Miei cari amici, si torna alla carica dopo lungo iato con quella che definire un'impresa sarebbe una grossolana sottovalutazione, visto che sono almeno due mesi che ci sto lavorando e che mi sta facendo penare non poco, proprio a due passi dalla meta.
Per non porre ulteriore tempo in mezzo, cominciamo a pubblicarla così, a dispense, come abbiamo sempre fatto finora. Come potete leggere nel titolo, questo è il primo scenario in assoluto che scrivo appositamente per The Morrow Project™ e le specifiche di gioco faranno perciò riferimento a questo sistema di gioco ma dal momento che le basi sono pienamente compatibili con G.O.R.E. - ovverosia il BASIC Roleplaying™della Chaosium - potete usare questo sistema di gioco; allo scopo, tutte le specifiche sono riportate come dual statted ove necessario.
Ma bando alle ciance e andiamo a cominciare...
Antefatto
È ormai qualche tempo che il vostro Team sta operando nell’area e dopo non poche difficoltà iniziali, si è guadagnato la fiducia delle comunità di sopravvissuti della zona. Al momento il nuovo obiettivo è prendere contatto con una comune che vive ancora tra le rovine della città, un luogo evitato dai nativi della zona in quanto infestato da una qualche oscura minaccia e per questo motivo – paradossalmente – al sicuro dalle incursioni di briganti e rinnegati.
La missione del Team è sempre la stessa: vagliare la situazione, stabilire le priorità e vedere cosa si può fare per riportare una parvenza di civiltà e di ordine tra la popolazione e fornire assistenza, per quanto possibile, nel caso di emergenze o altre situazioni-limite.
L’arrivo in città
Il viaggio fino ai sobborghi della città in rovina è privo di eventi, non c’è apparentemente anima viva tra le rovine ma, mano a mano che il Team si inoltra tra le strade devastate, una sensazione sempre più opprimente, si fa strada nelle loro menti: è come se qualcuno o qualcosa li stesse osservando di nascosto ma ogni volta che si cerca di individuare il misterioso indagatore, non c’è niente o nessuno da trovare.
Il Team si inoltra tra le rovine fino al calar della sera, quando arriverà il momento di accamparsi per la notte.
Nota per il GM: lasciate che il gruppo faccia i suoi preparativi e fatevi descrivere cosa intendono fare, dove hanno intenzione di accomodarsi e quali provvedimenti intendono prendere in termini di sicurezza/sorveglianza e lasciateli fare. Prendete nota delle eventuali vulnerabilità dei loro dispositivi in modo da rendere plausibile l’aggressione da parte dei Revenant.
Visitatori nella notte
Nel cuore della notte, il Team avrà una sgradita sorpresa: a quanto pare la sensazione di essere osservati non era frutto della loro immaginazione. C’è davvero qualcuno che si muove furtivamente tra le rovine e questo qualcuno è letteralmente assetato di sangue, come avranno modo di constatare sulla loro pelle, quando l’accampamento viene assalito da un gruppo di… cose, creature umanoidi ma che di umano hanno ben poco.Gli aggressori si battono in modo selvaggio, animalesco, non sono particolarmente coordinati tra loro (per fortuna del Team, specialmente se non si fa prendere dal panico e reagisce in modo coordinato) ma compensano con una vitalità ed una resilienza veramente non comuni.
Nota per il GM: Gli attaccanti sono in numero pari a quello dei membri del Team, usano solo armi d’occasione ovvero le proprie armi naturali (mani, piedi e… denti!); se la metà o più di loro viene uccisa o neutralizzata, il resto del gruppo scompare tra le rovine con la stessa rapidità con la quale sono arrivati.
Non ci sono altri eventi, per il resto della notte ma se e come il Team riuscirà a sfruttare le ore che restano è tutta un’altra storia.
Primo contatto
Dopo qualche ora di esplorazione, il mattino dopo, il Team si accorge di essere ancora una volta… osservato, solo che questa volta la loro ‘coda’ non fa nulla per nascondersi. Se e quando decidono di affrontarla, avranno un discreto shock, perché si tratta di una ragazza, abbastanza verosimilmente una nativa del posto. La giovane cercherà di mantenere una certa distanza tra sé e il gruppo: se qualcuno prova ad avvicinarla direttamente, lei arretra, come spaventata.Se qualcuno del Team ha modo di osservarla con attenzione, noterà che la sconosciuta ha un aspetto macilento; un’osservazione ravvicinata rivela che la ragazza mostra evidenti segni di una qualche infezione: macchie ematiche e vesciche le piagano la pelle, gli occhi hanno una colorazione innaturale. Se qualcuno del Team tenta un approccio più deciso, la ragazza alza le mani per tenerlo a distanza e chiederà a voce alta di non avvicinarsi: è infetta. Se qualcuno le chiede come mai vaghi per le vie della città in rovina, anziché essere al coperto e curata, risponderà che è stata allontanata dalla sua comunità. Questa è la Legge per quanti contraggono la Peste Porporina. Il morbo è incurabile e i sopravvissuti non possono permettersi che dilaghi, anche perché chi non muore per la malattia, è destinato a diventare uno dei mostri cannibali che i nostri hanno incontrato.
Se e quando qualcuno si degna di chiedere alla ragazza dove sia questa ‘comunità’ ed offre il suo aiuto, lei si offre di guidare il Team – a debita distanza – fino al Condominio dove risiedono i sopravvissuti.
Una volta giunti in vista dell’insediamento, la ragazza sparirà dalla vista, prima che qualcuno dalle mura possa vederla.
Il Condominio
L’insediamento occupato dai sopravvissuti della città è in effetti un complesso di edifici di edilizia popolare raccolti attorno ad un cortile. L’ingresso è chiuso da una pesante cancellata ed è stato trasformato dagli abitanti in una specie di barbacane, come quello di un castello medioevale. Tutte le finestre del comprensorio che danno sull’esterno, fino al terzo piano, sono state chiuse/murate, mentre quelle ai piani alti sono comunque protette da inferriate e sbarramenti di fortuna.
All’arrivo del Team c’è grande fermento e di lì a poco si fa avanti il comitato di accoglienza. I maggiorenti della comunità sanno già chi sono i membri del Team e li accolgono entro le mura senza indugio.
Una volta all’interno, il Team ha modo di apprezzare come si è attrezzata la comunità: ogni terrazza e buona parte del cortile interno è usato per coltivare ortaggi e verdure. Vi sono anche delle stie per gli animali da cortile ed una batteria di generatori eolici sui tetti fornisce elettricità per il complesso.
Dopo le presentazioni di rito, il capo villaggio e gli anziani cercheranno di rispondere al meglio delle loro conoscenze alle domande del Team, così come vorranno sapere come mai un nuovo Team si sia avventurato all’interno della città infestata.
Un momento, abbiamo detto un nuovo Team? Sì, perché, quasi venti anni prima, un altro Team del Progetto li ha visitati, proprio mentre infuriava la terribile epidemia che stava falcidiando la popolazione. Quella squadra lasciò la città per cercare un rimedio ma non fece più ritorno. Però, di tutto questo, ne sa sicuramente di più e meglio il Barone, che risiede nella sua fortezza nel parco. Se vogliono parlare con lui, anche se attraversare la città è pericoloso, possono guidarli senza problemi: come forse avranno capito, di giorno i contagiati non sono particolarmente attivi o pericolosi, basta non avventurarsi negli edifici abbandonati e si è relativamente al sicuro.
Intervista col Barone
Il tragitto tra il Condominio e la Baronia non è lungo ed in un paio d’ore il Team è in vista dei cancelli della residenza del fantomatico Barone: un residence – che un tempo doveva essere un comprensorio di lusso – in prossimità di un parco, il tutto recintato, murato e sorvegliato da guardie armate. Come nel caso del Condominio, anche qui gli spazi verdi sono stati convertiti, ove possibile, in orti, frutteti e giardini ma su una scala decisamente più vasta e numerosi braccianti tendono i campi.La residenza del Barone è un elegante loft, praticamente al centro del residence, che ha sopportato bene le ingiurie del tempo e della Caduta – è stato ben mantenuto e conservato – dotato di ampie vetrate e numerosi pannelli solari sul tetto; se non fosse per la devastazione che circonda il complesso e per i numerosi segni di danni ed usura mostrati da parti degli altri edifici e delle mura perimetrali, sembrerebbe quasi un normale residence pre-bellico del XXI secolo.
Anche in questo caso pare proprio che il Team non sia affatto sconosciuto e che anzi sia atteso, perché è lo stesso padrone di casa che si presenta per fare gli onori, facendo accomodare il Team mentre i loro accompagnatori vengono cortesemente (ma fermamente, su questo non c’è alcun dubbio) congedati dai tre guardaspalle del Barone.
Questi si presenta come William Doors IV, ultimo erede di una dinastia di facoltosi imprenditori e filantropi – ci tiene a sottolinearlo – che risale a molto prima della Caduta. Se interrogato su quale tipo di impresa gestisse la sua famiglia, William minimizzando afferma che il suo bisnonno era attivo nel campo della Information Technology e che anzi, il suo bisavolo era stato uno degli sponsor del Progetto (Morrow, ovviamente) anche se poi lui e Bruce Morrow avevano preso strade diverse, per questo è a conoscenza dell’esistenza del Progetto e dei suoi scopi.
Tra l’altro, come forse già sapranno, una ventina d’anni prima, un altra squadra del Progetto aveva preso contatto con le comunità residenti in città. Allora come ora, c’era un’emergenza sanitaria che affliggeva la città, che era di fatto stata messa in quarantena da tutte le altre comunità della regione.
Il terribile morbo non solo era estremamente virulento ma aveva nella maggior parte dei casi esito fatale o almeno così si credeva, fino alla comparsa dei primi… Revenant come presero a chiamarli gli abitanti del posto. Sia il precedente Barone – il padre di William – che il capo del Team Morrow determinarono che doveva trattarsi di una bio-arma sfuggita al controllo e che la fonte (e probabilmente, anche la soluzione) del problema doveva trovarsi nelle mani di un altro famoso magnate – ed un tempo amico personale di William Doors il Primo, il capostipite della famiglia: Stephen Works.
Tutti sapevano infatti che, negli anni immediatamente precedenti alla Caduta, l’impresa di Works – la Apricot, Inc.– aveva ottenuto lucrose commesse dall’esercito ed era divenuta un importante conglomerato specializzato in armamenti hi-tech di ogni genere. Nei suoi ultimi anni, Stephen Works era diventato una specie di recluso, si era trasferito in un vero e proprio maniero nobiliare, realizzato su suo espresso progetto ed il cui impianto originale si diceva fosse stato fatto trasferire – mattone per mattone – da qualche parte in Europa!
Si vociferava altresì che Works avesse trasferito una buona parte delle sue ricerche in un complesso ipogeo realizzato sotto la villa. Quando avvenne la Caduta, di Works e dei suoi esperimenti non si seppe più nulla. È però un dato di fatto che, di lì a poco, alcuni profughi, che si erano recati alla villa nella speranza di saccheggiarla, avevano fatto ritorno portando con sé e diffondendo la Peste Porporina, quindi è giocoforza pensare che siano stati contagiati durante il loro soggiorno nella villa e se tanto da tanto, conoscendo il soggetto, Works di sicuro doveva avere, nascosta da qualche parte, anche una cura per questa malattia.
Alla domanda se qualcuno abbia più tentato di avvicinarsi alla tenuta di Works, la risposta è sì, certamente ed a più riprese ma sono stati ben pochi quelli che sono tornati vivi e non a causa del morbo ma delle difese letali di cui è disseminato l’edificio, tuttora attive, nonostante siano passati decenni e questo perché, con ogni probabilità, nei sotterranei c’è ancora una fonte di energia attiva e apparentemente inesauribile.
Ad onor del vero, l’ultimo tentativo venne effettuato proprio dal Team che li ha preceduti e come ormai tutti sanno, nessuno della squadra è più tornato indietro.
Nota per il GM: se qualcuno si prende la briga di buttare un occhio in giro, si renderà conto che il Barone ed il suo entourage godono di un livello di tecnologia pressoché stato dell’arte, così come le guardie del corpo – onnipresenti anche se molto discrete – sono armate ed equipaggiate con materiale moderno, simile, se non più avanzato, di quello in uso presso il Team stesso.
Una volta analizzata la situazione, alla luce delle nuove conoscenze, il Team dovrebbe concordare sul fatto che – con ogni probabilità – la soluzione al problema che affligge la popolazione della città si trova proprio nella villa/fortezza di Stephen Works e che forse è il caso di andare a dare un’occhiata più da vicino.
Come stanno le cose in realtà?
Diciamo pure che quello che William Doors ha raccontato al Team è – eufemisticamente parlando – un puteolente cumulo di poo-poo. Per carità, l’epidemia letale è una minaccia reale e presente ma non è frutto di un… incidente di laboratorio, né di un contagio casuale. Si è trattato di un atto deliberato da parte della famiglia Doors, quando, circa una generazione prima, le sue angherie sulla popolazione locale e sulla regione circostante avevano dato vita ad una rivolta su larga scala.Quando le minacce e la potenza di fuoco degli scherani di William Doors II avevano fallito e il futuro sembrava assai cupo per il sedicente, novello autocrate della città – la dimora della casata era stata data alle fiamme e il loft attualmente occupato dal Barone, per quanto lussuoso, per carità, in confronto, non era che un pied-à-terre per i soggiorni saltuari in città – William fece la sua mossa e rilasciò sulla popolazione l’ultimo ritrovato bio-tecnologico, sviluppato nei laboratori di una delle consociate della MicroTech del vecchio Doors per il Dipartimento della Difesa e che non era stato accettato dalle autorità militari perché le probabili conseguenze sul lungo periodo erano state ritenute troppo pericolose e potenzialmente incontrollabili.
...e infatti…
L’effetto mutageno sulle vittime è un piccolo, insignificante effetto collaterale che colpisce una percentuale tutto sommato esigua delle vittime, dal momento che oltre il 75% dei contagiati muore, ma questo vuol dire che quasi 2 sopravvissuti su 3 hanno la probabilità di risvegliarsi come mutanti, completamente folli, incontrollabili e dalle… discutibili abitudini alimentari, per così dire.
Il virus – nome in codice D3R-NGD – combina le caratteristiche di una febbre emorragica – tipo Ebola o Marburg – con quelle di una meningite virale acuta ed uccide le sue vittime con una combinazione fatale dei sintomi di entrambe. In alcuni, sporadici casi – circa il 10% - si assiste ad una remissione spontanea della malattia ma il più delle volte l’esito è un coma irreversibile che conduce alla morte.
In realtà, è a questo stadio della malattia che avviene il contagio, per via aerea e per contatto. Il vero problema accade quando il coma non è irreversibile, perché in due casi su tre, la vittima risorge come un Revenant, mentre per il restante terzo subisce importanti danni neurologici ma non sviluppa ulteriormente la mutazione ed i comportamenti omicidi ad essa legati.
Il contagio iniziale avvenne mediante aerosol ovvero per iniezione diretta del patogeno nel sangue delle vittime.
Sia William Doors che i suoi più stretti e fedeli collaboratori si erano resi immuni dal patogeno con la somministrazione preventiva di un antidoto. Lo stesso antidoto, se combinato con un cocktail di farmaci retrovirali, somministrato ad una vittima già infettata, può portare alla guarigione completa in circa il 75% dei casi.
Il nuovo Barone – William Doors IV – mantiene ancora una congrua scorta sia del virus che dell’antidoto ma non è in grado di produrne altro: i tecnici di laboratorio che li hanno sviluppati sono ormai tutti morti da diversi lustri, così come le speciali attrezzature necessarie sono andate distrutte durante la Caduta.
Quando a suo dire qualche membro riottoso della comunità alza un po’ troppo la testa, casualmente questi – o più probabilmente, qualcuno dei suoi cari – si ‘ammala’ e l’equilibrio del terrore viene ripristinato. Per la stessa ragione, pur avendo tecnicamente i mezzi per fare piazza pulita degli squilibrati cannibali che infestano la città, William si guarda bene dal farlo, in quanto i mutanti sono un’eccellente arma di distrazione di massa, con cui tenere in riga la popolazione.
Un’altra cosa che il Team ignora, è che il Barone dispone di un congruo quantitativo di equipaggiamento avanzato, ‘liberato’ dal Progetto quando i loro sfortunati predecessori caddero nella trappola ordita da William Doors senior; questi costrinse i membri del Team ad assecondarlo dopo aver infettato alcuni di loro, dopodiché li ha sguinzagliati sul suo reale obiettivo di sempre – l’immenso tesoro tecnologico custodito nella villa di Stephen Works, da sempre acerrimo rivale dei Doors sin dai tempi del capostipite – mentre faceva razzia dei beni custoditi nella base del Team e di un paio di depositi segreti loro assegnati.Come vedremo in seguito, ha a disposizione – ben nascosto da occhi indiscreti – anche un veicolo blindato del Progetto, tuttora funzionante e completamente equipaggiato. Gli altri mezzi del Team sono andati distrutti durante l’incursione sulla Tenuta Works, come testimoniano i relitti, bruciati e sventrati, che si trovano ancora sui terreni della tenuta.
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