosse preso la briga di prendere un manichino e sistemarlo sulla poltrona.

Se qualcuno si accosta alla figura seduta, questa all’improvviso alza il capo e si volta verso l’intruso: non si tratta di un ‘manichino’ bensì di un androide, le cui fattezze richiamano quelle di Concita Gutierrez – se qualcuno si è preso la briga di dare un’occhiata alla foto nella sua stanza la riconoscerà immediatamente – dal suo corpo emanano soffici rumori di ingranaggi meccanici e motori elettrici ogni volta che accenna un movimento.

L’androide non è aggressivo e se interrogato, risponde con una simulazione elettronica della voce di Concita piatta e monocorde ma le sue risposte emanano tutta l’angoscia e la sofferenza di questa giovane donna.

Il racconto di Concita


Dalla conversazione con ‘Concita’ è possibile determinare i seguenti fatti:

  • SÌ, lei È Concita Gutierrez o meglio, quello che ne resta dopo che Stephen Works ha mantenuto la sua promessa di renderla immortale esattamente come lui.

  • Lei e Pamela sono le uniche sopravvissute al Giorno del Giudizio, dopo aver portato praticamente a braccia Stephen Works fino al bunker.

  • Stephen Works è spirato sul tavolo operatorio nell’area medica; il suo corpo è morto ma il suo spirito vive ancora.

  • Pamela ora è come lei ma è molto pericolosa: ha tentato di distruggere il bunker e Stephen e per questo ora è confinata nel suo alloggio.

Non conosce o meglio: afferma di non conoscere ulteriori dettagli riguardo il bunker. Se le viene chiesto, per esempio, dove si trovi il centro medico, risponde No sé dopotutto lei era solo la domestica, doveva compiere le faccende di casa ma ora, senza nessuno che mangi o dorma, la sua vita non ha più molto senso. Su una cosa è però adamantina: Pamela è muy perigrosa e per il suo stesso bene è stata rinchiusa in una delle suite perché è màs loca.

Come stanno in realtà le cose?

Quella veramente impazzita, per lo shock subito e per i decenni di solitudine, è proprio lei, Concita. Quando si è resa conto dell’abominio operato su di lei e Pamela dal nuovo Stephen Works la sua mente non ha retto allo shock. Ha letteralmente fatto a pezzi la suite destinata al suo padrone ed ha cercato di trovare un modo di raggiungere il mainframe che ne ospita la personalità, ovviamente senza riuscirci. Ha inoltre una idiosincrasia per cui eviterà in ogni modo di avvicinarsi alla cambusa, perché è lì, in un angolo, che si trovano le spoglie mortali di Stephen, Pamela e sue.

Se messa alle strette o di fronte alle sue responsabilità, Concita perderà l’ultimo barlume di ragione e cercherà di fare la pelle a chiunque le si pari davanti; allo scopo può disporre di tutta una serie di… implementi, attinti dalla cucina o dal mobilio ergo dall’officina, agendo con tutta l’astuzia e la ferocia di un Serial Killer.

Suite #1: Appartamento di Stephen Works

Questa suite è la versione ergonomica ed utilitaristica delle suite al primo piano della villa, con camera da letto, angolo studio, bagno e armadio/ripostiglio.

C’è però poco da trovare, perché l’intera area è stata letteralmente devastata, come se un tifone e un’orda di vandali ci fossero passati insieme. Non s’è salvato nulla degli arredi o delle suppellettili, tutto è stato accuratamente fatto a pezzi.

Suite #2

Questa suite – così come quella che la segue – è identica nella configurazione e nella mobilia alla numero 1 ma è stata concepita per alloggiare due persone. Versa in un deprimente stato di negletto, come il resto del bunker ma non è stata vandalizzata. È attualmente deserta ed uno strato di polvere copre ogni cosa.

Suite #3: Pamela

Questa suite, identica alla seconda, mostra segni di occupazione, passata e… presente!

Legata alla poltroncina, nel bel mezzo della stanza e rivolto verso il monitor incassato nella parete, c’è un altro ‘manichino’, stavolta con le fattezze di Pamela Powell: la bocca le è stata tappata con del nastro adesivo, con lo stesso nastro è stata assicurata alla sedia ma soprattutto, qualcuno le ha asportato gli avambracci e la parte inferiore delle gambe, impedendole di fatto qualunque movimento.

Alla vista dei personaggi, ‘Pamela’ si agita visibilmente. Se qualcuno decide di avvicinarla per toglierle il bavaglio, la prima cosa che l’androide proferirà sarà un avvertimento: “ATTENTI A CONCITA, È COMPLETAMENTE FUORI DI TESTA!”

Se e quando qualcuno si volta per cercare l’androide, scoprirà che è letteralmente sparito dalla vista (Nota per il GM: è andata a procurarsi i mezzi per tendere un agguato mortale al primo personaggio che decidesse di andarla a cercare).

Il racconto di Pamela

Se interrogata, l’androide-Pamela confermerà in tutto o in parte quanto raccontato da Concita per quanto concerne gli avvenimento che li hanno portati a rifugiarsi nel Bunker, aggiungendo alcuni dettagli e correggendone altri. Nello specifico:

  • È vero che lei e Concita hanno portato il moribondo Stephen Works nel bunker il Giorno del Giudizio.

  • Stephen Works aveva subito un attentato da parte di un suo potente rivale; purtroppo non sa chi fosse costui ma Works l’aveva definito: quel viscido quattrocchi bastardo!

  • Stephen ha istruito Pamela all’uso del suo ultimo ritrovato tecnologico – un sistema medico robotico completamente autonomo – per stabilizzare le sue ferite, dopodiché ha chiesto di attivare una particolare sequenza di comandi. Alla fine della procedura, Stephen Works era clinicamente deceduto ma qualcosa era avvenuto all’intero sistema: il computer non rispondeva più ai richiami e agli ordini, bensì con la voce del defunto Stephen Works!

  • Alcuni giorni dopo, Pamela e Concita sono state invitate a varcare le porte di sicurezza che dividono la zona abitabile dall’area tecnica, dopodiché non ricorda (o non vuole ricordare) cosa sia successo. Quando si è risvegliata era prigioniera di questo corpo artificiale e per lo shock ammette di aver rischiato di impazzire. Solo il suo addestramento Zen e la pratica dello Yoga le hanno permesso di mantenere un (precario) equilibrio.

  • L’appartamento di Works è stato devastato da Concita, quando si è resa finalmente conto di cosa era diventata e di cosa le aveva fatto. Hanno poi provato ad abbandonare il bunker – di fatto c’erano riuscite – ma sono dovute tornare precipitosamente indietro quando si sono rese conto che non possono più andare dove vogliono perché la loro autonomia è limitata una volta uscite dal complesso sotterraneo.

  • Pur non avendo cognizioni tecniche, Pamela ha trascorso anni cercando una soluzione al problema. Ogni tanto saliva nella villa alla ricerca di documentazione tecnica o altri testi che potessero aiutarla a risolvere l’impasse ma senza riuscirci. Era comunque un buon sistema per mantenersi sana e attiva, a differenza di Concita, che è divenuta catatonica.

  • Quando, 20 anni fa, un gruppo di intrusi è penetrato nella villa, ha sperato che potessero rappresentare la salvezza o almeno prestarle aiuto ed è sfuggita alla sorveglianza di Stephen per salire in superficie e parlare con loro. O almeno così credeva, perché Stephen l’ha usata come esca per attirare gli intrusi in trappola e massacrarli, dopodiché ha costretto lei e Concita a portarne i corpi nel bunker, dove Stephen ha compiuto un qualche genere di intervento. Quando sono usciti dal laboratorio, i quattro avevano solo l’aspetto di esseri umani ma erano dei robot dentro.

  • Per questo atto di ribellione, Stephen ha ordinato a Concita di metterla in condizione di non poter più nuocere e lei ha ottemperato, aggredendola di sorpresa ed immobilizzandola. Ancora una volta, solo la sua pratica delle discipline orientali le ha permesso di non ululare alla luna, questo ed i suoi quotidiani ‘colloqui’ con ‘Stephen’ che ha comunque il bisogno patologico di avere un pubblico col quale vantare i suoi progressi.

  • Pamela sa dove si trovano le porte segrete per l’area tecnica ma non ha idea di come si aprano, perché le ha sempre comandate Stephen, prima di persona ed ora come entità informatica.

Il magazzino

Questo ampio ambiente è sia un deposito che un’officina ed è ingombro di scaffalature da terra a cielo, come un supermercato, stipate di ogni ben di dio. Sul fondo della stanza che una cella frigorifera – la cambusa, un tempo stoccata di alimenti freschi ma trattati per garantirne la lunga conservazione (oggi completamente incommestibili); oggi è il luogo dove riposano le spoglie mortali degli occupanti del bunker, ormai mummificate.

La parte mediana del vano è attrezzata come un’officina per il bricolage e per piccoli interventi di manutenzione e/o riparazione, con tanto di rastrelliere per gli attrezzi ed una discreta quantità di materiali di ferramenta, compresi prodotti chimici di varia natura: vernici, solventi, acidi etc.

Come detto più sopra, l’androide-Concita evita accuratamente anche solo di menzionare l’esistenza della cambusa e la scoperta da parte di estranei della cella e del suo contenuto è una causa sufficiente a scatenare una crisi di follia omicida.

Sul lato lontano del magazzino, c’è un portoncino blindato con una serratura a combinazione, sulla parete est c’è invece una porta a scomparsa che da sull’angolo cottura nel soggiorno mentre un’altra porta di sicurezza – a nord – è contrassegnata come “Supporto Vitale – Vietato l’accesso”.

Nota per il GM: questo posto è uno dei luoghi d’elezione di Concita per cercare di nascondersi e tendere agguati, ne conosce ogni angolo e nascondiglio e di fatto le basta restare immobile per impedire ai suoi servomeccanismi di fare rumore e sfuggire alla cattura.

Supporto Vitale

La porta di sicurezza nel magazzino da accesso ad un vano ingombro da cielo a terra di macchinari, pompe e quant’altro. Praticamente qui è custodito il sistema di supporto vitale del bunker, con apparati di climatizzazione, ventilazione, riciclo di acqua e aria e tutto il resto che si aspetta di trovare in un bunker antiatomico.

La porta è chiusa da una serratura elettronica a combinazione di cui le due donne non conoscono la chiave ma è comunque controllata da remoto dal computer principale. Stephen Works non ha mai avuto tempo di rivelare alle due donne il codice di sblocco ma ora non è più necessario. Non che gli occupanti del bunker abbiano in realtà bisogno di respirare o stare al caldo ma nessuno ha pensato di spegnere le macchine, anche se inutili.

Nota per il GM: Giocatori particolarmente attenti, potrebbero farsi una (giusta) domanda: da dove arriva l’aria che i personaggi stanno respirando e come ci arriva?
Se un personaggio analizza con cura le macchine di supporto vitale, noterà che l’impianto di ventilazione principale pompa aria in una serie di condotte d’areazione sul soffitto che attraversano tutto il bunker, nessun luogo escluso – ad eccezione della sala del reattore, che ha un impianto di ventilazione autonomo.
Più avanti la cosa potrebbe tornare molto utile…

Armeria

Il portoncino blindato a sud del magazzino si apre su questo vano rinforzato; al suo interno una rastrelliera a parete con armi di ogni tipo, ai lati armadietti blindati stipati di munizioni e sul lato della porta, un tavolo da lavoro con tutti gli attrezzi e i prodotti necessari alla manutenzione e riparazione di armi da fuoco.

Un sottile strato di polvere copre ogni cosa – segno che nessuno è mai entrato prima in questa stanza – ma tutto quello che contiene è in perfette condizioni. Ci sono principalmente armi leggere – pistole, fucili, carabine e pistole mitragliatrici, un paio di lanciagranate – bombe a mano e granate, cassette di munizioni e decine di caricatori, esplosivi – panetti di tritolo e candelotti di dinamite militare – e detonatori.

Note per il GM: se qualcuno afferma di voler esaminare la porta, due fatti diventano evidenti: è chiusa da una serratura a combinazione ed è di ferro anziché di acciaio, chiaro indizio che all’interno c’è qualcosa di volatile (il ferro, a differenza dell’acciaio, non produce scintille); questo dovrebbe suggerire prudenza e che l’uso di mezzi spicci per aprirla – magari con gli esplosivi – sono caldamente sconsigliati.
Sia Concita che Pamela sanno che è un’armeria – glielo ha detto Stephen – ma non ci sono mai entrate perché non ce n’è stato mai bisogno e comunque la porta è controllata dal computer e Stephen non si è mai degnato di affidare alle due donne il codice di accesso.

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