lunedì 20 maggio 2013

Siamo al paradosso...


Certo che in quanto a complicarmi la vita sono davvero un maestro, non c'è che dire...



Avevo promesso di rimettere mano all'arsenale di Mutant Future (e non solo...) per correggere alcune... sviste operate da Proctor & Co. e mi sono impelagato in una matassa che non riesco più a districare a causa della mera complessità dell'argomento.



Oddio, per dirla tutta, una certa idea già ce l'ho ma quello che mi manca è – purtroppo – l'accesso a dati certi sui parametri di armi “storiche” - cioè esistenti, da usare a modello – antecedenti l'era delle cartucce metalliche caricate con polveri infumi, quelle che usiamo oggi nelle moderne armi da fuoco.



Il mio assunto fondamentale nell'approccio alla tecnologia presente nel mondo di Mutant Future, che ho già avuto modo di esporre nei miei primi post sull'argomento, prevede infatti di discernere nell'immane calderone di “proposte” presenti in base al livello tecnologico generalmente disponibile prima della catastrofe e dopo la stessa, nel senso di sviluppi... autoctoni delle popolazioni post-apocalittiche, che non possono fare a meno di basarsi su quanto era disponibile prima ma che – con ogni probabilità – mancano delle conoscenze e delle infrastrutture per continuare a produrre quelle stesse tecnologie, a meno di prevedere un mondo dove le strutture produttive siano completamente automatizzate e siano in qualche modo sopravvissute all'apocalisse, magari in fabbriche sotterranee o delocalizzate in aree lontane e (ignote) alle forze combattenti.



Certo, questo tipo di approccio prevederebbe necessariamente un conflitto di qualche tipo, altrimenti potrebbe essere perfettamente plausibile, specie per una civiltà avanzata, disporre di stabilimenti produttivi hi-tech completamente automatizzati e funzionanti.



Come al solito, sto divagando... tornando a bomba, nell'ipotesi classica dell'apocalisse come frutto di una conflagrazione più o meno generale ovvero di una catastrofe sul genere dell'impatto con un corpo celeste o di un evento naturale di natura apocalittica (scioglimento dei ghiacci polari, terremoti, eruzioni, maremoti etc.) che produca come conseguenza immediata e diretta non solo l'estinzione di un gran numero di animali e persone ma anche la distruzione indiscriminata e su larga scala di beni e cose, va da sé che – sulla lunga distanza – a meno di un imbarbarimento assoluto e repentino di tutta la popolazione sopravvissuta, si cerchi quanto prima di ristabilire un minimo di produzione e scambio di beni e servizi.



In un mondo decisamente alterato e abitato da forme di vita ostili e pericolose, uno di questi beni primari diviene necessariamente un'arma (che sia da fuoco o da lancio/tiro poco importa) utilizzabile e per la caccia e per la difesa.

Solo che, se presupponiamo che la civiltà pre-apocalisse abbia sviluppato tecnologie belliche basate sull'energia diretta (laser, plasma, fasci di particelle etc.) ritengo (e non sono il solo) che – a meno dei presupposti di cui sopra – sia assai più facile che si ricominci – non dico dagli inizi – ma prendendo come basi per lo sviluppo o la riscoperta di tecniche e tecnologie quelle preesistenti ma di livello assai inferiore al massimo raggiunto all'epoca della catastrofe: le armi da fuoco, appunto e ovviamente non gli ultimi modelli attualmente disponibili, che richiedono uno sviluppo tecnologico e manifatturiero avanzato e difficilmente riproducibile artigianalmente.



A questo punto, mi sono concentrato sull'argomento armi da fuoco antiche per trovare degli esempi funzionali (e funzionanti) alla bisogna, imbattendomi nel classico muro dovuto alla incredibile scarsità di informazioni sull'argomento.

Che ci crediate oppure no, trovare dati non dico certi ma anche solo empirici è un'impresa titanica: si possono trovare un po' dappertutto informazioni su come funzionano questi ordigni... primitivi ma sulle loro reali prestazioni, c'è il buio (quasi) più assoluto.



O meglio, ci sono sparsi per la rete un sacco di sentito dire e di pareri personali sull'argomento ma poche certezze accettate universalmente. Dal momento che per i miei lavori di... adattamento e conversione sono uso fare uso (scusate il gioco di parole) di termini di paragone reali, va da sé che mi trovo nell'imbarazzo più completo.

Di più, anche usando un minimo di buon senso (questo sconosciuto) vengono alla luce delle incredibili discrepanze tra quanto viene affermato da alcuni... esperti e le reali esperienze che ci sono state tramandate dai resoconti tecnico-storici, questo anche perché i moderni esperti de noantri, con poche, rare eccezioni, non hanno mai usato le loro artiglierie manesche contro un bersaglio umano vivente, ma si limitano ai risultati ottenuti sparando a sagome e bersagli, ovvero a blocchi di sapone e gelatine balistiche che simulano l'effetto dei proiettili sui tessuti umani.



Anche tenendo in serissima considerazione alcuni parametri, come ad esempio l'uso di propellenti moderni nelle varie repliche prodotte e diffuse ancora oggi nei circoli dei tiratori nelle rievocazioni storiche e/o i vari circoli di anacronismo creativo, le discrepanze sono enormi, questo anche perché pare che pochissimi si siano presi la briga di misurare le prestazioni delle varie armi storiche/antiche, nonostante la vastità delle collezioni presenti nei musei di tutto il mondo.

Certo, posso capire che il curatore di un museo abbia in orrore anche solo l'idea che qualche... studioso sciroccato possa solamente pensare di caricare e sparare uno dei suoi preziosissimi e insostituibili reperti ma, santa miseria, ci dovrebbe pure essere da qualche parte qualcuno che si sia presa la briga di testare e misurare le prestazioni delle repliche prodotte oggidì... certo i dati potrebbero risultare lievemente falsati visto che le “nuove” versioni delle armi antiche sono in genere realizzate con acciai moderni ma, ancora, se la copia è... precisa almeno in quanto a misure e costruzione, dovrebbe comportarsi in modo molto simile all'originale, anche quando caricata con la moderna polvere nera industriale in uso oggi.



Come se questo non bastasse a far venire il mal di testa anche al più bene intenzionato dei tecnofili ludici, ci si mettono pure di mezzo considerazioni di tipo prettamente fisico e/o balistico, specie per quanto concerne la balistica terminale delle armi prese in considerazione; se è infatti vero che, per quanto concerne le armi future presupposte nei vari giochi, ci si può sbizzarrire (più o meno) impunemente, decidendo a tavolino quanto fanno male e come funzionano, per quanto riguarda armi tecnologicamente plausibili ovvero convertite dal vero, questi assunti non possono essere inventati di sana pianta a meno di voler andare incontro a castronerie e incongruenze come quelle che mi hanno portato a voler affrontare questo argomento di petto.



Paradossalmente infatti, nelle edizioni originali di Gamma World™ - quello della TSR per capirci – da cui Mutant Future™ discende, in quanto retroclone, le armi convenzionali da fuoco, come le nostre attuali, per capirci, non hanno nulla da invidiare alle ben più blasonate armi a energia, se non in termini di maggiori capacità di danno per colpo e nel funzionamento... per contro, le... vecchie armi possiedono capacità che le nuove non hanno, come quella di portare attacchi multipli e/o di aumentare considerevolmente le probabilità di colpire un bersaglio con un singolo attacco (leggi: fuoco a raffica), per esempio.



Un altro problema non da poco è nell'approccio del gioco al problema del danno inflitto in combattimento. Mi spiego: la maggior parte dei giochi, specie quelli più realistici ha un approccio derivato essenzialmente da parametri reali come la penetrazione del proiettile ovvero basato sulla pura energia cinetica del colpo per determinare la capacità vulnerante dell'attacco.

Il problema è che le due cose non vanno necessariamente a braccetto: tanto per fare un esempio, si usa molto in letteratura il termine potente associato ad un'arma (o meglio, alla sua munizione) che eroga/produce un alto valore in termini di energia misurata in joule ovvero in piedi-libbra per i sistemi anglosassoni.

Se da un certo punto di vista, questo valore è assoluto e facilmente comparabile e applicabile a tutta una varietà di situazioni e materiali, non lo è più quando si prendono in considerazione le capacità vulneranti del colpo stesso su una creatura vivente, a maggior ragione se si tratta del bipede che infesta larga parte di questa palla di fango e che va sotto il nome di uomo... questo perché non c'è nessuno sulla faccia della terra che sappia realmente come e perché un'arma da fuoco fa quello che fa; quello che è certo è che, se lanci un pezzo di metallo ad una velocità pari o superiore a quella del suono, quando colpisci un omino questo il più delle volte caccia uno strillo e stramazza al suolo.



A seconda di chi senti (o leggi, nel mio caso) la cosa viene attribuita a innumerevoli fattori, spesso in aperta contraddizione tra loro; come per le disquisizioni sul sesso degli angeli, anche nel campo – che dovrebbe essere scientifico – della balistica terminale, ognuno ha da dire la sua.

Per questo motivo ho sempre preso in considerazione solo quei parametri che sono universalmente accertati ed accettati, invece di abbracciare, come fanno moltissimi, specie in ambito ludico, le varie scuole di pensiero ovvero le... tecnicalità di derivazione prettamente hollywoodiana sulle armi da fuoco.

Da questo posso dire – con poca tema di smentita – che usare il parametro dell'energia ovvero della sola penetrazione di un proiettile per definirne il suo valore di danno (inteso come potere vulnerante/incapacitante su un personaggio) in ambito ludico è fuorviante ovvero piuttosto irrealistico. Questo perché nel ferire o uccidere un essere vivente entrano in gioco meccaniche e fenomeni assai più complessi che la semplice... disgregazione energetica dei tessuti ovvero del fatto che una pallottola possa trapassare un corpo umano; anzi, paradossalmente, è dimostrato coi fatti che proiettili perforanti o ad alta penetrazione sono tra i meno efficaci nell'infliggere ferite: questo perché il loro scopo è perforare/attraversare un materiale/bersaglio, anziché produrre danni al suo interno.

Questo non vuol dire che un proiettile di fucile, sparato a due o tre volte la velocità del suono non faccia male, detta così, in soldoni, solo che fa meno male rispetto ad uno magari più lento ma più grosso e pesante costruito per... schiantarsi sul bersaglio e appioppargli uno sberlone tale da mandarlo letteralmente al tappeto... che poi, pure questa storia, è di derivazione prettamente cinematografica: a meno di sparare con un cannone a qualcuno, difficilmente la massa e l'energia di un proiettile hanno una forza tale da spedire al tappeto chicchessia.

Tornando a bomba, è proprio per questo motivo che – secondo le convenzioni internazionali dell'Aia e di Ginevra – le munizioni permesse in guerra sono solo quelle monolitiche/blindate: arrivano dritte e veloci, trapassano il bersaglio e procedono oltre, senza infliggere ferite che provochino sofferenze inutili o inumane alle vittime... opinabile, lo so, ma così dice la lettera del trattato.

Si tratta, come abbiamo accennato, di munizioni molto potenti (cioè ad alta energia) sulla carta ma, negli effetti, tutt'altro che letali o immediatamente fatali. 
Questo perché la fisiologia ci insegna che i tessuti viventi possono assorbire una certa quantità di energia e non oltre: una volta superato questo valore di stress, i tessuti cedono e il proiettile li attraversa senza ulteriori ostacoli o difficoltà.

Per contro, in epoca più risalente, le antiche armi da fuoco producevano morti e feriti gravi pur avendo delle... rese energetiche risibili in confronto alle armi moderne.


Per farvi un esempio reale basato su dati prelevati dal preziosissimo volume The Armory del guru Kevin Dockery (coautore, tra l'altro del primo gioco di hard science-fiction post-apocalittico al mondo, quel Morrow Project™ che mi capita di citare spesso e volentieri), una pistola a pietra focaia del XVI secolo, che spara una palla di piombo del calibro di 14mm pesante circa 14 grammi alla velocità di 137 m/s ha un'energia di 131 joules e spicci... la pistola moderna per eccellenza, l'ubiquitaria 9mm Parabellum spara un proiettile ogivale/troncoconico di 9mm di diametro, pesante circa 8 grammi ad una velocità di 350+ m/s per un'energia conclamata di 490 joules... in termini di pura energia, la 9mm Para è 3,75 volte più potente alla palla di piombo del pistolotto a pietra focaia, quindi, a rigor di logica, secondo gli appassionati delle alte energie, è decisamente superiore.
Eppure, in termini di capacità vulnerante, con ogni probabilità quest'ultima è in grado di infliggere ferite ben più serie rispetto alla 9mm che è notoriamente inadatta (parlo dei rapporti sulle sparatorie della polizia o dell'uso militare sul campo di battaglia) a fermare l'uomo se non con centri multipli ovvero su punti vitali.



Lasciamo da parte il discorso sulla inefficienza delle tecniche chirurgiche del tempo e sulla qualità delle cure mediche, va da sé che – senza profilassi antisettiche – una buona parte dei feriti crepava semplicemente di setticemia e quindi l'argomento è – a mio modestissimo parere – semplicemente inapplicabile ad un ragionamento scientifico e ad un approccio più tecnico; è indubbio che la maggiore letalità del vecchio schioppo è da imputarsi con ogni probabilità al fatto che – pur avendo un'energia molto bassa ed una capacità di penetrazione risibile, paragonata alle armi moderne – la vecchia, pesante palla di grosso diametro, quando arrivava a segno, spaccava tutto sulla sua strada, spesso e volentieri fracassando ossa e rimanendo incastrata nel corpo, generando una grossa ferita aperta e sanguinante da un lato ed un notevole trauma da impatto dall'altro.

È la stessa ragione per cui moltissimi esperti di balistica affermano che la famigerata Colt automatica calibro .45 sia decisamente più letale della ubiquitaria 9mm: dal punto di vista prettamente nominale, hanno entrambe la stessa energia solo che la .45 – con la sua ogiva (relativamente) lenta, pesante e di grosso diametro – fa buchi più grossi e resta spesso e volentieri dentro il bersaglio, peggiorando notevolmente il trauma inflitto dalla ferita.



Sarà vero, sarà falso? Ah, saperlo... quel che è certo, sempre attenendomi ai resoconti che ho letto e alla letteratura tecnica in materia, è che – senza andare poi troppo lontano – ancora nel XIX e nella prima metà del XX secolo, esistevano una moltitudine di calibri militari, specialmente tra le armi corte/da fianco, che sulla carta facevano pena, pietà e misericordia ma che sul campo dimostravano una efficacia ed una validità nel fermare l'avversario che molte delle moderne munizioni di grande potenza non sanno nemmeno dove sta di casa o meglio, magari sono immediatamente letali ma – guarda un po' il caso – a patto di usare munizioni speciali come le pallottole espansive o a frammentazione (come le famigerate pallottole a punta cava) che grazie alle grandi velocità (e alle energie relativamente elevate che producono) hanno un effetto dirompente sui tessuti umani o animali.



Quale approccio utilizzare, a questo punto?

Il più realistico (ed uno dei più vecchi, ludicamente parlando) è prendere in considerazione un valore derivato dalla velocità del proiettile e dalla massa dello stesso; in alcuni casi, viene preso anche – giustamente – in considerazione il calibro della munizione ma anche così si rischia di andare incontro ad un paradosso terrificante quando si prendono in considerazione i recenti micro-calibri in uso nella maggior parte delle armi da guerra attuali.

I resoconti tecnici ci dicono infatti che le nuove pallottole ad altissima velocità di piccolissimo calibro (tra i 4,5 e i 6 mm) hanno una elevatissima capacità vulnerante, a dispetto del fatto che le palle sono leggerissime... se si usano i sistemi di calcolo summenzionati, invece, infliggono poco più che punture di spillo.


Questo perché questi sistemi di calcolo non tengono in alcuna considerazione il fatto che i nuovi microcalibri sono quasi tutti dei tumbler naturali; in pratica, le pallottole – a causa delle ridotte dimensioni e della leggerezza – sono instabili in volo e all'impatto tendono a ribaltarsi violentemente, deviando dalla traiettoria (a differenza dei proiettili blindati e veloci di maggior calibro) e generando un effetto di cavitazione nel corpo umano tale che il proiettile si frammenta all'interno del corpo, ovvero entra – p.es. - dalla spalla e esce dal culo (se mi perdonate il francesismo) creando un vero e proprio disastro all'interno della vittima.


Per contro, proprio questa accresciuta letalità dei piccoli calibri ha come effetto collaterale il fatto che - quando colpiscono un qualsivoglia ostacolo - questi velocissimi proiettili tendono a deviare pesantemente ovvero a disintegrarvisi contro, come ampiamente dimostrato nelle recenti... operazioni in Iraq ed in Afghanistan, dove molti reparti combattenti americani si sono riequipaggiati di loro iniziativa con i loro obsoleti archibugi calibro 7,62x51mm, in uso fino ai primi anni '60 del secolo scorso, al posto dei loro meravigliosi giocattoli hi-tech in calibro 5,56x45mm, che si sono rivelati assolutamente... inadeguati quando si è trattato di affrontare le orde di ottentotti armati di spingarde in aree densamente edificate in cemento armato e laterizi vari. Le pallottole di piccolo calibro, altrimenti letali - come dimostrato nel conflitto del Vietnam, quando vennero adottate (e imposte a tutti i paesi NATO) dagli americani - contro avversari al riparo di edifici di cemento anziché di capanne di bambù, si sono dimostrate incapaci di attingere i bersagli, in quanto semplicemente si disintegravano contro qualsiasi riparo; al contrario, le vecchie, antiquate pallottole di grosso calibro sono in grado di trapassare porte e pareti di legno, muri divisori e di sgretolare cemento e laterizi, arrivando là dove... nessuna 5,56 è mai giunta prima!



A questo punto, la situazione si complica ulteriormente anche per il più volenteroso: a meno di voler andare incontro ad innumerevoli compromessi, tocca armarsi di santa pazienza e manipolare i dati in modo da renderli più congrui con i parametri di gioco, cercando però di non scadere nell'arbitrario, che pure è una forte tentazione ma che ridurrebbe così il tutto ad una mera applicazione delle preferenze di questo o quell'autore rispetto alla realtà oggettiva, come troppo spesso è accaduto in ambito ludico, come nel caso dei... gioconi di provenienza britannica e/o svedese, dove – a quanto pare – nessuno si è mai presa la briga di verificare se l'impostazione dei parametri di gioco fosse veramente congruente con la realtà e non frutto del semplice sentito dire, soprattutto di derivazione cinematografica, dove è risaputo che non è la realtà che interessa ma la spettacolarizzazione della stessa.



Quanta insalata per un po' d'olio...

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