Un
nuovo (si fa per dire, visto che era già antico al tempo della
Catastrofe) implemento di distruzione ha resa nota la sua presenza
nelle lande desolate del futuro post-apocalittico; la sua storia
risale al tempo degli Antichi, molto prima che la Grande Catastrofe
colpisse quella razza di semidei, annichilendone la civiltà e
stravolgendo il loro mondo nella devastazione che noi tutti oggi
conosciamo.
Paragonato
alle altre, grandi reliquie dell’Ultima Guerra, non sembrerebbe
essere chissà che, eppure, nonostante le sue (relativamente) ridotte
dimensioni e capacità, questo ordigno è in grado di portare morte e
distruzione su chiunque abbia la sventura di trovarselo di fronte.
Da
che è stato introdotto sui mercati (e di conseguenza, negli
arsenali) del Nuovo Mondo, è stato universalmente accolto con timore
e soddisfazione: timore, perché la sua potenza non è cosa con la
quale si possa giocare impunemente; soddisfazione, perché più di
una comunità, una volta assicuratasi uno o più di questi ordigni,
ha potuto garantire la sua sicurezza – quando non la salvezza –
dalle incursioni di nemici e predoni, che avrebbero altrimenti avuto
vita facile nelle loro scorribande.
Si
tratta di un cannone, una
delle mitiche armi degli Antichi, riportato alla luce non si sa bene
da chi e da dove; fatto sta che, nel giro di pochi anni, c’erano
già insediamenti che ne erano dotati ed altri ancora che li stavano
fabbricando ex-novo.
I
più informati affermano che le armate di Ulthar
l’autoproclamato
Signore della
Guerra
delle Terre Orientali ne siano ampiamente dotate, sia nella comune
forma trainata che nella più esotica e sofisticata versione
semovente,
ma si sa che il Signore della Guerra ha potuto attingere da fonti
sconosciute alle genti delle Terre Libere, dove tutte queste reliquie
si trovavano evidentemente in abbondanza.
Gli
storici più istruiti affermano trattarsi del mitologico “75”
francese,
un pezzo di artiglieria sviluppato antecedentemente alla prima,
Grande Guerra riportata sui libri di storia, quando i precursori
degli Antichi si fronteggiarono per anni devastando interi territori
ma – fortunatamente per loro – ancora non disponevano delle
risorse della tecnologia avanzata che hanno – secoli dopo –
annientato la loro civiltà.
Già al tempo degli Antichi stessi, era dunque obsoleto ma talmente
diffuso in tanta parte dell’orbe terracqueo che numerosi esemplari
erano ancora disponibili, in musei e depositi, da poterci armare un
piccolo esercito.
Oggi,
questi pezzi da
museo,
ricondizionati, ricostruiti o addirittura fabbricati dalle comunità
più tecnologicamente avanzate, stanno tornando a diventare lo
standard con il quale si misura la potenza di una milizia o di un
insediamento.
Viste
le minacce che si stanno addensando, sia da est che da nord, sulle
Terre Libere, ben presto il 75
tornerà
a ruggire, probabilmente contro i suoi consimili in mano al nemico,
in difesa della libertà ed indipendenza del Nuovo Mondo.
Come
stanno in realtà le cose? Come
preannunciato nella narrativa di cui sopra, qualcuno ha in effetti
riesumato il classico
tra i classici
dell’artiglieria d’inizio ‘900, il celeberrimo canon
de 75 mm Modèle 1897 francese,
che rivoluzionò l’arma di artiglieria, rendendo obsoleta qualunque
altra arma nel giro di una notte.
Dotato
del (allora) rivoluzionario otturatore
Nordenfeld a
vite eccentrica e ad alta cadenza di tiro, di affusto (cosiddetto) a
deformazione
e di sistema di
recupero idro-pneumatico,
il 75 francese
(com’era
definito in tutto il mondo) stabilì le caratteristiche attorno alle
quali ogni altro pezzo di artiglieria successivo venne progettato e
costruito.
Adoperato essenzialmente nelle batterie di artiglieria campale, era
sufficientemente compatto e leggero da poter essere trainato da
cavalli ed in seguito dai primi veicoli a motore.
Sfruttando
munizioni fisse,
simili in effetti a grosse cartucce da fucile, si poteva caricare
molto rapidamente; all’atto dello sparo, il cannone rinculava come
tutti gli altri ma il sistema di ammortizzatori e di recupero
idraulico non trasmetteva il moto all’affusto, sicché il cannone
non si spostava
dalla sua posizione e il tiro poteva essere ripetuto più e più
volte, senza dover rimettere in batteria il pezzo o doverlo puntare
di nuovo.
Inoltre,
l’otturatore, ad azionamento meccanico-manuale, provvedeva da sé
ad espellere il bossolo della granata appena sparata, rendendo
l’operazione di ricarica estremamente semplice e rapida.
Se proprio aveva un difetto, questo era nell’affusto, la cui
impostazione a timone fisso, era ancora ottocentesca e determinata
dalla necessità di rendere il cannone facilmente trasportabile coi
cavalli, cosa che limitava l’alzo (ed in conseguenza, la gittata)
del pezzo.
In
questo periodo vennero introdotte numerose modifiche, principalmente
all’asse e al timone, per modernizzarlo e renderlo in grado di
essere movimentato da mezzi a motore ed avere un alzo ed un
brandeggio nettamente superiori.
In
questa forma, dotato di timone a bracci separati e ruote gommate con
battistrada pneumatico, partecipò anche al secondo conflitto
mondiale, specialmente nelle fasi iniziali e successivamente in quei
teatri di guerra dove portabilità e maneggevolezza erano assai più
importanti della mera potenza di fuoco, come nella Campagna
del Pacifico,
contro i giapponesi.
Di
più: il cannone da 75 ha avuto una moltitudine di incarnazioni,
essendo stato tra l’altro impiegato già al tempo della Grande
Guerra, come cannone contraereo
e
semovente,
venendo poi impiegato – nella Seconda Guerra Mondiale – come
anticarro e
addirittura montato su aerei
per
l’attacco antinave o contro bersagli al suolo, dopodiché scomparve
dagli inventari di tutti gli eserciti maggiori e passò a diventare
un pezzo da museo.
Ed
è proprio nelle raccolte museali ed in altre esposizioni che –
all’indomani della Guerra
Finale
– i sopravvissuti potrebbero trovarne letteralmente a
decine
nelle loro più disparate incarnazioni, tanto da poterlo rendere
effettivamente un armamento standard
non appena le condizioni tecnologiche e manifatturiere lo
consentissero.
Su questo assunto infatti si basa questo articolo: che individui
scaltri o istruiti ne abbiano trovati a sufficienza in condizioni
operative da poterli rimettere non solo in funzione, ma riprodurli.
Come
sempre, in questi casi, il vero problema sono le munizioni,
perché se è vero che questi armamenti obsoleti sono facilmente
rinvenibili, non è altrettanto vero per le munizioni.
Possiamo
però supporre (ed è facile profezia) che si possano rinvenire in
antichi testi le specifiche di queste granate così come alcune
raccolte museali hanno in effetti in esposizione esemplari –
intatti o “spaccati” - di dette granate, cosicché un tecnico o
uno studioso particolarmente intraprendente potrebbe studiarle,
comprenderne il funzionamento e riprodurle
in serie.
Certamente,
le loro caratteristiche e potenzialità non
sarebbero certo pari a quelle delle munizioni originali prodotte
dall’industria del XX secolo ma, con un po’ di buona volontà ed
utilizzando altri tipi di esplosivo (magari non altrettanto stabili,
sicuramente di potenza inferiore), si possono riprodurre dei colpi
funzionanti, specialmente una volta riprodotte le spolette
delle granate stesse, visto che a fabbricare un colpo
solido
non ci vuole poi chissà quale scienza!
L’arma:
venendo
alle specifiche ed alle statistiche di gioco, comprensive di regole
della casa
per rendere più realistica la simulazione, possiamo dire che i dati
essenziali dell’arma-base (reali!)
sono
i seguenti:
Calibro: 75mm
Lunghezza totale: 5,6m
Lunghezza
della canna: 36 calibri
Tipo
di affusto: a timone fisso
Peso:
1140 kg (configurazione di tiro), 1970
kg (configurazione di viaggio)
Tipo
di munizione: fissa, carica
unica
Cadenza
di tiro: 12 colpi/minuto
Velocità
iniziale: 529 m/sec.
Gittata: 8550
m.
Limiti
di elevazione: -11°/+18°
Limiti
di brandeggio: 6°
Distaccamento: 6
serventi
Il
cannone è dotato di uno scudo anteriore, a protezione degli organi
di mira, del pezzo e dei serventi; lo scudo – in termini di gioco,
offre protezione al puntatore, al capo-pezzo e al caricatore dagli
attacchi frontali (CA
6)
portati con armi leggere (individuali/personali) e schegge di
granata.
In
termini di gioco, il “75” ha le seguenti caratteristiche:
Arma Danno Cadenza Gittata
(norm/max) Peso
Cannone
da 75mm speciale normale 3000/60001 1140
1
questa è la
gittata per il tiro diretto, mirando con gli organi predisposti
sull’affusto (cannocchiale e/o
reticolo
di mira); se usato per il tiro indiretto/curvo (con l’ausilio
dell’apposito mirino panoramico) la gittata arriverebbe
in realtà a 8,5 km.
Le
munizioni: come anticipato
sopra, il 75 francese
sparava
munizioni fisse, con bossolo in ottone, carica unica e innesco a
percussione.
I
tipi di granata impiegati erano originariamente due: shrapnel
e
esplosivi/dirompenti;
nel corso degli anni vennero introdotte altri tipi di granate, come
quelle fumogene
e chimiche
e quelle perforanti/anticarro.
Al
momento le uniche riprodotte/utilizzate nel mondo post-apocalittico
sono quelle esplosive
e quelle perforanti,
mentre le shrapnel
sono
state sostituite da cartocci
a mitraglia,
in funzione antiuomo.
Tutte
le munizioni attuali
(quindi non reliquie) sono fabbricate con lamiera metallica per i
bossoli e una lega simile alla ghisa per le granate, ottenuti con
metalli di recupero; il
peso delle munizioni complete (innesco, bossolo, carica di lancio e
granata) si aggira intorno ai 9 kg.
Le
granate esplosive
– originariamente caricate con acido
picrico prima
e successivamente con tritolo
(TNT)
– oggi sono caricate con una varietà di esplosivi fatti
in casa,
di varia affidabilità e/o efficacia; in termini di gioco gli effetti
sono gli stessi per tutte le tipologie e sono sommate nella tabella
delle statistiche.
Le
granate perforanti
sono realizzate con una grossolana
lega
d’acciaio di qualità variabile, si tratta di proietti solidi,
senza particolari accorgimenti tecnici/balistici e relativamente
facili da fabbricare; il loro scopo è colpire bersagli puntiformi
con tiri tesi e mirati e non godono di bonus particolari come le
altre munizioni perforanti più moderne.
L’ultimo
tipo di granata, realizzata ex
novo al
posto delle granate caricate a shrapnel, è il cartoccio
a mitraglia,
fabbricato
con lamiera metallica e caricato
a polvere pirica e palle di piombo o altro materiale di recupero.
La
granata viene caricata come qualunque altra munizione ma appena
lasciata la volata, l’involucro di lamiera si apre, scaricando i
proiettili in essa contenuti come una cartuccia
a
pallettoni da un fucile da caccia, colpendo qualunque cosa in un cono
la cui ampiezza è 1/10 della distanza (p.es. 1 metro alla distanza
di 10 metri, 2 a 20, 3 a 30 etc. etc.).
Le
statistiche di gioco per le varie munizioni sono le seguenti:
Tipo
granata: Danno: Raggio di scoppio: Peso:
Esplosiva 4d10 60 6,6
kg
Perforante 6d10 - 6,3
kg
a
mitraglia 1d101 3302 7,0
kg
1
il danno è per
la singola pallottola, ogni bersaglio viene in realtà colpito da
1d12
di pallettoni entro 1/3 del raggio di scoppio, 1d8
per i restanti 2/3;
2
il raggio di scoppio
indica la lunghezza massima del cono che ha per apice la bocca del
cannone e – come detto più sopra – un’ampiezza pari a 1/10
della distanza (33x330 alla massima portata); entro i 110 piedi, il
numero di proiettili a segno è determinato dal lancio di 1d20, dai
110 ai 330 piedi, il numero scende a 1d10 a causa della dispersione
della rosata.
Regole
speciali: come
per tutti gli altri articoli, queste regole sono assolutamente
opzionali
ed a discrezione del Mutant
Lord
e/o dei suoi giocatori e riguardano essenzialmente l’affidabilità
del
cannone (o meglio, delle sue munizioni) e gli effetti particolari dei
cartocci a
mitraglia.
1)
affidabilità delle munizioni e fumble: quando
si sparano dal cannone munizioni di nuova fabbricazione, a causa
delle grosse limitazioni tecnologiche degli abitanti della
desolazione, non sempre le cose vanno come dovrebbero andare.
Questo
vuol dire che se il tiro
per colpire è
un fumble
(1 su 1d20) c’è la reale possibilità che la munizione sia
difettosa/fasulla ovvero che possa detonare prematuramente, causando
danni all’arma e al personale che la serve.
Se
la granata è di tipo esplosivo, lanciate 1d10: se esce 1,
la carica esplosiva è instabile e detona prima ancora di lasciare il
cannone.
Lo
scoppio rottama il cannone e tutti i personaggi entro 30 piedi di
raggio devono effettuare un tiro-salvezza
contro Morte
o subire 4d10 di danni.
Se
il risultato del d10 è >2, la granata è difettosa o la carica di
lancio fasulla (50/50); nel primo caso, la granata parte regolarmente
ma una volta sul bersaglio non
esplode
(se il bersaglio è un oggetto fisso, subirà 5d8 di danno da
impatto, senza alcun ulteriore effetto). Se è la carica di lancio a
malfunzionare, la granata non parte e occorre espellerla dalla
culatta e caricarne un’altra.
Con
le granate perforanti, l’eventuale fumble
è
pressoché sempre una mancata accensione della carica di lancio, in
quanto non c’è nulla nella granata che possa esplodere.
In
caso di fumble per
le cariche a mitraglia, possono aversi due risultati (50/50): una
mancata accensione della carica di lancio ovvero la mancata apertura
del cartoccio; in quest’ultimo caso, il proietto vola
disordinatamente per qualche decina di metri senza alcun effetto –
a meno che non colpisca direttamente qualche sfigato o non si
spatacchi contro qualche ostacolo – nel qual caso la pura massa del
proietto è sufficiente ad infliggere 5d6 di danni.
2)
munizioni a mitraglia: come
anticipato più sopra, le munizioni caricate a mitraglia agiscono di
fatto come una scarica di pallettoni esplosa da un gigantesco fucile
da caccia.
Per
simulare l’effetto devastante che hanno questo tipo di colpi sul
personale allo scoperto, la procedura di attacco e di danno è
diversa, rispetto alle normali regole di combattimento.
Di
fatto, quando il cannone spara, il tiro
per colpire
è determinato dal lancio di un d20 regolare; dal momento che si
considera che il cannone stia attaccando un settore di terreno
davanti a sé e non un singolo bersaglio, ogni lancio >10 è un
colpo a segno e a seconda della distanza dalla bocca da fuoco ogni
personaggio che si trovi nell’area di pericolo verrà
automaticamente colpito da 1 o più pallettoni.
Per
determinare chi
è stato colpito, ogni personaggio in pericolo deve effettuare un
tiro salvezza
contro Energia
o subire i danni previsti (1d10x1d12
ovvero
1d10x1d8 se
oltre 1/3 della gittata); se il tiro salvezza riesce, subirà
comunque 1d10 di
danni, a meno di aver ottenuto un 20
naturale.
Note
finali:
era da parecchio tempo che non postavo nulla per Mutant
Future™
così
come era da eoni che volevo inserire nella mia campagna di gioco
questo particolare pezzo di artiglieria, anche in virtù del fatto
che un sacco di questi pezzi (e gli obici paricalibro) armano le orde
di Ulthar,
il Signore della Guerra, per lo più montati sui suoi semoventi.
Dal
momento che il Modéle
1897 è
stato il primo del suo genere ed è in effetti molto diffuso presso
le maggiori raccolte museali (anche private) di buona parte del mondo
occidentale, dove si ambientano la maggior parte delle avventure nel
mondo post-apocalittico di Mutant Future™,
quindi è ragionevole presupporre che studiosi o archeologi del
lontano futuro possano rinvenire uno o più di questi gingilli
perfettamente preservato e tentare di rimetterli in funzione e/o
riprodurli, molto più che non con pezzi di artiglieria ben più
moderni (e sofisticati) i quali, tra l’altro, a meno di
ritrovamenti fortunosi e clamorosi, con ogni probabilità saranno
andati distrutti (o messi fuori uso, prima di abbandonarli) durante
l’Ultima
Guerra,
da qui la scelta di questa vera e propria reliquia
per introdurre le artiglierie a traino meccanico/animale e sopperire
al generico cannone
riportato a pag. 110 del manuale di base.
Sperando
sempre di aver fatto cosa gradita, vi do appuntamento al prossimo
post. Enjoy!
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