New York, autunno, 1957.
I telefoni squillano al 240 di Centre Street a Manhattan, così come nelle redazioni dei maggiori quotidiani della città e non solo: qualcosa di grosso è accaduto nei pressi del Tunnel Holland, non ci sono ancora dettagli ("Alzate il culo e muovetevi, ORA!") ma pare ci siano morti e feriti.
Sul posto stanno già convergendo le pattuglie della polizia di stato e del NYPD, ambulanze e i soliti avvoltoi con taccuini e macchine fotografiche. La scena che si para davanti agli investigatori ricorda più un campo di battaglia che un'arteria cittadina: un paio di auto schiantate ai lati della strada o in fiamme, i lampeggianti delle autopattuglia e delle ambulanze illuminano la scena, stanno anche arrivando i pompieri. Ovunque chiazze di olio e di altri fluidi che si può facilmente intuire essere sangue. Nell'occhio del ciclone c'è un furgone portavalori della Wells Fargo, i finestrini anteriori infranti e le fiancate crivellate di colpi, il portellone posteriore spalancato e annerito, l'interno vuoto, ad eccezione di una figura umana prona che sporge all'esterno.
I paramedici stanno già assistendo due delle guardie giurate, mentre due agenti stanno cercando di estrarre dalla cabina di guida un corpo esanime. C'è stata una rapina, questo è palese ma difficilmente la città ha visto un assalto altrettanto brutale contro un furgone blindato ed ora spetta agli investigatori, della polizia o di altro genere, sbrogliare questa ingarbugliata matassa.
Operatsyia Tyul'pan
Per capire come stanno le cose, occorre fare un passo indietro, molto indietro, sia nel tempo che nello spazio. É il 22 aprile 1945, in Germania. La Seconda Armata Corazzata sovietica entra nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Aggregato quale ufficiale del NKVD c'è un giovane capitano: Sergei Svetlov. Sergei scopre così le famigerate baracche 18 e 19 del campo, destinate alla Operation Bernhardt il piano segreto di destabilizzazione dell'economia britannica tramite l'immissione di valuta contraffatta per provocare inflazione e sfiducia sui mercati nei riguardi della sterlina inglese.
Uno dei falsari, per lo più internati ebrei provenienti da 13 nazioni, è stato abbandonato al campo insieme agli altri 3000 derelitti perché troppo debole per essere evacuato. Abraham Kamisnsky, ebreo polacco, famoso incisore e mastro falsario già prima della guerra, è stato uno dei principali artefici del progetto e ne rivela tutti i dettagli all'ambizioso ufficiale del NKVD.
Una volta rimessosi, Kaminsky viene rilasciato ed ottiene un visto per gli Stati Uniti. Ovviamente, l'NKVD si guarda bene dal dire alle autorità americane che il "deportato" Kaminsky è in realtà un criminale ricercato nel suo paese d'origine. Questo perché, a tempo debito, le sue abilità potrebbero tornare utili nella guerra clandestina che già si sta preparando tra Est e Ovest.
Unione Sovietica, 1954: l'NKVD viene sciolto ed i suoi elementi di spicco confluiscono nel neonato KGB. Tra questi c'è anche Sergei Svetlov, ora tenente-colonnello. Non solo non ha dimenticato ciò che ha appreso alla fine della guerra, in questi ultimi anni ci ha rimuginato un po' su e poi ha avuto l'idea: applicare le tecniche dell'Operazione Bernhardt contro gli Stati Uniti d'America ma in modo innovativo. Non cercherà di riprodurre le banconote, le stamperà direttamente come se fossero state prodotte dalla Federal Reserve e tutto grazie ad una peculiare caratteristica della valuta americana: il formato delle banconote è lo stesso identico per tutti i tagli, solo il valore nominale cambia.
Se potesse procurarsi la carta e gli inchiostri usati dalla zecca americana, sarebbe in grado di inondare i mercati con un fiume di denaro, utilizzandolo magari per corrompere funzionari e amministratori, acquistare beni e servizi e creando un'inflazione paurosa. Unico problema: l'operazione deve avvenire in loco non si può sperare di stampare valuta e contrabbandarla poi negli Stati Uniti. La direzione del KGB è ovviamente contraria ma forse basta il niet! di qualche burocrate a fermare un intraprendente astro nascente del bureau?
Perché "Operazione Tulipano"?
Il nome deriva dalla prima crisi di borsa mai registrata al mondo, la famosa "crisi dei tulipani" che provocò il crollo della Borsa di Amsterdam nel 1637; allo stesso modo, Svetlov intende far crollare il valore del dollaro sui mercati interno e internazionale, provocando la sfiducia dei mercati ed il collasso di borse e finanza.
A questo scopo, un agente dormiente negli Stati Uniti, Eugeny Kratoff infiltrato alla fine degli anni '30 e che vi vive da allora sotto l'alias Eugene Krate, stimato cittadino e chimico in una piccola fabbrica di detersivi e solventi nel Queens, ha contattato Kaminsky e lo ha cooptato nell'operazione, sotto minaccia di far arrivare all'immigrazione un dossier con la sua vera storia.
Insieme, i due hanno realizzato per prima cosa una speciale mistura chimica che può sciogliere la stampa delle banconote senza danneggiarne la carta. Ora, quel che gli occorre è un campione dell'inchiostro speciale con il quale la zecca stampa le banconote.
Allo scopo hanno ottenuto la "spintanea collaborazione" di un impiegato della zecca di Philadelphia, tale David Miller una persona assolutamente ordinaria ma con un segreto: è una checca, un omosessuale e un travestito. Essendo un dipendente pubblico, se la cosa si venisse a sapere, perderebbe tutto: il lavoro, la stima, la famiglia, tutto.
Grazie a questo, il KGB lo ha costretto ad agire come una talpa all'interno dell'istituzione monetaria americana. Il fatto che non sia un funzionario d'alto rango, bensì un impiegato addetto alla produzione e allo stoccaggio del denaro, fa sì che non sia un osservato speciale delle autorità. Per lo stesso motivo, viene spesso a sapere notizie riservate da gente che lo considera più come un pezzo dell'arredamento che come un collaboratore.
Svetlov ha fatto contattare altresì dagli agenti presenti nel consolato di New York alcuni membri del Partito Comunista degli Stati Uniti in clandestinità, che hanno promesso il loro supporto - personale e materiale - all'operazione, dopodiché è partito da Mosca con un volo diplomatico e 3 fidati collaboratori per dare il via all'Operatsyia Tyul'pan.
Come stanno in realtà le cose?
La sanguinosa rapina al portavalori della Wells Fargo è in realtà la prima mossa dell'Operazione Tulipano. Il furgone blindato stava trasportando 1 milione di dollari in banconote di piccolo taglio, ritirate dal mercato, dalla sede della FED di New York ad un impianto di smaltimento nel New Jersey.
I russi hanno avuto l'imbeccata per tempo da Miller, ed hanno organizzato l'imboscata con l'aiuto della quinta colonna comunista. Si sono procurati i veicoli utilizzati nella rapina - un furgone della compagnia elettrica ed una berlina - commissionandone il furto ad un piccolo malavitoso locale: Jimmy rat-face Ratcliff che li ha consegnati ai russi in un magazzino abbandonato nel Queens. Qui Jimmy ha incontrato la "banda", ha incassato i suoi soldi ed ha anche ottenuto, come parte del pagamento, un'arma di cui si è invaghito, una Mauser 'Bolo' portata da uno della "banda".
Quest'arma sarà un indizio importante per dirimere la vicenda.
La rapina ha avuto quindi lo scopo di procurare la carta originale delle banconote, senza dover cercare di riprodurla, un procedimento lungo, costoso e difficile da portare a termine in segreto. Le banconote sono state quindi portate con un veicolo "pulito" e insospettabile nella lavanderia di Hell's Kitchen per essere "lavate" (letteralmente) dalla stampa originale e da lì trasferite nella tipografia di Staten Island dove verranno poi ristampate come banconote nuove ma di grosso taglio: da $1 e $5 a $50 e $100!
L'ultimo passo mancante è l'inchiostro, campioni del quale sono stati trafugati da Miller per consegnarli al laboratorio di Krate nel Queens per l'analisi e la successiva riproduzione, il tutto praticamente alla luce del sole, in quanto ciascuna delle attività coinvolte, gestite o proprietà di membri del Partito Comunista americano, è assolutamente legittima e sta svolgendo le sue normali attività.
L'unica anomalia che può rivelare cosa sta accadendo, è la necessità di spostare la roba, durante le varie fasi dell'Operazione, da uno stabilimento all'altro, cosa che avviene necessariamente nel cuore della notte, per evitare possibili interferenze.
Un altro problema, irrisolvibile al momento, è che per l'intera faccenda occorre tempo, parecchio tempo, non solo per sintetizzare i componenti necessari ma anche perché il processo, a differenza di quanto accade normalmente, prevede la stampa di ciascuna, singola, banconota, un lavoro tedioso e lungo, così che solo poche centinaia di pezzi possono essere realizzati per ogni notte di lavoro.
Una tragica rapina
I personaggi giocanti vengono coinvolti nella vicenda in quanto poliziotti del Dipartimento di New York, agenti federali (l'FBI è incaricato delle indagini sui crimini commessi durante lo svolgimento di attività federali), cronisti d'assalto o investigatori privati con agganci con la polizia o perché incaricati dalla società rapinata (la Wells Fargo).
Come descritto più sopra, la scena della rapina si presenta come un vero campo di battaglia. Ci sono bossoli dappertutto, appartenenti evidentemente ai rapinatori, visto che le guardie giurate sul portavalori erano armate di revolver calibro .38 e di una doppietta a canne mozze calibro 12, il furgone è stato crivellato di colpi ed i portelli del vano di carico sono stati fatti saltare con un'esplosione controllata: un lavoretto di fino, niente dinamite o altri esplosivi fatti in casa.
Tutte queste prove possono essere raccolte in situ da qualunque investigatore, meglio ancora se con esperienza pregressa nelle forze armate (la Seconda Guerra Mondiale è finita solo da 12 anni e quella di Corea da meno di 4), altrimenti dovranno aspettare i risultati della Scientifica e della Balistica per saperlo.
Le vittime dell'assalto sono una dozzina, tra passanti e automobilisti coinvolti, nessuno dei quali è rimasto fortunatamente ferito in modo grave o ucciso ma lo stesso non si può dire per l'equipaggio del portavalori. Di fatto solo l'aiuto del conducente è rimasto illeso, il suo collega alla guida è stato centrato alla testa nonostante il vetro blindato, così come i due colleghi nel retro: uno ha subito uno shock da concussione a causa dell'esplosione che ha scardinato i portelli posteriori, l'altro è stato freddato da uno dei banditi, dopo aver scaricato un colpo del suo calibro 12 sul primo bandito che ha provato a salire sul mezzo.
Quindi c'è almeno un ferito tra gli attaccanti, anche piuttosto grave (giro di tutti gli ospedali cittadini, specie quelli secondari, da parte degli agenti?) che però i suoi complici hanno raccolto e si sono portati dietro. Una volta messe le guardie giurate in condizioni di non nuocere, i banditi hanno afferrato gli scatoloni contenenti le banconote destinate alla distruzione e le hanno caricate su un furgone lì in attesa. Quale furgone? Uno di quelli della Società Elettrica, per quanto possa sembrare strano.
Dall'analisi dei bossoli recuperati sulla scena del crimine si evince che sono state usate pistole e armi automatiche, probabilmente surplus dell'ultima guerra, calibro 9mm Parabellum e .45 ACP.
Una macabra scoperta
Mentre le ricerche sono ancora in corso, viene dirottata agli investigatori che seguono l'indagine una chiamata da parte della Polizia dello stato di New York: sono stati rinvenuti, sulle rive del Hudson, a pochi chilometri dal sito della rapina, due veicoli, abbandonati e dati alle fiamme: una berlina e un furgone. Da quel che è rimasto della vernice sulla carcassa di quest'ultimo, si direbbe che appartenga alla Società Elettrica di New York.
C'è di più: all'interno del furgone bruciato, è stato rinvenuto un cadavere carbonizzato. Forse sarebbe il caso di andare a vedere.
Una volta sul posto, che è stato già cordonato dagli agenti della polizia di stato, gli investigatori trovano tutto esattamente come descritto. Dentro il relitto ancora fumante del furgone c'è un corpo, apparentemente quello di un uomo, come confermerà il coroner non appena arriva sulla scena.
C'è un indizio importante, in mezzo all'erba e al fango: un singolo bossolo, apparentemente di acciaio laccato, un materiale abbastanza anomalo per le munizioni normalmente reperibili negli Stati Uniti. Di più, i marchi sul fondello del bossolo non sono in alfabeto latino (è cirillico). Si tratta infatti del bossolo di una 9mm Makarov arma d'ordinanza di recente introduzione nelle forze armate sovietiche. Perché un personaggio trovi l'indizio di persona, deve realizzare un Tiro Salvezza su Intelligenza di Livello 2 ovvero un Tiro Salvezza sulla Fortuna di livello 3.
Jimmy
Jimmy
Rat-face Ratcliff è un malavitoso di piccolo cabotaggio con aspirazioni a gangster di primo livello. É stato contattato dalla cellula del Partito Comunista, con la quale ha già avuto a che fare in passato, perché nonostante sia un cialtrone è piuttosto affidabile. Inoltre, spesso pretende pagamenti in merci piuttosto che in denaro, se si incapriccia di qualcosa che i suoi committenti hanno. É successo proprio questo: quando ha consegnato i veicoli che ha rubato, gli sono caduti gli occhi su un pezzo di ferramenta in possesso di uno dei suoi "clienti" e ha chiesto di averlo come parte del pagamento pattuito. Si tratta di una Mauser 'Bolo', la versione prodotta per le Guardie Rosse della celeberrima Mauser C96 un'arma particolarmente prestigiosa per la mala newyorkese. L'uomo l'ha ceduta obtorto collo, spinto da quello che era evidentemente il suo superiore e Jimmy è tornato alle sue consuete attività felice e contento. Fino a ieri sera, quando è stato coinvolto in una rissa in una bettola di Hell's Kitchen che ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine. Ha cercato di squagliarsi ma è stato individuato ed inseguito dagli sbirri. Quando l'hanno preso, gli hanno trovato addosso il
ferro e qualcuno a cominciato a farsi delle domande. Al momento si trova in custodia al 18° Distretto in attesa di essere interrogato e/o trasferito a Rikers.
Anche in questo caso, la notizia viene diramata a tutti i distretti interessati, compreso l'ufficio centrale e notificata agli investigatori, in quanto Rat-face ha già numerosi precedenti per furto di autoveicoli.
Quando gli investigatori arrivano al 18°, Jimmy si trova già in attesa in una stanza per gli interrogatori e nonostante ostenti sicurezza, chiunque abbia cognizioni di Psicologia (Tiro Salvezza livello 1) può rendersi conto che in realtà è parecchio 'nervoso'. Jimmy non è stupido, sa della rapina al portavalori e sa che con ogni probabilità ne è stato complice - ancorché inconsapevole - e che quindi rischia un'accusa di favoreggiamento ovvero di complicità in duplice omicidio, il che vorrebbe dire l'ergastolo!
Se gli investigatori giocano bene le loro carte, otterranno da Jimmy le seguenti informazioni:
✅ Sì, ha procurato lui i veicoli usati per la rapina al portavalori;
✅ Sì, si è trattato di un lavoro su commissione, gli sono stati richiesti espressamente una berlina di grossa cilindrata ed il furgone appartenente ad una compagnia di servizi cittadina: luce, gas, telefono, uno qualunque purché originale.
✅ La pistola l'ha avuta come parte del pagamento per il suo 'lavoretto' da un tizio taciturno che accompagnava un uomo distinto ed una donna con la quale ha avuto già a che fare in passato. L'uomo distinto sembrava essere al comando.
✅ La consegna è avvenuta in un magazzino abbandonato nel Queens, dove ha incontrato in altre occasioni i suoi 'clienti' per consegnare o scambiare la 'merce'.
❎ No, non ricorda il nome della donna però in altre occasioni si è presentata con un tizio, un certo Frank o Frankie, qualcosa del genere, uno immischiato con un qualche sindacato e un mezzo sovversivo.
❎ No, non ha assolutamente partecipato o collaborato alla rapina, si è limitato a fare il suo lavoro: procurare i veicoli richiesti dal committente e ritirare il pagamento. Una semplice transazione d'affari.
Arriva la Scientifica
1) Balistica
Gli investigatori possono attendere comodamente nel loro ufficio i rapporti della Scientifica oppure, novelli San Francesco degli sbirri, fare la questua visitando di persona i vari laboratori ed avere le impressioni di prima mano dagli esperti.
Nel caso del laboratorio di Balistica, ci sono sia conferme che sorprese: possono confermare che durante l'assalto i banditi hanno usato armi automatiche, pistole mitragliatrici o similari, sia in calibro 9mm Parabellum che .45 ACP; con tutta la ferramenta che gira per il mondo dopo una guerra mondiale ed una - più recente - in Asia, ciò non dovrebbe sorprendere e i delinquenti hanno una vera passione per qualunque cosa faccia BANG BANG a ripetizione.
C'è però una novità, di cui si è venuti a conoscenza solo esaminando il relitto del portavalori: per fermarlo è stato usato un altro tipo di arma, un fucile di medio calibro ad alta velocità, con ogni probabilità un Mauser o altra arma similare. Non se ne sono resi conto subito perché sulla scena non c'erano bossoli ed i testimoni non hanno visto nessuno del commando armato con un fucile; alcuni testimoni hanno però sentito degli spari isolati, provenire da oltre la strada, forse ad una cinquantina di metri dalla carreggiata. Fatto sta che il furgone è stato immobilizzato da precisi colpi alle ruote sparati con un calibro .323 (8mm), così come il parabrezza blindato: due colpi, praticamente nello stesso, identico punto di impatto, il primo ha indebolito e il secondo trapassato il vetro blindato e colpito in faccia l'autista.
Sono in attesa delle prove dal Coroner ma sembra scontato che la pallottola che l'ha ucciso sia una 8mm Mauser, compatibile con quelle che hanno perforato la vetratura.
Per quanto riguarda invece le altre due vittime - la guardia giurata che ha opposto resistenza ed il cadavere rinvenuto nel furgone bruciato - hanno estratto le pallottole dai corpi e le hanno inviate immediatamente al laboratorio per l'identificazione. La guardia giurata è stata uccisa con delle 9mm munizioni molto comuni in ambito militare, cosa che confermerebbe le testimonianze sui banditi armati di mitra, mentre il John Doe è stato ucciso con un preciso colpo alla nuca, stile esecuzione, con una .38/9mm. All'inizio si è pensato a delle calibro .380 ACP ma la misurazione e la pesatura del proiettile nonché la composizione, lasciano pensare ad un tipo di munizione che non si trova ancora negli archivi della Polizia, probabilmente di provenienza estera. Hanno inviato fotografie e dati al FBI e alle autorità militari per l'identificazione ma ci vorrà un po'.
Nota per il GM: ovviamente se qualche investigatore ha rinvenuto il bossolo sulla riva dell'Hudson, saprà già che si tratta di un articolo d'importazione dell'Est Europa e l'identificazione da parte della scientifica sarà più puntuale ed accurata: si tratta di una 9mm Makarov, cartuccia di recente adozione per le FF.AA. e di polizia dell'URSS, utilizzata principalmente nella pistola semiautomatica omonima, attualmente in dotazione solo ai sovietici e ai più stretti paesi satelliti, come la DDR. Non è quindi un'arma comune in Occidente e difficilmente legata alla malavita americana.
2) Coroner
Le indagini del medico legale si sono concentrate con la massima priorità sulle vittime della rapina al portavalori e i risultati, con l'eccezione della guardia giurata fulminata sul retro del furgone, sono alquanto peculiari.
Il conducente è stato ucciso con un unico, preciso colpo al volto con un proiettile di medio calibro ad alta velocità, una cartuccia da fucile, più specificatamente, un 8mm Mauser, recuperato pressoché intatto dal cranio della vittima. Questo perché la pallottola è stata evidentemente rallentata al momento di perforare il vetro blindato. Lo si deduce anche da alcune, minuscole schegge di vetro, penetrate nella ferita assieme al proiettile.
L'altra guardia giurata è stata freddata con una raffica di colpi molto ravvicinati, segno che gli hanno sparato con un'arma automatica. La tesi è sostanziata dalle pallottole recuperate, che sono calibro 9mm Parabellum, calibro molto diffuso per le armi corte militari ma un po' meno per quelle civili in commercio negli Stati Uniti.
Il John Doe ritrovato carbonizzato sul retro del furgone dato alle fiamme dai banditi è invece un bel mistero. Si sono potute recuperare solo delle impronte parziali dal cadavere, che non hanno dato risultati finora. Il tizio è evidentemente ignoto alle forze di polizia in questo stato. Continuano le ricerche presso altri dipartimenti ma ci vorrà tempo per i risultati.
Quello che è interessante è invece la causa di morte: è stata colpita all'addome da una scarica di pallettoni #4, non immediatamente fatale e poi finito, stile esecuzione, con un preciso colpo alla nuca. Qui il mistero si infittisce, poiché la pallottola recuperata - una .38 - non è di un tipo comune. Inizialmente si è pensato ad una .380 ACP o una 9mm Lunga ma il diametro effettivo è troppo grande per queste due munizioni così come la composizione della pallottola non rispecchia gli standard americani. La pallottola è stata inviata alla balistica e da lì al FBI in attesa di riscontri.
Per non tralasciare nulla, è stato prodotto un calco dentale ed inviato a tutti i maggiori ospedali e studi odontoiatrici dello stato per un eventuale riconoscimento ma anche qui, per ora, tutto tace. C'è però una particolarità: i denti dello sconosciuto sono stati curati, di recente, sembrerebbe ma la tecnica utilizzata non rientra tra quelle comunemente adottate in America, il che fa propendere per un'origine straniera della vittima.
Per il resto, si tratta di un maschio adulto, con ogni probabilità caucasico, alto e robusto.
Nota per il GM: dopo 48 ore gli investigatori potranno avere un rapporto da uno degli studi medici interpellati. Non c'è (ovviamente) l'identificazione della vittima ma il dentista è sicuro che la tecnica di ricostruzione dentale dello sconosciuto sia stata effettuata in Europa orientale, molto probabilmente in Russia. Il dottore è infatti reduce da un tour di servizio a Berlino Ovest dove ha avuto modo di vedere quel particolare tipo di tecnica da parte dei suoi colleghi russi.
Colpo gobbo al Club 82
Nel momento in cui gli investigatori dovessero farsi un'idea sul coinvolgimento di "malavitosi" russi nella rapina al portavalori, potrebbero realizzare che forse c'è dietro qualcosa di molto più grosso, tipo l'Unione Sovietica. L'intelligence è già a conoscenza della
minaccia rossa in vari paesi dell'Occidente e gli Stati Uniti non fanno sicuramente eccezione, dal momento che ospitavano, prima che divenisse fuorilegge, un Partito Comunista piuttosto numeroso e ben organizzato.
Cercando informazioni in giro, sia attraverso canali ufficiali (FBI, CIA) che ufficiosi (informatori sulla strada) possono venire a conoscenza del fatto che vi sono vari locali del underground di New York, famosi per essere dei ritrovi di spostati di vario tipo: comunisti, anarchici, invertiti, sostenitori dei diritti civili per negri e ispanici. Gira una certa voce che in uno di questi locali, nell'East Village, si terrà a breve una di queste "rimpatriate": il Club 82.
Se gli investigatori danno retta alla soffiata e organizzano una retata, rimarranno delusi. C'è un raduno di spostati, è vero ma non del tipo con falce e martello. Due volte alla settimana il Club 82 è aperto agli avventori della comunità gay di New York (e non solo) e questa è una di queste. C'è tutto uno zoo di checche, travestiti, lesbiche e quant'altro ma di tovarich manco l'ombra.
Ovviamente gli agenti del distretto di zona, chiamati a dare manforte per la retata, se la ghignano alla grande perché sanno benissimo delle attività del locale (qualcuno in realtà è anche in imbarazzo perché è un... frequentatore clandestino del club, per capirci) eppure, in mezzo alla bailamme generale, c'è qualcuno che è veramente a disagio e che finirà per attirare l'attenzione: una femme fatale che cerca disperatamente di scomparire alla vista per tagliare la corda dal retro (Tiro Salvezza su Intelligenza o Fortuna livello 2, -1 livello se l'investigatore afferma di cercare comportamenti sospetti tra i presenti).
La "signorina" è in realtà David Miller - la talpa della zecca di Philadelphia - che trovandosi in città non ha resistito alla possibilità di fare nuove amicizie in un territorio per lui vergine ed ha scelto proprio questo locale e questa serata perché sapeva che sarebbe stata una serata per drag queen. Una volta notato, cercherà di darsi alla fuga con ogni mezzo possibile, anche mettendo seriamente a rischio la sua incolumità e quella di chi lo insegue, pur di sfuggire alla cattura. No, non lo fa perché è una spia ed un collaborazionista ma perché ha il sacro terrore che il suo segreto sia scoperto e rivelato.
Miller si rivelerà un osso più duro del previsto ma se opportunamente... incoraggiato, per esempio minacciandolo di rivelare all'universomondo e soprattutto al dipartimento del Tesoro da cui dipende delle sue attività extracurriculari notturne, crollerà e vuoterà il sacco:
✅Sì, è stato lui la talpa che ha informato i rapinatori del trasporto della valuta, del percorso e dell'orario del trasferimento.
✅Sì, ha trafugato dei campioni di inchiostro dalle stampanti per consegnarlo ad una terza parte interessata.
❎No, non sa se i due eventi - la rapina e la consegna degli inchiostri - siano collegati (ovviamente mente perché chi glieli ha chiesti sono le stesse persone).
❎No, non l'ha fatto per soldi, né tanto meno per motivi ideologici: è stato ricattato per costringerlo a collaborare.
✅Sì, il ricatto coinvolge la sua sfera sessuale, i ricattatori hanno prove, estremamente convincenti, che lui sia un sodomita e un travestito - d'altronde quest'ultima cosa ora la conoscono già anche gli sbirri...
❎No, non conosce i suoi ricattatori.
❎(a domanda specifica se ci siano di mezzo i sovietici) Non che lui sappia: chi lo ha contattato era sicuramente americano.
✅Ha consegnato l'inchiostro ad un tale in un diner nel Queens, vicino agli stabilimenti, molto frequentato da operai e colletti bianchi delle fabbriche lì vicino (se si insiste su questo punto) Sì, gli è sembrato che questa persona fosse conosciuta, sia dal personale del diner che da buona parte degli avventori.
✅(solo se gli investigatori insistono sul coinvolgimento nella rapina) Sì, ha comunicato le informazioni ad un numero di telefono e - Sì - ha ancora quel numero.
Il numero di telefono
Una rapida indagine presso la Compagnia dei Telefoni indica che il numero è di un apparecchio situato a Staten Island, un telefono pubblico installato nella hall del Daisy Hotel, un alberghetto di infima categoria nella zona di Fort Wadsworth.
Harry's Diner & Grill
Il locale dov'è avvenuto lo scambio si trova nell'area industriale del Queens, in prossimità di stabilimenti di grandezza media-piccola per lo più operanti o proprietà di compagnie chimiche come la Palmolive e la Procter & Gamble.
Il locale è frequentato giorno e notte principalmente dagli operai e dagli impiegati di queste ditte ma anche funzionari e dirigenti lo frequentano per la colazione la mattina.
Se gli investigatori menzionano per qualunque motivo il nome Frank o Frankie gli verrà risposto che ce ne sono almeno una ventina che rispondono a quel nome. Se gli investigatori specificano che stanno cercando qualcuno coinvolto con un sindacato, allora Sì: c'è un certo Frankie Coogan, un vero e proprio agitatore, che lavora nello stabilimento della Procter & Gamble in fondo alla strada.
A meno che gli investigatori non si siano tirati dietro David Miller o si siano fatti fare un identikit alla centrale, mai e poi mai potranno identificare Eugene Krates, l'uomo a cui Miller ha consegnato i campioni.
Frankie
Francis Coogan,
Frankie per gli amici
è un simpatizzante comunista e noto agitatore sindacale. Basta chiedere all'FBI per saperlo, hanno un file di notevoli dimensioni su costui. Pizzicarlo non è facilissimo: c'è solo una possibilità remota (Tiro Salvezza sulla Fortuna Livello 3) che si trovi all'Harry's o che vi entri mentre gli investigatori stanno chiedendo in giro. Si è preso qualche giorno di aspettativa per
motivi familiari e non è reperibile nemmeno a casa, il che corroborerebbe l'ipotesi che sia fuori città. Lo è, ma non così lontano. Al momento è infatti molto impegnato a prestare la sua opera alla stamperia clandestina a Staten Island e quando è libero passa il suo tempo al Daisy Hotel coi suoi complici e solo raramente si fa vedere in giro nel Queens se non per incontrare qualche operaio sindacalizzato che ha bisogno della sua
consulenza.
Ovviamente, dal momento che ha la coda di paglia, nell'istante stesso in cui comprende di essere oggetto delle attenzioni dei piedipiatti si involerà il più velocemente possibile, cercando di non dare troppo nell'occhio. Se scoperto, fuggirà a gambe levate e se messo all'angolo, tirerà fuori la Berta per togliersi di dosso gli sbirri. Prenderlo vivo sarà una notevole impresa, farlo cantare, pure peggio, perché sa benissimo che se lo collegano alla rapina, agli omicidi, per non parlare dei sovietici, il minimo che lo aspetta è l'ergastolo a Sing Sing!
Eugene
Eugene Krates, al secolo Eugenyi Kratoff, è sparito da alcuni giorni dalla circolazione. Se gli investigatori hanno con sé Miller quando arrivano all'Harry's Diner & Grill, non lo troveranno, a meno che non si presentino intorno alla mezzanotte. A quell'ora il
dottor Krate si fa vedere per uno spuntino.
Se gli investigatori hanno un identikit, gli operai non saranno di grande aiuto (molti hanno o hanno avuto problemi con le autorità e sono restii ad aiutare i piedipiatti, specialmente se stanno cercando qualcuno benvoluto da tutti) mentre il personale del locale, se adeguatamente incentivato (non ci vuole molto per capire che stanno ricevendo delle occhiatacce da buona parte degli avventori - Tiro Salvezza su Intelligenza (Psicologia) livello 1 per capirlo se non ci arrivano da soli) alla fine riconoscerà la faccia per quella del Dottor Krate, un chimico responsabile della produzione al vicino stabilimento della Palmolive.
Il dottore è un cliente abituale ma da qualche giorno a questa parte si fa vedere solo di notte e nemmeno tutte le sere.
Questo perché è impegnato nella sintetizzazione degli speciali inchiostri per la stampa delle banconote, ovviamente, che ha luogo nottetempo, quando le attività dello stabilimento sono meno intense e c'è solo il personale tecnico per la supervisione dei reattori chimici. Di giorno il buon dottore dorme a casa sua (per ragioni di sicurezza, Svetlov non vuole che venga visto assieme a lui o agli altri agenti sovietici, per timore che la sua copertura venga compromessa) ma non appena l'inchiostro viene sintetizzato, effettua lui - assieme ad un simpatizzante comunista, di solito Frankie - la consegna dell'inchiostro alla tipografia di Staten Island. La cosa avviene di solito ogni 48 ore perché per il processo di produzione - che avviene solo di notte, lontano da occhi indiscreti - è costretto ad utilizzare l'equipaggiamento del laboratorio dell'azienda e non i reattori industriali che producono saponi e solventi.
A differenza degli altri cospiratori, Krate/Kratoff è stato condizionato per non cadere nelle mani del nemico. Se compromesso, tenterà ovviamente la fuga all'estero (verso il Messico, dove i simpatizzanti alla causa comunista sono parecchi) e se questo non fosse possibile, si batterà con la furia di un ratto in trappola. Se miracolosamente dovesse esser preso vivo, non lo resterà a lungo, a meno che, al momento della cattura, non venga posto sotto una rigorosa sorveglianza e messo nelle condizioni di non nuocere. Alla prima occasione infatti, tenterà il suicidio, molto probabilmente riuscendoci o riducendosi comunque in condizioni tali da non poter più essere utile alle indagini.
Il magazzino abbandonato
Se gli investigatori hanno già fatto cantare Rat-face Jimmy, probabilmente avranno avuto da lui l'ubicazione del magazzino dove è avvenuto lo scambio tra lui e i russi. Se indagano sul posto, ad una prima, cursoria ispezione, non troveranno nulla di strano: è un deposito abbandonato come ce ne sono tanti in quella zona del Queens: fatiscenti, con porte e finestre inchiodate, vetri rotti, vecchie cancellate e catenacci arrugginiti.
C'è però un particolare che potrebbe attirare la loro attenzione: uno dei magazzini adiacenti mostra segni di uso recente. Ci sono tracce di pneumatici che entrano ed escono dalla porta, che è rugginosa ma non così malmessa come sembra. Ci sono tracce di grasso sui cardini e la catena col lucchetto che la chiudono sono nuovi. (Tiro Salvezza su Intelligenza Livello 1 per notare le tracce di traffico recente, Livello 2 per identificare al volo il magazzino e le migliorie apportate).
Il magazzino è infatti adibito a rimessa per gli altri mezzi della cospirazione sovietica: un furgone senza insegne o marchi ed uno intestato ad una tipografia di Staten Island. Una breve ricerca presso gli uffici del municipio identificherà il capannone come proprietà di un certo Solomon Berkowitz.
L'unico modo per collegare in qualche modo il magazzino con le attività illecite della banda di rapinatori è mettendo sotto sorveglianza il posto. Nottetempo qualcuno arriverà per accedere al deposito e ritirare uno dei due veicoli per qualche operazione di trasferimento, di solito Valentina o Grigorij accompagnati da un altro membro della banda che fa da autista (di solito Frankie che è un autotrasportatore e conosce New York come le sue tasche).
Nota per il GM: Solomon Berkowitz è solo un inconsapevole prestanome, è il proprietario originale di svariati capannoni lungo la via; è noto alle forze dell'ordine in quanto, negli anni '20 e '30, sospettato di far parte della malavita giudea di New York per il contrabbando di alcol in città durante il proibizionismo. Una ricerca negli archivi della polizia o dei principali quotidiani locali, riporterà che i magazzini furono coinvolti in una massiccia retata dei G-Men e sequestrati. Da allora sono rimasti in disuso. Berkowitz ormai è un vecchio che passa buona parte dei suoi giorni in sinagoga e non c'entra nulla con l'Operatsiyia Tyul'pan.
É stato però lui a dare il permesso di usare la sua proprietà ad Abraham Kaminsky, come favore personale ad un correligionario che ha tanto sofferto durante la guerra. Kaminsky è il proprietario del furgone privo di insegne, come si potrà facilmente scoprire con un controllo alla motorizzazione cittadina.
Valentina & Grigorij
Per quanto riguarda i due agenti russi, se gli investigatori provano a fermarli o se ritengono di esser stati scoperti, cercheranno di darsi alla fuga, anche a costo di provocare morti e feriti. Da questo punto di vista, Grigorji è il più pericoloso, perché metterà da subito mano all'artiglieria. Valentina è meno prona all'uso immediato della violenza ma è comunque un'avversaria temibile.
Ad ogni modo, tenteranno di evitare la cattura se affatto possibile. Se messi con le spalle al muro, combatteranno come ratti in trappola. Se catturati, a differenza di Kratoff, non tenteranno il suicidio, si chiuderanno in un ostinato mutismo, rifiutandosi di dire qualunque cosa agli investigatori, nell'attesa che il KGB li tiri fuori. Non portano mai con sé documenti di identità o qualunque altra cosa possa comprometterli (a parte Grigorij con la sua amata Stechkin).
Va da sé che, una volta beccati, Svetlov non esiterà un secondo a tacitarli. Per sempre. Ovunque si trovino.
Abraham
Il cuore dell'Operazione Tulipano, questo abilissimo falsario è attualmente impegnato a produrre le matrici per le banconote da 50 e 100 dollari che devono essere stampate e collabora fattivamente alla messa a punto della macchina da stampa speciale presso la tipografia di Staten Island.
Nella vita di tutti i giorni gestisce una bottega nel Lower East Side di Manhattan dove prepara su commissione stampe ed incisioni e riproduzioni di acqueforti ed altri oggetti d'arte simili. É un membro integerrimo della comunità e frequenta con assiduità la sinagoga.
É anche estremamente prudente: il lavoro per i russi lo sta svolgendo fuori dal suo territorio, in modo che non possa essere in alcun modo ricollegato alla sua attività diurna. Nella sua bottega gli investigatori non troveranno traccia del suo operato illegale.
In realtà, di quando in quando, fa ancora qualche lavoretto non proprio pulito ma svolge le sue contraffazioni in uno stanzino segreto nel seminterrato di casa. Solo una perquisizione approfondita potrebbe rivelarlo e comunque ci sarebbero solo prove circostanziali di attività illecite per la produzione di certificati e documenti falsi, sufficienti a mandarlo in galera ma che in alcun modo lo collegherebbero alla cospirazione sovietica.
L'unico modo per beccarlo con le mani in pasta è di notte, nel retrobottega della tipografia a Staten Island, dove supervisiona le operazioni di stampa delle banconote, sempre se non se lo fanno sfuggire dalle grinfie, visto che è una faina, di nome e di fatto!
Il "Daisy Hotel" e la tipografia di Staten Island
Questi due locali sono descritti insieme per due ragioni: sono il punto di arrivo dell'indagine, se gli investigatori sono stati accorti nel mettere insieme gli indizi e si trovano nella stessa località geografica; entrambi infatti si trovano sulla stessa strada, uno dirimpetto all'altro, praticamente casa e bottega per i cospiratori dell'Operazione Tulipano.
Per quanto riguarda i due locali, le cose variano molto, a seconda che gli investigatori vi giungano di giorno o di notte.
Daisy Hotel, night & day
Durante il giorno l'albergo è un normalissimo ritrovo come ce ne sono molti in città: tranquillo, qualche avventore al (piccolo) bar interno; buona parte delle camere sono vuote, gli occupanti fuori per i loro affari fuorché al secondo piano, nelle stanze (due delle quali comunicanti) occupate dai russi. Valentina occupa la 202, Grigoij la 203 (una doppia che condivideva con l'altro agente, ora deceduto), mentre la 206, dirimpetto alle prime due, è un miniappartamento (soggiorno e camera da letto) occupato da Sergei Svetlov e quartier generale per tutti gli operativi dell'Operazione Tulipano.
Durante il giorno i collaborazionisti sono in giro per le loro faccende, i russi occupano le stanze, Svetlov può o non può essere presente.
Di notte l'albergo è tutto un viavai di gente, molte coppie clandestine ovvero gente che affitta le camere "a ore" per incontri a luci rosse, gli occupanti "regolari" occupano le loro stanze, compresi i russi, quando non sono in giro per effettuare trasporti e trasferimenti. Svetlov fa la spola tra il suo alloggio e la tipografia di fronte (50% che sia qui o nel laboratorio clandestino); quando tutti e tre i russi sono "in casa", si riuniscono nel miniappartamento di Svetlov per qualche riunione operativa con i sottoposti residenti.
Durante il giorno, i russi non sono particolarmente all'erta (c'è comunque sempre un collaborazionista al bar o alla reception di guardia, pronto a dare l'allarme in caso di intrusi e ficcanaso, come i piedipiatti) e potrebbe essere possibile sorprenderli con la guardia abbassata. Il fatto che abbiano scelto stanze al secondo piano è proprio per aver tempo di prepararsi - alla fuga o allo scontro - in caso di irruzione o retate della polizia.
La fuga dabbasso è ovviamente impossibile a meno di aprirsi la strada sparando, quella dall'alto è stata facilitata da alcune piccole migliorie preparare dai congiurati sul lastrico solare dell'edificio, al 5° piano; si tratta di passerelle, facilmente abbattibili, per permettere il transito dall'albergo agli edifici vicini.
Durante la notte, i russi sono in stato di massima allerta e sempre pronti, quando sono "in sede" e praticamente impossibili da sorprendere, anche senza la presenza dell'uccellino nella hall.
La tipografia
Durante il giorno la tipografia svolge le sue normali attività: i clienti si avvicendano al bancone per chiedere lavori e preventivi, le macchine sono in funzione e i dipendenti tutti presenti.
Di notte, tutto tace, apparentemente ma nel retrobottega ferve l'attività: ci sono sempre almeno tre simpatizzanti comunisti (il tipografo e due altri collaborazionisti), Abraham Kaminsky che lima le macchine e supervisiona il processo di stampa e spesso e volentieri ci sono anche Svetlov (che sorveglia il tutto) e Kratoff/Krates, se è avvenuta una consegna degli inchiostri speciali o della mistura chimica per "lavare" le banconote.
I rumori, per quanto possibile, sono mantenuti al minimo ma chiunque non sia completamente cieco o sordo può rendersi conto che c'è attività nella bottega, specialmente se passa dal retro, dove c'è l'uscita secondaria e il magazzino.
L'attività è costantemente sorvegliata, discretamente e a distanza, da Valentina o da Grigorij dalle finestre delle rispettive stanze, che danno sulla strada e quindi sulla tipografia. In caso di emergenza, chi è di turno allerta l'altro perché proceda ad avvertire i compagni con una telefonata (giù nella hall) mentre continua la sorveglianza pronto ad intervenire in caso di bisogno, sviando così l'attenzione dalla tipografia.
Se in qualche modo si riesce ad eludere la sorveglianza, ergo a neutralizzarla prima che dia l'allarme, è possibile prendere di sorpresa e con le mani in pasta i congiurati all'interno dell'opificio e magari evitare un bagno di sangue, visto che tutti (ad eccezione di Kaminsky) sono armati con la stessa ferramenta che hanno usato durante la rapina, carica e pronta all'uso.
Cast & Prop
Sergei Svetlov
Tenente colonnello nel neonato KGB, precedentemente ufficiale decorato del NKVD durante la Grande Guerra Patriottica, è asceso rapidamente nei ranghi grazie alla sua efficienza durante le operazioni di "pulizia" a Katyn' nel 1940 prima e durante le operazioni di "alleggerimento" contro tedeschi e finlandesi durante l'Assedio di Leningrado dove conosce e prende sotto la sua ala protettrice il piccolo Gregorij, il più giovane (e spietato) guerrigliero dell'URSS.
Freddo, calcolatore e grande pianificatore, è il creatore della Operatsyia Tyul'pan l'operazione clandestina, ispirata dalla Operation Bernhard tedesca per sconvolgere l'economia americana con l'insufflazione di valuta contraffatta sul mercato domestico e estero. Dal momento che l'operazione non è stata sanzionata da Mosca, quella attualmente in atto negli Stati Uniti non è che una prova generale e la dimostrazione fattiva che è possibile.
Si trova negli Stati Uniti in incognito, nemmeno a Mosca sanno che sia in America ma ha con sé un lasciapassare diplomatico, nel caso in cui le cose si mettessero male. Nonostante tutta la sua dedizione alla causa, la sua lealtà va principalmente a sé stesso e - a differenza degli altri agenti coinvolti - farà di tutto per mantenere la sua incolumità ed esistenza in vita.
Non ha altrettanto riguardo per la vita dei suoi collaboratori: gli amerikanski sono sacrificabili, i russi - ancorché a malincuore - danni collaterali nel caso in cui dovessero cadere in mano agli americani. Allo scopo ha già pronto un piano perché i suoi sottoposti abbiano degli "incidenti" (del tipo letale), in caso di cattura; solo una strettissima sorveglianza in un centro di detenzione federale (FBI per capirci) potrebbe impedire a Svetlov di "tacitare" i suoi collaboratori.
Svetlov, a differenza dei suoi sottoposti, non gira normalmente armato. Ha però a disposizione varie armi nel suo piccolo arsenale, e nella sua suite d'albergo e nella tipografia, tutta ferramenta locale, niente che possa ricondurre all'URSS.
Sergei Svetlov ha i seguenti punteggi e caratteristiche:
FOR 12, DES 12, COS 14, INT 16, CAR 15, FOR 12, VEL 10
Pistole 3, Armi Automatiche 2, Tattica 3, Coltelli 1, Burocrazia 3, Leadership 5, Osservazione 3, Veleni 3, Abilità Professionale (Interrogatorio) 5 e parla le seguenti lingue: Russo (nativo), Tedesco (dai suoi trascorsi con le forze di occupazione in Germania) e Inglese (è stato ufficiale di collegamento con i britannici in Germania).
Valentina Ivanova
Il più giovane cecchino dell'URSS durante la Grande Guerra Patriottica, è entrata nei ranghi a 16 anni durante la Battaglia di Stalingrado, sua città natale, dove ha collezionato più di 20 abbattimenti. Dopo la guerra è stata cooptata nei reparti "per operazioni speciali" del NKVD prima e del KGB poi, sempre sotto la direzione e il comando di Svetlov.
É una eccellente tiratrice, abile con tutte le armi ma fenomenale con un fucile; predilige quelli a ripetizione ordinaria, come il Mosin-Nagant col quale s'è fatta le ossa in guerra ma è in grado di usare con profitto qualunque modello con caratteristiche similari. Per l'operazione negli Stati Uniti le è stato fornito un Mauser Kar98K dotato di mirino telescopico ed ha mostrato di saperlo usare benissimo durante l'agguato al portavalori: è stata lei a far esplodere i pneumatici del veicolo e a sparare al conducente nonostante il vetro blindato, adoperando una vecchia tecnica di guerra adottata contro i carri armati: sparare due o più colpi sullo stesso punto esatto della vetratura fino a trapassarla.
Se non è in grado di usare il fucile (come quando è in giro per commissioni), Valentina porta con sé una P-38 tedesca mentre per i lavori pesanti ha a disposizione un MP-40 tedesco, tutte armi che conosce perfettamente dai suoi trascorsi di guerra.
Valentina è fedele alla causa ma non al punto di suicidarsi per essa. Potrebbe essere convinta a collaborare ma il suo normale atteggiamento, in caso di cattura, sarà di negare sempre, negare tutto ma soprattutto tacere. Non che questo la salverà, a meno di prendere serie precauzioni, perché la longa manus di Svetlov è pronta a ghermirla alla prima occasione utile.
Valentina Ivanova ha i seguenti punteggi e abilità:
FOR 10, DES 15, COS 10, INT 13, CAR 14, FOR 12, VEL 14
Pistole 3, Fucili 7, Armi automatiche 4, Imboscate e Movimento Silenzioso 5, Acrobazia 3, Tiratore da combattimento 5; parla Russo (nativo), Tedesco e Inglese abbastanza da capire ma non da poter intrattenere una conversazione.
Grigorij Volkov
Il "braccio destro" di Svetlov sin dai tempi di Leningrado, quando l'allora capitano del NKVD lo trovò e prese sotto la sua ala protettrice, nel 1943; Grigorij è quello che si può definire un
natural born killer, già all'età di 12 anni aveva visto e fatto cose che farebbero rivoltare lo stomaco ad un orco. Si sussurra addirittura che abbia commesso atti di cannibalismo durante le fasi più dure dell'assedio di Leningrado, sua città natale. Fatto sta che era considerato un castigo di dio tra i partigiani impegnati contro gli assedianti russi e finlandesi e che quando, una volta sollevato l'assedio, l'offensiva si è trasferita in Finlandia, ne abbia combinate di cotte e di crude.
Grigorij è un sociopatico, freddo, taciturno e incontrollabile. L'unico che sappia tenerlo in riga è solo Svetlov ed in alcuni momenti anche con difficoltà. In caso di scontro con gli investigatori, si trasformerà in una versione ante litteram del Terminator; prenderlo vivo sarà difficile ma nel caso in cui venga catturato, si chiuderà in un mutismo assoluto. Anche nel suo caso, Svetlov non correrà rischi e provvederà a tacitarlo per sempre alla prima occasione utile. Di tutti i russi presenti in questo scenario, Grigorij è l'unico che parli solo una lingua, il nativo russo. In realtà parla anche un po' di finlandese ma non ci tiene a farlo sapere.
Grigorij ha i seguenti punteggi e abilità:
FOR 14, DES 12, COS 14, INT 10, CHA 10, FOR 12, VEL 13
Pistole 3, Armi automatiche 5, Coltello 4, Rissa 3, Garrota 3, Abilità Professionale (Interrogatorio/tortura) 5, Imboscate/Movimento silenzioso 4
Di tutti gli agenti del KGB presenti, è l'unico che abbia con sé un'arma russa: si tratta di una machine-pistol Stechkin APS, dotata di tutti gli accessori. É l'arma con cui ha dato il colpo di grazia al suo collega - la vittima ritrovata nel furgone bruciato - e non se ne separa mai. In caso di combattimento, monterà il calciolo/fodero sull'arma e la userà come pistola mitragliatrice, per la quale ha una scorta di 4 caricatori da 20 cartucce.
Eugenij Kratoff/Eugene Krate
Eugenij Kratoff è uno dei più brillanti successi dei servizi segreti sovietici: immigrato con tutta la famiglia da ragazzo, negli anni '30, si è formato negli Stati Uniti, arrivando a frequentare la New York University (istituzione che ha sempre dato accesso agli studenti figli di immigrati) dove ha conseguito la laurea con dottorato in Chimica. Poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, americanizza il suo nome in Eugene Krate e lavora per varie aziende, tra cui la DuPont per la produzione di esplosivi e propellenti. Finita la guerra trova impiego stabile presso la Palmolive nel Queens (dove è già presente una cellula rossa del Partito Comunista degli Stati Uniti) dove è rimasto fino alla sua attivazione.
Eugene è un insospettabile, un cittadino modello, ma è stato condizionato e addestrato da adolescente nelle tecniche di sabotaggio e demolizione in URSS prima del suo trasferimento in America.
Kratoff non usa armi, ma è un esperto in esplosivi, che sintetizza lui stesso all'occorrenza, e in farmaci e veleni per uso speciale. É perfettamente in grado di creare una miscela esplosiva con qualunque prodotto chimico di base abbia a portata di mano.
L'unico valore di rilievo è l'Intelligenza (16) per il resto le sue caratteristiche sono assolutamente normali, mentre ha alti valori nelle abilità: Demolizioni 5, Chimica 10, Farmacologia 5, Ricerca 3, Analisi Chimica 10
Jimmy, Frankie e gli altri
Tutti i PNG secondari hanno caratteristiche nella norma, un paio di livelli nelle abilità professionali e Frankie a parte, abilità di combattimento trascurabili.
Frankie Coogan è l'eccezione: è un veterano della Campagna del Pacifico, si è arruolato nel 1942 per combattere i fascisti e si è ritrovato invece dall'altra parte del mondo a combattere contro i giapponesi. Quando è scoppiata la Guerra di Corea si è rifiutato di andare a combattere contro i fratelli comunisti e per questo si è fatto due anni di carcere ed è finito nel libro nero dei simpatizzanti comunisti del FBI.
Frankie ha punteggi significativi nelle seguenti abilità: Pistola 1, Fucili 2, Armi automatiche 2, Rissa 2, Guidare autocarri/furgoni 2 (abilità professionale).
Gli altri membri della cellula, 5 in tutto (due donne e tre uomini) sono impiegati, operai o artigiani: Joe è un tipografo (e titolare della tipografia con sua moglie Anne), Carter è un operaio della Palmolive, Jenny è una segretaria presso la stessa azienda e Tom è un meccanico in un'officina del Queens, tutta gente assolutamente comune e apparentemente insospettabile, anche se Frankie, Joe e Anne hanno avuto dei trascorsi negli anni '40 come simpatizzanti del USCP e per questo sono stati schedati dall'FBI.
L'arsenale
La banda ha a disposizione un discreto arsenale, essenzialmente un mix di pistole e revolver, sia di tipo commerciale che surplus dall'ultima guerra, quasi tutte in calibri molto comuni, come .32 e .380 ACP, 9mm Parabellum e .38 Special e moschetti automatici/pistole mitragliatrici, tutti residuati bellici acquisiti illegalmente, in calibro 9mm Parabellum e .45 ACP.
Nello specifico i membri del complotto dispongono di:
Smith & Wesson Military & Police (Joe e Jenny) Rivoltella calibro .38 Special, tamburo a sei camere, gittata efficace 27 metri, Danno 2+3
Colt Detective Special (Anne) Rivoltella calibro .38 Special, tamburo a 6 camere, gittata efficace 18 metri, Danno 2+2
Colt .380 Automatic (Tom, Carter) Semiautomatica, calibro .380 ACP, canna da 9,5 cm, caricatore amovibile da 7 colpi, gittata efficace: 23 metri, Danno 2
Walther PP (Sergei) semiautomatica, calibro .380 ACP, caricatore amovibile da 7 colpi, gittata efficace 40 metri, Danno 2
Walther P38 (Valentina, Frankie) semiautomatica, calibro 9mm Parabellum, caricatore amovibile da 8 colpi, portata efficace 50 metri, Danno 3
Browning 1906 (Kratoff) semiautomatica, calibro .25 ACP, caricatore amovibile da 6 colpi, portata efficace: 10 metri, danno 1
Stechkin APS (Grigorij) pistola automatica, calibro 9x18mm Makarov, caricatore amovibile da 20 colpi, portata efficace: 50 metri come pistola, 200 metri come
machine-pistol con la fondina/calciolo montata, Danno: 2+3
Come armi lunghe il gruppo dispone di:
(1) Thompson M1928A1 (Arma preferita da Sergei se le cose si mettono male) Moschetto automatico, calibro .45 ACP, caricatore a tamburo da 50 colpi, portata efficace: 200 metri, Danno: 4+3
(2) Maschinenpistole MP40 (uno appannaggio esclusivo di Valentina quando non può usare il fucile), pistola mitragliatrice, calibro 9mm Parabellum, caricatore a scatola amovibile da 32 colpi, portata efficace: 200 metri, Danno: 3+1
(2) M3 SMG pistola mitragliatrice calibro .45 ACP, caricatore a scatola amovibile da 30 colpi, portata efficace: 200 metri, Danno: 4+3
infine nascosto nella stanza di Valentina, dietro l'armadio, c'è un
Mauser Kar-98k§ fucile a ripetizione ordinaria, calibro 7,92mm Mauser, serbatoio integrale da 5 colpi, portata efficace: 600 metri, Danno: 11
§ fucile dotato di ottica di precisione, +10 ai tiri per colpire oltre i 50 metri, usa la Tabella II
Note finali e di ambientazione
Questa è la prima volta in assoluto che mi cimento con questo gioco che, per molti di voi, è un esimio sconosciuto ma che invece è un classico che va in giro "solo" dal 1983, uno spin-off, scritto da quel
Michael A. Stackpole che sarebbe poi diventato un affermato romanziere, famoso per aver scritto romanzi per Battletech e Star Wars e molto altro, ovviamente, al tempo membro della cerchia di
Ken St. Andre, l'autore del contraltare di Dungeons & Dragons:
Tunnels & Trolls.
Stackpole ha dimostrato come, con un minimo di modifiche, il sistema ideato da St. Andre possa essere adattato a qualunque ambientazione ludica e il suo Mercenaries, Spies & Private Eyes ne è la prova: un sistema di gioco semplice, elegante, un po' caciarone quando c'è da fare a botte, e parecchio difficile per tutti i Gung-Ho malati di powerplay!
Erano anni che non mi decidevo a scrivere qualcosa quando poi ho avuto lo stimolo l'anno scorso, con la pubblicazione su DriveThruRPG di un modulo per MSPE (il primo dopo non so quanti anni) ambientato proprio negli anni '50 del secolo scorso, un periodo tutto sommato affascinante, quando il mondo era ancora tutto da scoprire e gli sconvolgimenti dovuti alla Seconda Guerra Mondiale stavano avviando sulla loro scia un vero e proprio terremoto, come la decolonizzazione in Africa e in Asia e i vari movimenti rivoluzionari nel resto del mondo.
Come nota di costume, qualcuno di voi avrà notato che, nel testo dell'avventura, venga usato un linguaggio politicamente scorretto. A parte che, come il Grande Clint Eastwood, in tutta sincerità del politicamente corretto me ne sbatto alla grande, stiamo parlando di una storia ambientata negli Stati Uniti negli anni '50, dove certe "sensibilità" molto presenti oggi non passavano nemmeno per l'anticamera del cervello all'americano medio, anzi!
In questo senso, il linguaggio, anche aspro, è una caratteristica del periodo e stabilisce in un certo senso il tono della vicenda. Ovviamente è usato con licenza narrativa, non come incentivo all'invettiva.
Tornando a bomba, perché proprio MSPE come nuovo gioco? Perché di recente è uscita l'ultima, definitiva edizione (detta anche edizione combinata) che unisce le due principali edizioni del gioco come pubblicate negli anni '80; il manuale di base è quindi facilmente reperibile, sia come cartaceo che in formato digitale, quest'ultimo davvero per pochi spicci (meno di 10 euro al momento) e vi assicuro che ne vale la pena, nonostante i 40+ anni sotto la cintura.
Comunque, per quanti invece preferiscano sistemi di gioco più noti o consolidati, pubblicherò quanto prima le note di conversione per BRP/G.O.R.E. così da poter usare questa avventura con un sistema di gioco sicuramente più pratico per la grande platea dei giocatori.
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