lunedì 28 marzo 2022

Those Dark Places: Industrial Science Fiction Roleplaying (una recensione per un nuovo arrivato)

 Alla fine mi sono deciso ed ecco qui le mie due(mila) righe su questa recentissima (2020) produzione, tra l’altro da parte di un editore che mai e poi mai avrei pensato pubblicasse materiale ludico di alcun genere, dal momento che la Osprey Publishing è specializzata in pubblicazioni a carattere storico/tecnico prettamente militari e invece ho scoperto che hanno messo su, in tempi recenti, ben due linee editoriali: una dedicata ai giochi di simulazione/skirmishing e l’altra ai giochi di ruolo pen & paper.
Questo prodotto fa ovviamente parte della seconda tipologia.

Tanto per cominciare, il gioco si presenta con un sobrio ed elegante volumetto rilegato con copertina rigida, stampato in quadricromia – per quanto concerne principalmente le illustrazioni – realizzato veramente bene, senza troppi frizzi o lazzi o tutti quegli artifici grafici tanto in voga oggi, che faranno pure tanto feego ma che sono un vero e proprio insulto alla vista, specialmente per chi – come il sottoscritto – non solo non è più tanto giovane ma ha da sempre qualche problemino oculistico.

Le illustrazioni, che potete apprezzare qui in giro, non sono moltissime ma sono ben realizzate nella loro semplicità e danno una buona idea del tipo di ambientazione per la quale il gioco è stato progettato.
D’altronde il sottotitolo: Gioco di ruolo di Fantascienza Industriale non è stato messo lì a caso, vuole proprio ricreare quelle situazioni così ben rappresentate in titoli classici di fine anni ‘70-anni ‘90 come Alien, Atmosfera Zero – chiaramente citati nel testo dall’autore – e aggiungo io altri come Moon 44, Punto di non ritorno e via discorrendo fino ad esempi assai più recenti che purtroppo in questo momento non riesco a richiamare alla mente.


Parliamo di
hard sci-fi, cioè di fantascienza più realistica ambientata particolarmente in ambienti chiusi e spesso claustrofobici, come astronavi, stazioni spaziali, avamposti su lune o mondi altrimenti inabitabili, dove la differenza tra la vita e la morte la fanno una tuta pressurizzata o pochi centimetri di plastica e metallo, dove tutto è estremamente funzionale e l’estetica conta poco o niente.
È quel tipo di fantascienza dove non esistono tecnologie fantasmagoriche come folgoratori, disintegratori e teletrasporto, dove i viaggi tra le stelle sono possibili ma occorrono mesi quando non anni, trascorsi per lo più – si spera – in animazione sospesa che sia criogenica o d’altro tipo; la tecnologia è avanzata ma non così tanto da non essere comprensibile per uomini del XX o XXI secolo.
Spero di aver reso l’idea.

Per quanto concerne il sistema di gioco, affermare che sia minimalista sarebbe oltremodo riduttivo, perché è davvero semplice al limite del banale… eppure funziona e anche bene, senza tante sAghe mentali, millemila modificatori e supercazzole aggiunte: prendi un banalissimo dado a 6 facce, aggiungi il punteggio di Attributo pertinente ed il valore di Abilità professionale – quando e se applicabile – e cerca di ottenere il punteggio più alto possibile.
Tutto qui.
Più semplice di così si muore.

In realtà possono intervenire anche altri modificatori dovuti alla situazione o all’impiego di particolari strumenti e gadget ma parliamo sempre di numeri abbastanza risibili (+1, +2 massimo +3 e sei un fratello!) con lo scopo ultimo di superare il fatidico 7 (un po’ come il classico 8+ di Classic Traveller/Cepheus Engine ma con un solo dado anziché due) che rappresenta un successo.
Successo sì… ma parziale!

Questa è una innovazione che ho già avuto modo di vedere in altri giochi di recente pubblicazione, il famigerato
tiro riuscito per un pelo che potrebbe però avere conseguenze impreviste a breve o medio termine, così tanto per ricordare ai personaggi che l’universo, tutto sommato, se non ci odia ci è quanto meno indifferente.

La creazione del personaggio, poi, è veramente quanto di più semplice si possa immaginare: il giocatore selezione un punteggio – da 1 a 4 – per ciascuno dei suoi 4 attributi: Carisma, Agilità, Forza e Educazione dopodiché sceglie due Posizioni Professionali tra le 7 attualmente disponibili e stabilisce qual è quella primaria (che permette di intraprendere qualunque azione legata alla sfera di competenza con un bonus di +2 al dado) e quale quella secondaria (che permette di agire con un bonus di +1 al dado) e il gioco è fatto.

Questi sono i punti di forza del gioco ma quali sono i punti deboli?
Purtroppo ce ne sono, primo fra tutti, la mancanza di qualsivoglia lista di equipaggiamento, che è lasciata interamente alla buona volontà del General Monitor (praticamente il Game Master con altro nome); di fatto ci sono solo alcuni esempi – assolutamente generici – di armi da fuoco/mischia e questo è quanto.
Anche se l’autore afferma di star lavorando a qualche supplemento per includere azioni planetarie, veicoli e soprattutto le astronavi, al momento è tutto assolutamente generico o mancante tout court e quindi lasciato – anche questo – al libero arbitrio e alla buona volontà del GM.
Insomma, c’è da lavorarci un po’ (tanto) se si vuole un minimo di concretezza ma è anche vero che esistono tanti e tali supplementi pubblicati per altri giochi ovvero generici, da poter saccheggiare qua e là senza preoccuparsi troppo.

Come tutti i giochi minimalisti, anche questo è volutamente, brutalmente letale, nel senso che i personaggi sono abbastanza fragilini e le armi fanno tanto, ma tanto male!
Per contro, il sistema di quantificazione dei danni è qualcosa che ho trovato davvero innovativo: ogni arma ha un punteggio di danno fisso che però rappresenta il massimale di danno che può infliggere.
Per ogni attacco andato a segno, il giocatore (o il GM) lancia 1d6 ed il danno effettivamente inflitto sarà pari al valore del dado ma non superiore al massimale dell’arma.
Per fare un esempio, se una pistola infligge 3 punti di danno, lanciando il dado si potranno infliggere 1, 2 o al massimo 3 punti-ferita; praticamente ogni risultato superiore a 3 sul dado, conta come 3.

Allo stato attuale, non c’è arma o implemento che possa infliggere più di 6 punti di danno (il massimo ottenibile su 1d6) ma anche questo non è un limite assoluto, visto che – parole dell’autore – QUESTO È IL VOSTRO GIOCO, l’avete acquistato, è vostro e potete farci quel che volete. Non vi piace una certa regola? Rimuovetela o cambiatela come preferite.
In pratica, il sistema di gioco non è che un canovaccio, da usare, modificare o implementare come meglio si crede e viste le mostruose carenze in determinati settori, bisogna prendere la cosa veramente sul serio o si rischia di non andare da nessuna parte.

Note finali e conclusione

Il gioco è valido?
Per quanto mi concerne, definitivamente SÌ e molto, specialmente se non si vuole avere a che fare con millemila tabelle, modificatori o quant’altro, è tutto molto alla mano e anche versatile, in fin dei conti.

Vale la pena averlo/usarlo?

La risposta è NÌ perché IO lo trovo accattivante ma non tutti hanno l’esperienza o la determinazione per mettersi ad ampliare e riscrivere interi paragrafi o introdurre nuovi parametri, di questo sono assolutamente consapevole.
In più c’è il problema, tutt’altro che secondario della reperibilità del gioco stesso, che è sì disponibile in una molteplicità di formati e sulle maggiori piattaforme di e-commerce, come DriveThruRPG, Amazon, IBS etc. etc. ma è pur sempre un prodotto a pagamento ed in genere ho qualche difficoltà a proporre articoli o scenari per qualcosa che non sia disponibile a basso costo o meglio ancora, gratuitamente.

Per quanti comunque fossero interessati, queste sono le informazioni pertinenti:


i prezzi vanno dai 9 pleuri e spicci per la versione Kindle ai 15 per il PDF (su DriveThruRPG) ai 17-19 euro per la versione cartacea, a seconda di dove la andate a pescare.

Per il momento è tutto, spero di avervi reso un servizio utile, ci si rivede come sempre su questa pagina per il prossimo post.

Enjoy!


Nessun commento:

Posta un commento