Avevo promesso di rimettere mano
all'arsenale di Mutant Future™
(e
non solo...) per correggere alcune... sviste operate da Proctor &
Co. e mi sono impelagato in una matassa che non riesco più a
districare a causa della mera complessità dell'argomento.
Oddio,
per dirla tutta, una certa idea già ce l'ho ma quello che mi manca è
– purtroppo – l'accesso a dati
certi
sui parametri di armi “storiche” - cioè esistenti, da usare a
modello – antecedenti l'era delle cartucce
metalliche caricate
con polveri
infumi,
quelle che usiamo oggi nelle moderne armi da fuoco.
Il
mio assunto fondamentale nell'approccio alla tecnologia presente nel
mondo di Mutant
Future™,
che ho già avuto modo di esporre nei miei primi post sull'argomento,
prevede infatti di discernere nell'immane calderone di “proposte”
presenti in base al livello
tecnologico generalmente
disponibile prima
della
catastrofe e dopo
la
stessa, nel senso di sviluppi... autoctoni
delle popolazioni post-apocalittiche, che non possono fare a meno di
basarsi su quanto era disponibile prima ma che – con ogni
probabilità – mancano delle conoscenze e delle infrastrutture per
continuare a produrre quelle stesse tecnologie, a meno di prevedere
un mondo dove le strutture produttive siano completamente
automatizzate e siano in qualche modo sopravvissute all'apocalisse,
magari in fabbriche sotterranee o delocalizzate in aree lontane e
(ignote) alle forze combattenti.
Certo,
questo tipo di approccio prevederebbe necessariamente un conflitto di
qualche tipo, altrimenti potrebbe
essere perfettamente
plausibile,
specie per una civiltà avanzata, disporre di stabilimenti produttivi
hi-tech
completamente
automatizzati e funzionanti.
Come
al solito, sto divagando... tornando a bomba, nell'ipotesi classica
dell'apocalisse come frutto di una conflagrazione più o meno
generale ovvero di una catastrofe sul genere dell'impatto con un
corpo celeste o di un evento naturale
di natura apocalittica (scioglimento dei ghiacci polari, terremoti,
eruzioni, maremoti etc.) che produca come conseguenza immediata e
diretta non
solo
l'estinzione di un gran numero di animali e persone ma
anche la
distruzione indiscriminata e su larga scala di beni e cose, va da sé
che – sulla lunga distanza – a meno di un imbarbarimento assoluto
e
repentino
di tutta la popolazione sopravvissuta, si cerchi quanto prima di
ristabilire un minimo di produzione e scambio di beni e servizi.
In
un mondo decisamente
alterato e
abitato da forme di vita ostili
e
pericolose,
uno di questi beni primari diviene necessariamente un'arma (che sia da fuoco o
da lancio/tiro poco importa) utilizzabile e
per
la caccia e
per
la difesa.
Solo
che, se presupponiamo che la civiltà pre-apocalisse abbia sviluppato
tecnologie belliche basate sull'energia
diretta (laser,
plasma, fasci di particelle etc.) ritengo (e non sono il solo) che –
a meno dei presupposti di cui sopra – sia assai più facile che si
ricominci – non dico dagli inizi – ma prendendo come basi per lo
sviluppo o la riscoperta di tecniche e tecnologie quelle preesistenti ma di
livello assai
inferiore
al massimo raggiunto all'epoca della catastrofe: le armi da fuoco,
appunto e ovviamente non gli ultimi modelli attualmente disponibili, che richiedono uno sviluppo tecnologico e manifatturiero avanzato e difficilmente riproducibile artigianalmente.
A
questo punto, mi sono concentrato sull'argomento armi
da fuoco antiche
per
trovare degli esempi funzionali
(e
funzionanti) alla bisogna, imbattendomi nel classico muro
dovuto
alla incredibile scarsità
di informazioni sull'argomento.
Che
ci crediate oppure no, trovare dati non dico certi ma anche solo
empirici è un'impresa titanica: si possono trovare un po'
dappertutto informazioni su come
funzionano
questi ordigni... primitivi ma sulle loro reali
prestazioni,
c'è il buio (quasi) più assoluto.
O
meglio, ci sono sparsi per la rete un sacco di sentito dire e di
pareri personali sull'argomento ma poche certezze accettate
universalmente. Dal momento che per i miei lavori di... adattamento
e conversione
sono uso fare uso (scusate il gioco di parole) di termini di paragone
reali,
va da sé che mi trovo nell'imbarazzo più completo.
Di
più, anche usando un minimo di buon
senso (questo
sconosciuto) vengono alla luce delle incredibili discrepanze tra
quanto viene affermato da alcuni... esperti
e le reali esperienze che ci sono state tramandate dai resoconti
tecnico-storici, questo anche perché i moderni esperti de noantri, con poche, rare eccezioni, non hanno mai usato le loro artiglierie manesche contro un bersaglio umano vivente, ma si limitano ai risultati ottenuti sparando a sagome e bersagli, ovvero a blocchi di sapone e gelatine balistiche che simulano l'effetto dei proiettili sui tessuti umani.
Anche
tenendo in serissima considerazione alcuni parametri, come ad esempio
l'uso di propellenti moderni
nelle
varie repliche
prodotte
e diffuse ancora
oggi nei
circoli dei tiratori nelle rievocazioni storiche e/o i vari circoli di anacronismo creativo, le discrepanze sono
enormi, questo anche perché pare che pochissimi si siano presi la
briga di misurare
le prestazioni delle
varie armi storiche/antiche, nonostante la vastità delle collezioni
presenti nei musei di tutto il mondo.
Certo,
posso capire che il curatore di un museo abbia in orrore anche solo
l'idea che qualche... studioso
sciroccato possa solamente pensare
di
caricare e sparare uno dei suoi preziosissimi e insostituibili
reperti ma, santa miseria, ci dovrebbe pure essere da qualche parte
qualcuno che si sia presa la briga di testare
e misurare
le
prestazioni delle repliche
prodotte oggidì... certo i dati potrebbero
risultare lievemente
falsati
visto che le “nuove” versioni delle armi antiche sono in genere
realizzate con acciai moderni ma, ancora, se la copia è... precisa
almeno in quanto a misure e costruzione, dovrebbe comportarsi in modo
molto simile all'originale, anche quando caricata con la moderna
polvere
nera
industriale in uso oggi.
Come
se questo non bastasse a far venire il mal di testa anche al più
bene intenzionato dei tecnofili
ludici,
ci si mettono pure di mezzo considerazioni di tipo prettamente fisico
e/o balistico, specie per quanto concerne la balistica
terminale
delle armi prese in considerazione; se è infatti vero che, per
quanto concerne le armi future
presupposte
nei vari giochi, ci si può sbizzarrire (più o meno) impunemente,
decidendo a tavolino quanto
fanno
male e come funzionano, per quanto riguarda armi
tecnologicamente
plausibili
ovvero convertite dal vero, questi assunti non possono essere
inventati di sana pianta a meno di voler andare incontro a castronerie e incongruenze come quelle che mi hanno portato a voler affrontare
questo argomento di petto.
Paradossalmente
infatti, nelle edizioni originali
di Gamma
World™ -
quello della TSR per capirci – da cui Mutant
Future™ discende,
in quanto retroclone, le armi
convenzionali
da fuoco, come le nostre attuali, per capirci, non hanno nulla da
invidiare alle ben più blasonate armi
a energia,
se non in termini di maggiori
capacità di danno
per colpo e nel funzionamento... per contro, le... vecchie armi
possiedono capacità che le nuove non hanno, come quella di
portare attacchi multipli e/o di aumentare
considerevolmente le probabilità di colpire un bersaglio con un
singolo attacco (leggi: fuoco a raffica), per esempio.
Un
altro problema non da poco è nell'approccio del gioco al problema
del danno inflitto in combattimento. Mi spiego: la maggior parte dei
giochi, specie quelli più realistici
ha un approccio derivato essenzialmente da parametri reali
come la penetrazione
del
proiettile ovvero basato sulla pura
energia cinetica
del
colpo per determinare la capacità vulnerante
dell'attacco.
Il problema è che le due cose non
vanno
necessariamente a braccetto: tanto per fare un esempio, si usa molto
in letteratura il termine potente
associato
ad un'arma (o meglio, alla sua munizione) che eroga/produce un alto
valore in termini di energia misurata in joule
ovvero
in piedi-libbra
per
i sistemi anglosassoni.
Se
da un certo punto di vista, questo valore è assoluto
e facilmente comparabile e applicabile a tutta una varietà di
situazioni e materiali, non lo è più quando si prendono in
considerazione le capacità
vulneranti del
colpo stesso su una creatura vivente, a maggior ragione se si tratta
del bipede che infesta larga parte di questa palla di fango e che va
sotto il nome di uomo...
questo perché non c'è nessuno
sulla
faccia della terra che sappia realmente
come
e
perché
un'arma
da fuoco fa quello che fa; quello che è certo è che, se lanci un
pezzo
di metallo ad
una velocità pari o superiore a quella del suono, quando colpisci un
omino questo il più delle volte caccia uno strillo e stramazza al
suolo.
A
seconda di chi senti (o leggi, nel mio caso) la cosa viene attribuita
a innumerevoli fattori, spesso in aperta contraddizione tra loro;
come per le disquisizioni sul sesso degli angeli, anche nel campo –
che dovrebbe essere scientifico
– della balistica terminale, ognuno ha da dire la sua.
Per
questo motivo ho sempre preso in considerazione solo quei parametri
che sono universalmente accertati ed accettati, invece di
abbracciare, come fanno moltissimi, specie in ambito ludico, le varie
scuole di pensiero ovvero le... tecnicalità
di
derivazione prettamente hollywoodiana sulle armi da fuoco.
Da
questo posso dire – con poca tema di smentita – che usare il
parametro dell'energia
ovvero della sola penetrazione
di
un proiettile per definirne il suo valore di danno
(inteso
come potere vulnerante/incapacitante su un personaggio) in ambito
ludico è fuorviante ovvero piuttosto irrealistico.
Questo perché nel ferire
o
uccidere
un
essere vivente entrano in gioco meccaniche e fenomeni assai più
complessi che la semplice... disgregazione
energetica dei
tessuti ovvero del fatto che una pallottola possa trapassare
un
corpo umano; anzi, paradossalmente, è dimostrato coi fatti che
proiettili perforanti o ad alta penetrazione sono tra i meno
efficaci
nell'infliggere ferite: questo perché il loro scopo è
perforare/attraversare un materiale/bersaglio, anziché produrre
danni al suo interno.
Questo
non vuol dire che un proiettile di fucile, sparato a due o tre volte
la velocità del suono non faccia male, detta così, in soldoni, solo
che fa meno
male
rispetto ad uno magari più lento ma più grosso
e pesante
costruito per... schiantarsi sul bersaglio e appioppargli uno
sberlone tale da mandarlo letteralmente al tappeto... che poi, pure
questa storia, è di derivazione prettamente cinematografica: a meno
di sparare con un cannone
a qualcuno, difficilmente la massa e l'energia di un proiettile hanno
una forza tale da spedire al tappeto chicchessia.
Tornando
a bomba, è proprio per questo motivo che – secondo le convenzioni
internazionali dell'Aia e di Ginevra – le munizioni permesse in
guerra sono solo quelle monolitiche/blindate: arrivano dritte e
veloci, trapassano il bersaglio e procedono oltre, senza infliggere
ferite che provochino sofferenze
inutili o inumane alle
vittime... opinabile, lo so, ma così dice la lettera del trattato.
Si
tratta, come abbiamo accennato, di munizioni molto potenti
(cioè
ad alta
energia)
sulla carta ma, negli effetti, tutt'altro che letali o
immediatamente fatali.
Questo perché la fisiologia ci insegna che i tessuti viventi possono assorbire una certa quantità di energia e non oltre: una volta superato questo valore di stress, i tessuti cedono e il proiettile li attraversa senza ulteriori ostacoli o difficoltà.
Questo perché la fisiologia ci insegna che i tessuti viventi possono assorbire una certa quantità di energia e non oltre: una volta superato questo valore di stress, i tessuti cedono e il proiettile li attraversa senza ulteriori ostacoli o difficoltà.
Per
contro, in epoca più risalente, le antiche armi da fuoco producevano
morti e feriti gravi pur
avendo delle... rese
energetiche
risibili in confronto alle armi moderne.
Per farvi un esempio reale basato su dati prelevati dal preziosissimo volume The Armory del guru Kevin Dockery (coautore, tra l'altro del primo gioco di hard science-fiction post-apocalittico al mondo, quel Morrow Project™ che mi capita di citare spesso e volentieri), una pistola a pietra focaia del XVI secolo, che spara una palla di piombo del calibro di 14mm pesante circa 14 grammi alla velocità di 137 m/s ha un'energia di 131 joules e spicci... la pistola moderna per eccellenza, l'ubiquitaria 9mm Parabellum spara un proiettile ogivale/troncoconico di 9mm di diametro, pesante circa 8 grammi ad una velocità di 350+ m/s per un'energia conclamata di 490 joules... in termini di pura energia, la 9mm Para è 3,75 volte più potente alla palla di piombo del pistolotto a pietra focaia, quindi, a rigor di logica, secondo gli appassionati delle alte energie, è decisamente superiore.
Eppure, in termini di capacità vulnerante, con ogni probabilità quest'ultima è in grado di infliggere ferite ben più serie rispetto alla 9mm che è notoriamente inadatta (parlo dei rapporti sulle sparatorie della polizia o dell'uso militare sul campo di battaglia) a fermare l'uomo se non con centri multipli ovvero su punti vitali.
Lasciamo
da parte il discorso sulla inefficienza delle tecniche chirurgiche del
tempo e sulla qualità delle cure mediche, va da sé che – senza
profilassi antisettiche – una buona parte dei feriti crepava
semplicemente di setticemia e quindi l'argomento è – a mio
modestissimo parere – semplicemente inapplicabile ad un
ragionamento scientifico e ad un approccio più tecnico; è indubbio
che la maggiore letalità del vecchio schioppo è da imputarsi con
ogni probabilità al fatto che – pur avendo un'energia molto bassa
ed una capacità di penetrazione risibile, paragonata alle armi
moderne – la vecchia, pesante palla di grosso diametro, quando
arrivava a segno, spaccava tutto sulla sua strada, spesso e
volentieri fracassando ossa e rimanendo incastrata nel corpo, generando una grossa ferita
aperta e sanguinante da un lato ed un notevole trauma da impatto dall'altro.
È
la stessa ragione per cui moltissimi esperti di balistica affermano
che la famigerata Colt
automatica calibro .45 sia
decisamente più letale della ubiquitaria 9mm: dal punto di vista
prettamente nominale, hanno entrambe la stessa
energia solo
che la .45 – con la sua ogiva (relativamente) lenta, pesante e di
grosso diametro – fa buchi più grossi e resta spesso e volentieri
dentro
il
bersaglio, peggiorando notevolmente il trauma inflitto dalla ferita.
Sarà
vero, sarà falso? Ah, saperlo... quel che è certo, sempre attenendomi ai resoconti che ho letto e alla
letteratura tecnica in materia, è che – senza andare poi troppo
lontano – ancora nel XIX e nella prima metà del XX secolo,
esistevano una moltitudine di calibri militari, specialmente tra le
armi corte/da fianco, che sulla carta facevano pena, pietà e
misericordia ma che sul campo dimostravano una efficacia ed una
validità nel fermare l'avversario che molte delle moderne munizioni
di grande potenza non sanno nemmeno dove sta di casa o meglio, magari sono
immediatamente letali
ma
– guarda un po' il caso – a patto di usare munizioni
speciali come
le pallottole espansive
o a
frammentazione
(come le famigerate pallottole a
punta cava)
che grazie alle grandi velocità (e alle energie relativamente
elevate che producono) hanno un effetto dirompente sui tessuti umani
o animali.
Quale
approccio utilizzare, a questo punto?
Il
più realistico (ed uno dei più vecchi, ludicamente parlando) è prendere in considerazione un valore derivato dalla
velocità
del
proiettile e dalla massa
dello
stesso; in alcuni casi, viene preso anche – giustamente – in
considerazione il calibro
della munizione ma anche così si rischia di andare incontro ad un
paradosso terrificante quando si prendono in considerazione i recenti
micro-calibri
in
uso nella maggior parte delle armi da guerra attuali.
I
resoconti tecnici ci dicono infatti che le nuove pallottole ad
altissima velocità di piccolissimo calibro (tra i 4,5 e i 6 mm)
hanno una elevatissima capacità vulnerante, a dispetto del
fatto che le palle sono leggerissime... se si usano i sistemi di
calcolo summenzionati, invece, infliggono poco più che punture di
spillo.
Questo perché questi sistemi di calcolo non tengono in alcuna considerazione il fatto che i nuovi microcalibri sono quasi tutti dei tumbler naturali; in pratica, le pallottole – a causa delle ridotte dimensioni e della leggerezza – sono instabili in volo e all'impatto tendono a ribaltarsi violentemente, deviando dalla traiettoria (a differenza dei proiettili blindati e veloci di maggior calibro) e generando un effetto di cavitazione nel corpo umano tale che il proiettile si frammenta all'interno del corpo, ovvero entra – p.es. - dalla spalla e esce dal culo (se mi perdonate il francesismo) creando un vero e proprio disastro all'interno della vittima.
Per contro, proprio questa accresciuta letalità dei piccoli calibri ha come effetto collaterale il fatto che - quando colpiscono un qualsivoglia ostacolo - questi velocissimi proiettili tendono a deviare pesantemente ovvero a disintegrarvisi contro, come ampiamente dimostrato nelle recenti... operazioni in Iraq ed in Afghanistan, dove molti reparti combattenti americani si sono riequipaggiati di loro iniziativa con i loro obsoleti archibugi calibro 7,62x51mm, in uso fino ai primi anni '60 del secolo scorso, al posto dei loro meravigliosi giocattoli hi-tech in calibro 5,56x45mm, che si sono rivelati assolutamente... inadeguati quando si è trattato di affrontare le orde di ottentotti armati di spingarde in aree densamente edificate in cemento armato e laterizi vari. Le pallottole di piccolo calibro, altrimenti letali - come dimostrato nel conflitto del Vietnam, quando vennero adottate (e imposte a tutti i paesi NATO) dagli americani - contro avversari al riparo di edifici di cemento anziché di capanne di bambù, si sono dimostrate incapaci di attingere i bersagli, in quanto semplicemente si disintegravano contro qualsiasi riparo; al contrario, le vecchie, antiquate pallottole di grosso calibro sono in grado di trapassare porte e pareti di legno, muri divisori e di sgretolare cemento e laterizi, arrivando là dove... nessuna 5,56 è mai giunta prima!
A
questo punto, la situazione si complica ulteriormente anche per il
più volenteroso: a meno di voler andare incontro ad innumerevoli
compromessi, tocca armarsi di santa pazienza e manipolare
i dati
in modo da renderli più congrui con i parametri di gioco, cercando
però di non scadere nell'arbitrario, che pure è una forte
tentazione ma che ridurrebbe così il tutto ad una mera applicazione
delle preferenze di questo o quell'autore rispetto alla realtà
oggettiva, come troppo spesso è accaduto in ambito ludico, come nel
caso dei... gioconi di provenienza britannica e/o svedese, dove – a
quanto pare – nessuno
si è mai presa la briga di verificare se l'impostazione dei
parametri di gioco fosse veramente congruente con la realtà e non
frutto del semplice sentito dire, soprattutto di derivazione
cinematografica, dove è risaputo che non
è
la realtà
che
interessa ma la spettacolarizzazione
della
stessa.
Quanta
insalata per un po' d'olio...
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